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Il rimedio peggiore del male

000assemblea dipendenti colosseoIl rimedio spesso è peggiore del male, non fa che evidenziare impotenza e l’assenza di capacità nel modificare la cultura dominante nella Pubblica Amministrazione. Parliamo ovviamente della decisione di equiparare i dipendenti dei Musei ai lavoratori della sanità, del trasporto pubblico, più in generale a quelli impegnati in pubblici servizi essenziali. Lo scopo evidente è quello di evitare nel futuro quanto accaduto ieri al Colosseo. Una assemblea convocata dal sindacato per discutere e rivendicare il salario accessorio ha lasciato turisti e visitatori per buona parte della mattinata fuori dai cancelli. Perché? E’ piuttosto semplice! Peccato che i nostri ministri, per primo quello della cultura Franceschini non se ne avveda. E’ solo e soltanto un problema di cultura! Potrebbe trovare la risposta il ministro ed il premier in una serie di saggi assai pregevoli, dove viene messa in evidenza la “differenza” che passa tra un lavoratore pubblico e un privato. Il tutto si traduce in una formula semplice, quanto difficile da risolvere. Il lavoratore pubblico per cultura è convinto di lavorare per qualcuno, che non sia lui stesso, in questo caso lo Stato, il privato, l’umile artigiano senza orario né tutele, è convinto di lavorare per se stesso, per la sua sopravvivenza o per il suo benessere. Il nodo è tutto qui! Non servono leggi speciali, decreti, precettazioni. Serve un cambio di cultura, così come non serve prendersela con il sindacato è esso stesso parte del gioco, convinto di avere sempre e comunque una controparte contro la quale lottare, mai decidere insieme, condividere e soprattutto guardare all’interesse generale e non al particolare. Fate pure un decreto per equiparare i dipendenti dei musei, ai tranvieri e ai medici, non risolverete il problema, acuirete la conflittualità, fino a quando non cambieranno culture e parametri di riferimento, Fino a quando i lavoratori, tutti, non si sentiranno parte di un progetto più ampio di rilancio del paese, che gioco forza passa proprio dalla maggiore valorizzazione dei nostri giacimenti culturali. Le risposte emotive ed “energice” non servono, denotano incertezza e confusione, merce già troppo diffusa nel Paese.

ARES