Diritti e doveri della politica – Renzi vs contratti
“Non lasceremo la cultura in ostaggio dei sindacati contro l’Italia.”
Matteo Renzi
Il nostro premier ci ha abituati ad esternazioni che corrono sul solco del suo predecessore e Satrapo di
Arcore, magari cambiano le parole, per il governo Berlusconi “con la cultura non ci si mangia” declamava il
Ministro Tremonti, per Renzi ci mangiano i lavoratori invece, a sbafo ovviamente. Il tutto era sull’onda delle
proteste per la chiusura del Colosseo, ma forse gli addetti si erano messi in malattia “diplomatica”?
Assolutamente no, nel pieno diritto del contratto e nei termini previsti era stata indetta un’assemblea,
forse inopportuna, ma legale ed a piena conoscenza di tutti. Con l’occasione giova rammentare che i
suddetti non ricevevano gli straordinari fatti da un anno e mezzo.
Questa non vuole certo essere una difesa di questi avvenimenti che sarebbero perlomeno da organizzare in
maniera da non incidere sul turismo, nemmeno dei sindacati che di colpe ne hanno tante, ma è bene che
ognuno si assuma le sue responsabilità a cominciare proprio dalla politica. Se un contratto prevede oneri e
doveri a carico degli assunti, altrettanto è dovuto che le prestazioni rese vengano pagate e nei termini
previsti, non dopo mesi o anni e nemmeno che i contratti vengano rinnovati dopo anni lasciando scoperti e
con retribuzioni mangiate dall’aumento del costo della vita i lavoratori.
Scaricare le colpe su statali e sindacati è un antico vezzo della politica, soprattutto da quando la triplice ed
affini hanno perso potere e rappresentatività, divide et impera è un motto sempre valido. Ci scandalizziamo
per una metropolitana chiusa a Roma il giorno di Natale, e giustamente, ma anche qui turni e chiusure sono
concordati dalla dirigenza che se politica non è, della politica ne è emanazione diretta, salvo poi piegarci ad
una inutile chiusura alle per tre giorni, due pesi due misure?
Tornando ai doveri della politica e non solo, secondo i dati Istat a marzo erano ben 7,3 milioni i lavoratori in
attesa del dovuto rinnovo del contratto, se ti aumentano i costi bancari o le accise basta una notte, per
concederti un aumento di stipendio di pochi euro (lordi) non bastano due anni. Il 59,6% della forza lavoro
ha il contratto scaduto, un lavoratore su due, con tempi di attesa di 23,7 mesi per i privati e 39,3 per gli
statali, con la scuola, la Buona Scuola del duo Renzi/Boschi, arrivato a toccare i 7 anni, la famosa crisi?
Parlando di cifre si tratta di un misero 1% per gli statali e di 1,5% per i privati, con poche eccezione tra le 40
categorie con il contratto scaduto, di cui 15 della P.A., la beffa è arrivata adesso con la Legge di Stabilità,
200 milioni per 3,2 milioni di lavoratori, un aumento medio di € 5 al mese, ogni commento è perfino
superfluo.
MAURIZIO DONINI