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Energia…. e lo scarso coraggio della politica!

referendum-trivelleNei giorni scorsi il governo Renzi, pressato da 6 quesiti referendari, proposte da 10 Regioni, tra l’altro a guida Pd, ha deciso lo stop alle ricerche e produzione di idrocarburi nel nostro paese. E’ la conferma, casomai ce ne fosse ancora bisogno dell’estrema inadeguatezza, dell’assenza di autorevolezza, della scarsa capacità di gestione delle istanze “localistiche e demagogiche della nostra classe politica, nessuno escluso.  Si è scelto l’indirizzo del non sviluppo, la marcia indietro senza vergogna, dopo i provvedimenti inseriti nello Sblocca Italia del 2014. Senza contare che già la Ministra Prestigiacomo aveva posto un limite alle ricerche di idrocarburi entro 22 chilometri dalla costa e tale era stato recepito dal decreto governativo. Indipendentemente dal pronunciamento della Coste Costituzionale, sull’ammissibilità dei referendum, il Pd al governo ha deciso di non decidere e di evitare grane con il Pd del territorio al governo nelle regioni interessate. Lo ha fatto senza tener conto del costo in termini di Pil di questa scelta, 3 punti con i prezzi attuali della bolletta petrolifera, ma fino a  5/6 se i prezzi dovessero impennarsi e ritornare intorno a quota 90$. Forse siamo migliori  di altri paesi che non sognano minimamente di fissare un limite alle ricerche di idrocarburi, migliori di Norvegia, scozia, Egitto, Kazachistan, mentre dipendiamo per il 90% dall’estero per il nostro fabbisogno energetico e continuiamo ad utilizzare come la maggior parte dei paesi al mondo fonti fossili, carbone, petrolio e gas. In minima parte da nucleare e rinnovabili. Purtroppo sul destino energetico e sullo sviluppo del paese si gioca una partita più complicata. I Governatori delle regioni interessate dai referendum hanno in animo di mandare un avviso al premier. Egli potrà anche cambiare il titolo V della Costituzione, potrà anche fare tutti i decreti che ritiene opportuni, ma se la Corte autorizza i referendum i Governatori porteranno a casa una sicura vittoria sul no agli idrocarburi e porranno le basi pe ridiscutere con il Governo il tema del riaccentramento dei poteri. Intanto dall’altra parte del mar Adriatico la Croazia gongola e si appresta a  trivellare e a estrarre anche il prodotto di nostra competenza grazie alle nuove tecnologie. Di fatto con questa partita l’interesse nazionale va a farsi benedire per far posto alla politica dei veti e dell’interdizione, con il fine ultimo di rendere più vulnerabile e accondiscendente l’esecutivo sui temi delle deleghe. I Governatori sono poco interessati alle ricadute economiche sul territorio, provenienti dalle royalties derivanti dall’estrazione di idrocarburi  a terra 10% e 7% dal mare, non sono neppure interessati alle ricadute economiche sull’indotto, trasporti, raffinazione, così come neppure si pongono il problema della dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero, tutti presi ad esaminare e prendere per buone le stime di chi, interessato assai, sminuisce le stime sulle riserve effettive dell’Italia. Qualcuno ha vinto la propria battaglia, questo solo conta per questi signori, non che l’abbia persa il Paese intero e i suoi cittadini contribuenti. Le priorità, per certa politica, sono sempre altre!

Ares