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Renzi il vampiro

gpg02-Copy-253-Copy-CopyAl primo impatto non ci credi, valuti gli avvenimenti, le prese di posizione e infine devi ricrederti. Nell’arco di questi due anni di governo più volte è stata rivolta l’accusa al premier di essere al servizio dei poteri forti, banche, alta finanza, lobby politico-economiche, società concessionarie o costruttori di vari natura. Dapprima potevano sembrare delle coincidenze, provvedimenti decisi sull’onda dell’emergenza, per far fronte a situazioni di rischio o a salvaguardi di qualcuno. A guardar bene e a fare le pulci all’operato del governo, ma sul governo è necessario un approfondimento più avanti, si scopre un filo comune conduttore, che tutto lega e tutto spiega.

Si parte con le prime strombazzate del premier sulla semplificazione della Pubblica Amministrazione, la cancellazione delle Provincie e l’accorpamento dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti. Ebbene la semplificazione della Pubblica Amministrazione se tutto fila per il meglio ne vedremo gli effetti al termine dell’approvazione dei decreti delegati tra non meno di cinque anni. La cancellazione delle Provincie è risultata una mera modifica organizzativa con consigli composti da consiglieri e sindaci dei comuni del territorio senza una vera autentica sforbiciata ad un ente inutile, costoso, improduttivo. L’accorpamento dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti procede a rilento nonostante la legge imponga questo passaggio, ma dall’esecutivo per motivi politico-elettorali non arriva nessuna accelerazione, così come è stato per le provincie servono questi enti come cinghie di trasmissione del consenso elettorale e per la sistemazione dei trombati e dei professionisti della politica.

Venne poi il tempo del lavoro e il varo del salvifico Jobs Act. L’occupazione è cresciuta più in virtù della forte decontribuzione che degli effetti del Jobs Act, nonostante il premier contro tutte le statistiche si ostini ad affermare il contrario. Contemporaneamente il prode ministro poletti varava Garanzia Giovani. Il più grande flop del secolo. Una operazione affidata a centri dell’impiego impreparati o incompetenti, incapaci di incrociare domanda ed offerta, anche in relazione alle scarne relazioni con le aziende.

Intanto arrivavano periodiche bordate sulla diminuzione delle imposte. Vero è che il governo centrale non ha direttamente aumentato le imposte, lo ha fatto fare alle Regioni con l’aumento delle addizionali Irpef. Il governo centrale invece in uno sforzo di fantasia cancellava alcune decine di balzelli inutili e fastidiosi, ma si dimenticava di mandare in soffitta l’ottocentesca marca da bollo, le imposte di registro per i contratti di locazione ed una serie di balzelli residui, utili sempre e solo a lor signori ed ai loro sodali.

Arrivava dunque il tempo delle pensioni. Anche in questo caso l’improvvido Poletti si lanciava in previsioni riguardo una revisione della legge Fornero o in subordine una maggiore flessibilità in uscita. Qualcuno gli ricordava l’assenza di risorse, gran parte spese in mance elettorali, gli 80 euro alle famiglie monoreddito, i 500 euro ai diciottenni, gli 80 euro alle forze di polizia, senza contare le marchette inserite nella legge di stabilità, che hanno finito per far rinviare il tutto a tempi migliori. Intanto si profilavano nuove ipotesi, in assenza di una seria politica della spesa era necessario rimettere mano nelle tasche degli italiani ed in particolare dei pensionati, per cui se flessibilità in uscita dovrà esserci questa dovrà essere pagata con una penalizzazione dal lavoratore. Qui si palesa in tutta la su forza il Renzi vampiro.

Non pago, né domo, nell’ennesimo impeto di suprema sfacciataggine, per non dire di peggio, il nostro premier alla fine rilancia e dichiara che un giorno il Ponte sullo stretto si farà! Certo, mentre le strade e le ferrovie siciliane, ma non solo quelle di quella regione sono in stato comatoso, le città sono preda di ratti, immondizia e criminalità, vere emergenze nazionali, insieme alla disoccupazione, il nostro non trova di meglio che buttare dalla finestra un altro pacco di miliardi dopo quelli già spesi. Si, perché la vecchia società ponte dello Stretto ci è costata, a noi contribuenti oltre un miliardo di euro, alle quale vanno aggiunti i costi della transazione con l’impresa aggiudicataria, Salini in RTI, di oltre 700 milioni, stanziati dal governo Monti e oggi il premier vampiro vorrebbe ricominciare daccapo. In un Paese diverso dall’Italia certi soggetti, il premier, il Poletti, la Boschi più che in Parlamento o al governo sarebbero sottoposti ad un TSO.

Infatti come non parlare della compagine di governo, che compagine non è, dal momento che i ministri, tranne qualcuno contano meno di niente e quelli che provano a fare di testa loro vengono presto e bene smentiti. Così la Boschi può ergersi a figura di spicco di questo esecutivo, autrice dei provvedimenti più avversati e discutibili, dal decreto salvabanche, al provvedimento sui mutui con possibilità dopo diciotto mesi di prendersi l’immobile ed altre nefandezze del genere, come la non punibilità diretta degli amministratori delle banche fallite, tra le quali c’è purtroppo l’Etruria amministrata proprio dal papà consigliere, a sua insaputa, magari!

Ditemi voi cari lettori se questo è un esecutivo e una compagine come si suole definire, quando i provvedimenti vengono decisi in maniera estemporanea dal solo premier o dal suo più stretto giro di fedelissimi. Vi viene in mente il nome di qualche altro ministro, vice ministro o sottosegretario. Il premier vampiro, vampirizza tutti, decide da solo ed aspetta solo il prossimo appuntamento elettorale, sperando di uscirne vincitore, potrà fare a meno anche del piccolo cerchio magico che lo accompagna ed avrà finalmente mani libere per mettere in campo una vera politica economica di destra senza il disturbo, non dico delle opposizioni, ma neppure della sua maggioranza.

Ares