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Infolampo: Casa – violenza

residence-comune-di-roma1Casa: Cgil, politiche strutturali per affrontare emergenza
abitativa
Roma, 31 agosto – “I temi della casa e del welfare abitativo devono essere al centro dell’impegno di
Governo, Parlamento ed Enti locali. Manca una vera politica abitativa”. È quanto dichiara la segretaria
confederale della Cgil Gianna Fracassi.
Per la dirigente sindacale “i fatti di cronaca dei giorni scorsi sono solo la punta dell’iceberg di un
crescente disagio sociale, di cui quello abitativo è evidentemente componente fondamentale. Quanto sta
accadendo è la conseguenza dell’assenza di una vera politica abitativa, di una concreta programmazione
di strumenti e risorse, dell”inadeguatezza e della sporadicità degli interventi, della mancanza di una
visione strategica e di un governo centrale”. “Servono –
aggiunge – misure strutturali che riducano povertà,
disuguaglianze sociali, disoccupazione, precarizzazione del
mercato del lavoro, altrimenti andremo incontro ad una
situazione sociale potenzialmente esplosiva”.
“Per questo – prosegue Fracassi – riteniamo sia urgente un
‘Piano per l’emergenza‘ che abbia come presupposto un
reale monitoraggio del disagio abitativo nelle varie realtà
territoriali e che preveda un sostegno al reddito delle
famiglie, attraverso un fondo per l’affitto e per le morosità,
con dotazioni adeguate, e l’ampliamento dell’offerta
abitativa in affitto di edilizia residenziale sia pubblica che
sociale, con canoni commisurati ai redditi delle famiglie”.
Secondo la segretaria confederale “è necessario un
programma pluriennale di investimenti per nuovi alloggi di
edilizia pubblica, a partire dal pieno utilizzo dei fondi
ancora giacenti e, come già da noi proposto, un piano
pluriennale di edilizia sociale per rispondere ai bisogni della cosiddetta ‘fascia grigia’ della popolazione,
attraverso risorse derivanti dall’accantonamento di una quota percentuale degli stanziamenti destinati alle
‘grandi opere’”.
“In assenza dell’assunzione della drammaticità del problema, di una visione lungimirante, di un impegno
concreto a livello centrale e dell’attivazione a livello locale di accordi tra amministrazioni, associazioni
dei costruttori, sistema cooperativo e organizzazioni sindacali, il rischio concreto – conclude Fracassi – è
che il problema assuma rilevanza solo quando sfocia nel dramma per essere dimenticato il giorno
successivo”.
Leggi tutto: http://www.cgil.it/casa-cgil-politiche-strutturali-affrontare-emergenza-abitativa-2/
Pensioni, si lavora in vista della
legge di bilancio

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www.radioarticolo1.it
La violenza fisica e quella delle parole
Cronache e commenti sulla nerissima pagina di cronaca di Rimini testimoniano e
confermano la doppia vittimizzazione che subiscono troppo spesso le donne già bersaglio
di maltrattamenti e brutalità
di Silvia Garambois
Le parole non sono innocenti. E le parole della violenza possono essere feroci: possono
fare di una vittima una vittima due volte, in una sofferenza senza fine. Quasi quarant’anni
fa “Processo per stupro” documentò per la Rai come nei tribunali le donne da vittime si
trasformavano in imputate: venivano screditate, si scavava nella loro vita privata, da
accusatrici diventavano accusate per la condotta, per il vestiario, per le relazioni. Quel
documentario fu sconvolgente per tutti, sembrava un punto fermo da cui ripartire. Ma non
è mai davvero finita…
Uno stupro terribile sulla spiaggia di Rimini, una giovane violentata dal branco. Poche ore
dopo un “mediatore culturale” bolognese sui social scrive “lo stupro è peggio solo
all’inizio, poi la donna si calma come in un rapporto sessuale normale”. Una vertigine, un
incubo. Siamo ricaduti all’indietro, quando nei tribunali degli anni Settanta del secolo
scorso gli avvocati facevano teatro dicendo che “è impossibile inguainare la spada in un
fodero palpitante” (esempio che dall’800 rimbomba contro le donne violate). Una nuova,
feroce, violenza.
C’è qui da fare un inciso, perché la violenza verbale dei social messa tante volte sotto
accusa, in questa occasione si è infiammata al di là di ogni sopportazione; le richieste di
gogna, di espulsione, di brutalità, di violenza fisica su tutti i protagonisti di questa vicenda
è stata incivile, di un paese non civile. Ma qui il richiamo a questa nerissima pagina di
cronaca è solo perché rappresenta l’estremo esempio della doppia vittimizzazione che
subiscono troppo spesso le donne già vittime di violenza.
Basta infatti assai meno per aprire il baratro. Le interviste ai vicini di casa per i quali colui
che ha picchiato, o addirittura ucciso (cioè che è un violento, che è un assassino) “era tanto
un bravo ragazzo”; gli articoli di giornale in cui si scava nella storia di lei, che in qualche
modo se l’è cercata; i servizi dei tg in cui si “normalizza” la violenza, magari parlando di
amore, di passione… Purtroppo gli esempi sono tanti.
E sono tante le chiacchiere da bar, in cui le donne vittime di violenza vengono denigrate e
offese. No, le parole non sono innocenti. Possono far male, possono distruggere. E la
violenza contro le donne diventa un abisso senza fine.

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parole