La lezione di Ernesto Rossi sulla questione Marino
Ci fosse ancora un intellettuale, un giornalista e un politico come Ernesto Rossi, 1897/1967, un “ribelle”, anticlericale, anticonformista, rigoroso e intransigente, avremmo letto un commento degno di questo nome sulle vicende di questi giorni. In particolare ci riferiamo a quanto sta accadendo nella capotale, intorno al Campidoglio con le dimissioni del Sindaco Marino. Senza voler entrare nel merito della vicenda, per molti aspetti tutta intrisa di conti e questioni da regolare all’interno del Pd, romano e nazionale, ci ha colpiti, non poco, la “ferma” presa di posizione della Chiesa sul la figura del Sindaco. Qualche giornale, senza vergogna ha titolato che “sarebbe stato il Papa a chiedere le dimissioni di marino”. Un fatto è certo, i due organi di stampa vaticani, l’Osservatore Romano e l’Avvenire, organo della Cei, hanno sprezzantemente titolato contro l’operato del Sindaco e alluso ad un paesaggio pieno di macerie per descrivere l’odierna capitale. Ora, in una Italia conformista, forse anche clericale, fumosamente curiale, dove le lobby cattoliche in parlamento sono perfettamente riconoscibili e individuabili pe rle loro posizioni oltranziste ultraconservatrici, non una voce si è levata a sindacare l’indiscussa interferenza di uno Stato straniero su vicende politico-amministrative, pur se riferite alla capitale d’Italia. Ci fosse ancora un Ernesto Rossi in circolazione e non la sua bruttissima copia, di nome Marco P., avrebbe sicuramente e decisamente ribadito come intollerabile la presa di posizione del Vaticano. Forse sarebbe bastato un Giovanni Spadolini, ma Rossi era solito affermare un concetto non lontano dall’odierna realtà: “la Chiesa cattolica è disposta a sopportare molte critiche sul piano dei principi da parte della cultura laica, mentre reagisce con ferocia quando si affrontano questioni di soldi”. Il Giubileo, i temi dell’accoglienza, il ruolo delle cooperative con riferimento diretto a Comunione e Liberazione, coinvolte in mafia Capitale, sono tutti nervi scoperti e questioni di business, sui quali la Chiesa, come sull’IMU, si batte come un leone per far valere le proprie posizioni, non certo riferite allo spirito! E’ passato mezzo secolo, dal Partito d’Azione, al Mondo di Pannunzio, al manifesto di Ventotene, da Salvemini, al Partito radicale e la cultura laica è sempre più liquidata con sufficienza, superficialità, forse anche un moto di fastidio, quando appare più conveniente e comodo accucciarsi sotto le stole di madre chiesa.
ARES