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Da Infolampo: Camusso – Stabilità

camusso003Camusso, l’intesa ancora non c’è, nessuno accetterà di pagare per smettere di lavorare

«Non è un accordo ma un verbale di sintesi», precisa Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, quando le si chiede la sua opinione su quella che è comunque una prima intesa con il governo sulle pensioni Camusso ha appena consegnato alla presidente della Camera, Laura Boldrini, le firme (un milione e duecentomila) a sostegno della Carta dei diritti, «nel giorno del nostro compleanno» (110, gli anni della Cgil, ndr), precisa ancora.

Camusso, qual è la differenza tra un accordo e un verbale di sintesi? Questione di linguaggio o questione di merito? «Semplicemente che in un verbale di sintesi ci sono i diversi punti di vista. E in quello che abbiamo sottoscritto ci sono le differenze: noi, per esempio, siamo contrari all’Ape, all’anticipo pensionistico con il prestito bancario.

Va bene, non potrà però negare che qualcosa tra i sindacati, e in particolare proprio la Cgil, e il governo sia cambiato? «Certo che è cambiato. Prima non voleva nemmeno vederci si negava addirittura la rappresentanza ora si confronta Sembra una nuova stagione, cominciata con il tavolo sul terremoto, con quello su Industria 4.0 e con le pensioni. Sono segnali con cui non si ignora più l’importanza e la funzione delle grandi associazioni di rappresentanza».

Insomma non parlerebbe più di una “torsione democratica” da parte del governo, come fece aprendo più di due anni fa il congresso della Cgil? «Si negava la funzione dei sindacati e il loro positivo ruolo per la coesione sociale, e il rischio c’era. Si prospettava una riduzione dello spazio democratico, perché la democrazia non si esprime solo attraverso il voto”.

Quel rischio non c’è più? «Direi di no. Questo non vuol dire che non ci sia più il vulnus. II Jobs act e i voucher sono ll a ricordarlo. L’unica cifra “più” che il governo può mettere nel suo bilancio è proprio quello sui voucher che continuano a crescere in modo esponenziale in tutti i settori producendo una precarietà e uni insicurezza mai vista prima. Comunque non si pub non riconoscere che per la prima volta non si tagliala previdenza».

Secondo lei è una mossa di Renzi in vista del referendum? I pensionati votano e sono pure tanti. «È un pensiero che può venire in mente, ma non ci credo. Non si può sottovalutare così l’intelligenza degli elettori. Ho letto anche che qualcuno pensa che così la Cgil cambierà idea sul referendum: si sbaglia. Mi pare piuttosto che il presidente del Consiglio abbia capito che non si può governare in solitudine».

Siete contrari anche alla cosiddetta “Ape sociale”, quella per i lavoratori che perdono il lavoro, o sono disabili e che possono andare così in pensione prima serma pagare nulla? «No, ma deve essere chiaro che non si tratta di uno strumento previdenziale. È un superammortizzatore sociale che serve ad

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Legge di Stabilità, le novità allo studio del governo

Palazzo Chigi: «Tre miliardi per investimenti e produttività». Nel pacchetto sgravi e super ammortamenti al 250% per l’innovazione. Impatto complessivo tra i 20 e i 25 miliardi. Apertura agli esodati.

Il volto delle legge di Stabilità 2017 prende lentamente forma.

Dopo l’accordo tra governo e sindacati sulle pensioni, arrivano le prime indiscrezioni sulle misure a sostegno degli investimenti e della produttività.

Secondo fonti di Palazzo Chigi, allo studio ci sarebbe un pacchetto di interventi del valore di circa tre miliardi di euro, concentrati tutti l’anno prossimo.

Nel pacchetto dovrebbero trovare spazio, in particolare, gli sgravi fiscali sulla produttività, la nuova Imposta sul reddito imprenditorale – l’Iri che Renzi ha promesso di fissare al 24%, come l’Ires – e la conferma dei superammortamenti, con l’allargamento al 250% per l’innovazione tecnologica, i cosiddetti iperammortamenti.

