M5s prove di suicidio assistito
“Siete invitati a una festa, che durerà due giorni. Non ci sono regole. Indossate ciò che volete, dite ciò che
pensate, cantate, ballate, pregate, ma non piangete davanti a me. Ok, una regola c’è”.
Betsy Davis
La frase su riportata è seria e tragica e si riferisce ad una storia seria, anche se affrontata in maniera
ammirabile dalla sfortunata protagonista, ma si può adattare anche alle vicende tragicomiche in cui si infila
il Movimento 5 Stelle. Una organizzazione, o partito che dir si voglia, porto cui dovrà approdare prima o poi,
animato da ideali bellissimi, ma governato a volte in maniera decisamente dilettantesca.
Già era parso imbarazzante la dichiarazione fatta da quel bravo, ma a volte poco lucido, Di Maio nel salotto
della Gruber in cui sperava nella nazionalizzazione di MPS. Sponda su cui il neo premier Gentiloni si è
tuffato mettendo 20 miliardi di euro a carico degli italiani, e contando che le sofferenze totali del sistema
bancario assommano a 99 miliardi, non sarà finita qui.
Ma la vicenda Ukip/Efdd vs. Alde è sconfinata nel grottesco, già era discutibile, pur se dichiarata obbligata,
la scelta di affiancarsi ai beceri soci di Farage, ma l’imbarco sulla nave di Verhofstadt è stato caratterizzato
da tante inadeguatezze comportamentali da consigliare corsi di relazioni internazionali a molti esponenti
pentastellati. Non è necessario ribadire che quando si va al voto, in questi casi, i giochi sono già fatti, Davide
Casaleggio e chi lo ha accompagnato nella trattativa avrebbe dovuto fare cose normalissime, andare ai vari
consessi dei partiti che fanno parte dell’Alde e mostrare toni e contenuti del Movimento. Sarebbe dovuto
arrivare al voto finale avendo già l’assenso delle parti, il voto finale doveva evidentemente essere solo il
suggello formale ad una trattativa sapientemente portata avanti.
Invece sono andate in onda le comiche, squilli di tromba e disorientamento della base per una improvvisa e
non annunciata votazione, approdo in aula Alde per entrare in un movimento liberale e democratico,
ritorno a Canossa/Farage con il capo cosparso di cenere e rinunciando oltretutto a vari incarichi per farsi
perdonare. C’è bisogno di dire altro?
Scuse non se ne sono viste, attacchi ad alcuni eletti che si sono tirati fuori, a torto o a ragione, da questo
marasma, minacce di escutere penali che si sa benissimo sono prive di qualsiasi base legale. Resta il fatto
che ogni volta che il Movimento pare sul punto di spiccare il salto definitivo e prendere le redini, qualcuno
in cima combina disastri che fanno perdere tempo e consenso, forse maggiore umiltà, consapevolezza, ed
anche preparazione non guasterebbero.
MAURIZIO DONINI