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Infolampo: Terremoto – concorrenza

decreto-concorrenza-dopo-18-mesi-arriva-il-via-libera-del-senato_-il-testo-intanto-passa-al-senato-04-05-2017Terremoto: Cgil, Cisl, Uil, subito modifiche a

‘manovrina’

Roma, 19 maggio – CGIL, CISL e UIL con una lettera firmata dai Segretari Confederali – Gianna

Fracassi, Giovanni Luciano e Guglielmo Loy – e indirizzata alla Sottosegretaria alla Presidenza del

Consiglio Maria Elena Boschi, al Presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco

Boccia e ai componenti della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati , chiedono di modificare

alcuni interventi previsti nella cosiddetta manovrina sul tema della ricostruzione nelle aree colpite dal

sisma.

Le proposte di modica previste nel documento unitario inviato, riguardano in particolare: la restituzione

delle imposte e tasse sospese, gli interventi per gli ammortizzatori sociali, l’istituzione di una Zona

Economica Speciale.

In particolare per quanto riguarda la restituzione delle imposte

e tasse sospese (busta paga pesante), si chiede di far slittare

ancora più in avanti il nuovo termine del 16 febbraio 2018

fissato dalla manovrina, di estendere la rateizzazione ad

almeno 18 mesi e di valutare uno sconto sull’importo da

restituire.

Sugli ammortizzatori sociali, CGIL, CISL e UIL chiedono di

ampliare la platea e la dotazione degli interventi. Nello

specifico chiedono: risorse aggiuntive rispetto alle risorse

precedentemente stanziate, di estendere le domande per gli

ammortizzatori a tutto il 2017, di ricomprendere tra i

beneficiari anche le zone colpite dagli eventi eccezionali di

maltempo, di ridefinire gli strumenti in deroga rispetto

all’attuale legislazione in materia di ammortizzatori sociali,

anche attraverso il confronto con le parti sociali.

Fracassi, Luciano e Loy, sottolineano la necessità di una

ripresa nel più breve tempo possibile delle attività economiche nel territorio e perciò chiedono

l’istituzione di una Zona Economica Speciale al posto della Zona Franca Urbana. Ad avviso di CGIL,

CISL e UIL sarebbe necessario costituire un board della Zona Economica Speciale del cratere, composto

da rappresentanti di istituzioni centrali e locali, parti sociali, associazioni di rilievo e università, che abbia

il compito di individuare le possibilità di sviluppo delle zone, sul sentiero dell’innovazione nel rispetto

delle vocazioni del territorio.

In questo modo si incentiverebbe la nascita di una nuova coesione sociale, la creazione di un solido

tessuto industriale.

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Ci provano ancora: voucher

pure in agricoltura

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Concorrenza? Pagano i consumatori

Con il passaggio obbligato di 23 milioni di utenti al mercato libero dell’energia saranno le famiglie a

fare i conti con le nuove regole (e le nuove tariffe) che avvantaggiano potentati privati o semipubblici.

Protestano sindacati e associazioni di tutela

di Giorgio Frasca Polara

Ventitré milioni di utenti dell’energia elettrica e del gas sono sotto la spada di Damocle dell’approvazione

del disegno di legge sulla concorrenza che è all’esame del Parlamento: secondo i gravi orientamenti del

governo, ed in particolare del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, col giugno 2019

dovrebbe scomparire il cosiddetto “servizio di maggior tutela” dei prezzi e tutti i consumatori saranno

costretti ad adeguarsi al mercato libero. Che cosa significa, in soldoni? Una stangata per i consumatori e

un regalo colossale per quei tre, quattro big della produzione e del trasporto delle energie. Bastino due

cifre, fornite dalla Authority per l’energia: già oggi i clienti che hanno avuto la sfortuna (o sono stati

convinti con l’inganno) di passare al mercato libero si trovano a spendere di più di quelli rimasti nel

tutelato, tanto nel settore elettrico (+16,7%) quanto in quello del gas (+7,9%).