PADOAN: «INCENTIVI PER LAVORATORI E IMPRESE». «Incentivi fiscali per più salario ai lavoratori e più profitto alle imprese», ha spiegato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, viaggeranno di pari passo alle «risorse per le fasce deboli». L’Ape, l’allargamento della quattordicesima ai pensionati e il possibile rafforzamento del Fondo per la lotta alla povertà rientreranno in questo perimetro. In ogni caso, ha specificato il ministro, si tratterà di interventi selettivi e non elettorali.

UNA MANOVRA LIGHT. Dovendo rispettare le regole finanziarie europee, le risorse sono scarse e quella in arrivo ad ottobre potrebbe quindi rivelarsi una manovra light, come l’ha definita il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia. A tre settimane dalla data clou, fonti di governo fanno sapere che la partita tutt’altro che chiusa, ma che l’ordine di grandezza in cui dovrebbe muoversi è compreso al momento in una forchetta tra i 20 e i 25 miliardi di euro. Più della metà andranno a disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva, ma ci sono grandi poste da finanziare come il capitolo pensioni e il rinnovo del contratto degli statali.

ZANETTI: «NUOVO REGIME PER LE MICROIMPRESE». Il viceministo all’Economia, Enrico Zanetti, ha detto che a partire dal 2017 le micro imprese italiane potranno approfittare di un nuovo regime Iva, per cassa e non più per competenza. L’intervento interessa le imprese con fatturato fino a 400 mila euro nella fornitura servizi, e fino a 700 mila euro nella cessione dei beni. Le coperture non dovrebbero rappresentare un problema: «Il costo è contenuto e si limita al primo anno», ha puntualizzato Zanetti. Per il viceministro, il mix di novità della nuova manovra e «misure pianificate per tempo, come il taglio dell’Ires», porterà a «un’importantissima riduzione della pressione fiscale per il comparto produttivo».

AMMORTAMENTI AL 250% PER L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA. Zanetti ha confermato l’intenzione dell’esecutivo di riproporre anche nel 2017 i superammortamenti al 140%, ampliati fino al 250% per l’innovazione tecnologica.

RISORSE ANCHE DALLA RIEDIZIONE DELLA VOLUNTARY. Mentre da una riedizione della voluntary disclosure le casse dello Stato dovrebbero incassare circa 2 miliardi di euro. La seconda operazione di rientro dei capitali dovrebbe sostanzialmente ricalcare i termini della prima, con qualche aggiustamento per evitare i problemi emersi in corso d’opera e fare tesoro dell’esperienza. Gli incassi figurerebbero tra le coperture della prossima manovra, ma come voce una tantum solo per il 2017. La prima edizione della voluntary ha garantito un gettito aggiuntivo di circa 4 miliardi.

Il governo apre agli esodati

Il governo ha aperto anche a una nuova, ottava e ultima, salvaguardia per gli esodati. Lavoratori non più giovani, rimasti senza stipendio e senza pensione dopo l’entrata in vigore della manovra di fine 2011. La legge di Bilancio «tirerà le fila e senz’altro ci sarà un intervento che usa le risorse che ci sono per andare incontro a quelle platee», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, ai microfoni di Radio Anch’io.

E a stretto giro è arrivata la richiesta di Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera: «Per chiudere definitivamente il cerchio, noi pensiamo che occorra includere almeno altri 25 mila lavoratori». Un numero rivisto al ribasso rispetto alle prime stime, visto che in estate si parlava di un bacino di 30 o 35 mila persone.

I MARGINI A DISPOSIZIONE. Tutto parte dal fatto che il tiraggio delle salvaguardie è stato più basso del previsto e quindi sono avanzate risorse. Nannicini ha assicurato che non saranno dirottate su altri capitoli, mentre Damiano ha ricordato i margini a disposizione: «Il fondo ha stanziato complessivamente

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