La de-culturizzazione non conosce stagioni!
“Il sole a picco illumina file di ombrelloni colorati uniti come in un rosario pagano, pescherecci troppo
sottocosta si mescolano a motoscafi d’altura sotto improbabili bandiere; bambini sovrappeso si ingozzano
di rifiuti sotto lo sguardo compiaciuto di matrone apprensive come critters liberati dentro un fast-food;
padri imbolsiti da mesi di divano si inventano sport incestuosi fondendo il nobile tennis con la sappia
popolina; in lontananza lo stridio tragico di un violino celebra la fine della società responsabile.”
Alla citazione riportata dovremmo doverosamente aggiungere l’affannosa ricerca di un segnale mobile
accettabile anche fuori dai maggiori centri urbani, perfino in località turistiche invidiate dal resto del mondo
basta uscire dalle spiagge più cool per vedere sparire le agognate barrette. E’ il risultato dei piani sulla
banda larga che i governi che si susseguono continuano a riempire di speranze e vuotare di finanziamenti.
Un giorno il governo rimanda i 4,6 miliardi destinati al 2016, il giorno seguente le Regioni minacciano di
spendere egualmente il loro 2 miliardi in conto, il terzo giorno, redivivo Lazzaro toscano, il nostro buon
premier annuncia un piano di investimenti da 12 miliardi, teatrale dimostrazione che l’annuncite non
conosce stagioni.
Ma una banda larga sempre così disponibile potrebbe servire alla crescita culturale come tanti presunti
esperti vagheggiano? I presunti esperti sono come i tuttologi degli anni ’80, non mancano mai!! Basta
sentire quante volte al risposta ad una domanda logica è: “Lo dicono tutti!!”. Dove questo tutti in realtà è
un magma mediatico composto da imbarazzanti post di Facebook assurti a verità intangibili sulla base
dell’assunto che più una notizia viene ripetuta, più la stessa acquista veridicità.
Abbiamo visto alcuni milioni di “presunti esperti” votare un referendum dove in due righe si condensavano
34 pagine di memorandum di macro-economia, le probabilità che uno solo degli amici greci che si sono
recati a votare si sia letto il documento in toto è inferiore alla possibilità di trovare una vergine
maggiorenne a Manhattan. Ovviamente miriadi di italici “presunti esperti” non hanno fatto mancare i loro
non richiesti pareri accompagnando il tutto con viaggi sulle spiagge elleniche.
Il definitivo funerale della cultura lo abbiamo avuto con la desolante vicenda Azzollini, senza entrare nel
merito politico, desta sicuramente sgomento sapere che non tutti i cittadini sono come recita la
Costituzione, “uguali davanti alla legge”, ci sono quelli uguali a prescindere e quelli che per essere uguali
hanno necessità del proprio personale assenso. Una vicenda già triste di per sé, che diventa persino
paradossale leggendo lo spregio di Renzi, “non siamo i notai dei magistrati di Trani”, particolare visione
della separazione dei poteri da parte del Presidente, per finire ai proclami giustificativi del capogruppo del
PD Lorenzo Guerini. In questo strano PD dove esce Civati ed entra Verdini, il dott. Guerini nasce
democristiano e diventa segretario del maggiore Partito della Sinistra (sinistra?). Il nostro in questione, in
merito alla decisione sul caso Azzollini, ha dichiarato di “avere visto le carte”. Ora sarebbe interessante
capire esattamente cosa questo voglia dire, si è letto tutti i faldoni? E se l’ha fatto la sua competenza con
una laurea in Scienze Politiche ed un passato da consulente assicurativo gli permette di vagliare e cassare le
decisioni dei magistrati?
E’ la nascita della non-cultura, la de-culturizzazione di un paese dove la tecnologia sta livellando al basso
l’intellighenzia e la fantasia, il genio e la sregolatezza, una deriva culturale che trova piena espressione nella
pochezza della classe politica dirigente.
MAURIZIO DONINI