Le proteste dei consumatori e dei sindacati (in particolare della Cgil) non sono sin qui valse a nient’altro

che ad un rinvio di un anno (dal 2018, votato dalla Camera, al 2019 corretto dal Senato) della scomparsa

del mercato tutelato. Ma resta la prospettiva di un aumento consistente delle bollette per milioni e milioni

di clienti domestici, vittime di quella che Il Salvagente ha definito “la legge delle lobbies con la

deportazione” di ventitré milioni di utenti verso il mercato libero. In Senato l’allarme è stato lanciato dal

presidente della commissione Industria, Massimo Mucchetti, contestando la tesi liberista del ministro

Calenda, secondo il quale le tariffe caleranno con l’aumento della concorrenza, e così ripetono gli stessi

campioni del liberismo che – vedi caso – rifiutano ostinatamente, sotto pressione delle farmacie, anche

solo di considerare la possibilità di vendere e acquistare i farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie.

La Cgil capovolge la tesi di Calenda: “L’utente deve essere libero, oggi come domani, di scegliere in base

alle convenienze”, ha ribadito Antonio Filippi, responsabile delle politiche energetiche della

confederazione. “Sarebbero le famiglie a pagare il conto più salato”, ha aggiunto Filippi spiegando che

“oggi il mercato tutelato ha un margine di 20 euro l’anno, mentre quello per i clienti del mercato libero è

di 128 euro l’anno. Sei volte di più!”. Senza contare la disinvolta, spesso anche sfacciata, pubblicità in tv

e sui giornali dei big del mercato libero. Quei big nei cui confronti l’Authority per l’energia ha già emesso

tante, troppe condanne per un sistema di vendita di contratti che spesso rasenta il reato penale di raggiro e

di truffa: tipo i tanti contratti estorti con una semplice telefonata ad ingenue vecchiette. E allora: se già

oggi i big che avversano il servizio di maggior tutela non riescono a far concorrenza alle tariffe del

mercato tutelato, e sono parecchio più care, quale logica distorta suggerisce che senza il competitor di

Stato essi dovrebbero praticare prezzi più bassi?

Attenzione, ora: non è che il rinvio al giugno 2019 (cioè tra due anni) della scomparsa del servizio

tutelato sia più di un palliativo rispetto all’originaria pretesa di Calenda di fissare già all’anno prossimo la

festa degli speculatori. Si tratta di un modesto spostamento, nulla di più. E tuttavia esso dimostra che

forse ci sono ancora margini per bloccare il disegno del governo o quanto meno per ridurne ancora la

portata: la soppressione del mercato tutelato è infatti il nodo più difficile da sciogliere. Già, perché il

progetto di legge sulla concorrenza, approvato dalla Camera, in Senato ha subìto alcune correzioni (tra cui

appunto il rinvio dal 2018 al 2019 della scomparsa della maggior tutela) per cui dovrà tornare a

Montecitorio, in commissione prima e poi in assemblea, per la ratifica o la ulteriore correzione delle

modifiche. C’è dunque la possibilità di ridimensionare ancora le pretese delle lobbies dell’elettricità e del

gas.

Bisogna lottare, bisogna che anche le altre confederazioni sindacali e le organizzazioni dei consumatori

(esclusa Altroconsumo, che ha sposato la linea liberista di Calenda) agiscano più incisivamente a

sostegno dei 23 milioni di utenti. La partita è difficile – le forze politiche della maggioranza sono

schierate a sostegno del ministro – ma non è persa in partenza: bisogna che per primi gli utenti si rendano

conto che la futura scomparsa del mercato tutelato è un gravissimo errore che saranno loro stessi a pagare

a vantaggio dei potentati privati e semipubblici della distribuzione e della vendita di luce e gas. “Ad

orientare la scelta dei cittadini – ribadisce Filippi – deve essere sempre e solo la convenienza delle tariffe”.

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