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Jobs Act servirà a risolvere il problema occupazione?

000jobs actIl testo del Jobs act “è stato largamente condiviso anche con la minoranza Pd”. Così il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani risponde alle critiche della sinistra Pd sui decreti attuativi del Jobs act. “Mi fa piacere – aggiunge – che Ncd esulti per una riforma di sinistra”.

“Il jobs act è una riforma di sinistra. Mi fa piacere che Alfano dica bene di una riforma di sinistra. Vuol dire che siamo nella direzione giusta”, ha detto Debora Serracchiani che si dice “dispiaciuta per le banalizzazioni di Fassina”. “Questa riforma aumenta le tutele. Fassina – ribadisce a ‘L’intervista’ su Sky Tg 24 – era critico e lo resterà, ma deve rispondere al fatto che le imprese hanno aspettato questa riforma per assumere tanti giovani. Gli imprenditori non hanno più alibi per non assumere. Il testo della legge delega era diverso da quello passato in Cdm prima della direzione del Pd in cui è stato approvato l’ordine del giorno”. Detto questo, Serracchiani ammette: “sui licenziamenti collettivi non abbiamo dato ascolto alle indicazioni delle commissioni. Ma sono pareri consultivi e non vincolanti. Abbiamo ascoltato e il governo ha preso delle decisioni. Bisogna andare avanti con le riforme, devono andare tutte avanti”, conclude.

“Il Governo, tirando dritto sul Jobs act, ha esercitato una sua legittima facoltà, posto che il parere delle commissioni non era vincolante”. Così il partito di Scelta Civica, in una nota facendo riferimento alle parole di ieri della presidente della Camera, Laura Boldrini, definite “discutibili”.

La minoranza Dem non ci sta. E sul jobs act attacca senza se e senza ma Matteo Renzi colpevole di aver schiaffeggiato il Pd e di aver creato una gran brutta frattura con il Parlamento. Renzi ha voltato le spalle a quanto era stato deciso dalle Commissioni parlamentari, a quanto era stato votato all’unanimità dal gruppo Pd, tuonano Fassina, Cuperlo, D’Attorre. E non sono gli unici a riservare critiche al premier. Severa è infatti la posizione della presidente della Camera, Laura Boldrini che lamenta come il Governo abbia ignorato il Parlamento: bisognava considerare le Commissioni, avvertendo anche e soprattutto dei pericoli “dell’uomo solo al comando”. E se il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ribadisce che “chi ha voti va avanti”, anche la sinistradem ribadisce che andrà avanti, sull’Italicum ad esempio: “Ci batteremo per modificarlo”. Tuonano anche i sindacati: “Il governo ha deciso da solo ed ha deciso male”, dice Annamaria Furlan; la Cgil chiosa: “solo ammuina, così non si cambia verso”. Poco importa che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiega che “nel 2015 possiamo ‘regalare’ all’Italia 100-200mila occupati in più”. Quello vissuto dalla sinistradem è stato quasi più di un tradimento. “Un pericolo per la democrazia, del Paese e del partito, una deriva plebiscitaria della democrazia”, per dirla con Fassina. “L’odg votato dalla direzione nazionale del Pd è stato ignorato – spiega – le raccomandazioni ricevute dalle commissioni parlamentari sono state ignorate, pareri che sono stati votati all’unanimità dal gruppo Pd, maggioranza e minoranza. Questo è un vero e proprio schiaffo al gruppo parlamentare del Pd ed una frattura con il Parlamento. Mi chiedo quale sia il pluralismo interno al partito”. Per cosa, poi? “Per una propaganda – tuona ancora Fassina – per qualcosa che riporta l’Italia agli anni Cinquanta, una beffa per i precari ed un danno per i lavoratori”. “Altro che giornata storica, come dice il nostro presidente del Consiglio – carica Gianni Cuperlo – I lavoratori sentono di aver perso qualcosa della loro storia e della loro dignità”. E c’è poi Alfredo D’Attorre che parla di un prima – “quello delle promesse di Renzi, della cancellazione di tutte le forme di precariato” – e di un dopo, “quello dell’addio alle tutele”. Insomma, “questa è la dimostrazione che Renzi, quando può, ignora il consenso del Pd”, dice ancora D’Attorre. E questo essere messi nell’angolo, “ancora una volta”, dal premier e soprattutto dal loro segretario, alla sinistradem proprio non va giù. Critiche di metodo, dunque. Come quelle della Boldrini alle quali risponde a muso duro Debora Serracchiani: “Spiace che la Presidente della Camera che ricopre un ruolo terzo, di garanzia, si pronunci in questo modo sulle riforme portate avanti dal governo, sapendo bene che il parere delle Commissioni non é vincolante. Quanto all’uomo solo al comando, ricordo sommessamente che il Pd é una squadra di donne e di uomini, che portano avanti un lavoro di gruppo, uno sforzo comune, un’idea di futuro insieme”. Ma le critiche sono anche di merito. Per la Cisl, con il suo segretario generale, Annamaria Furlan, “manca la svolta”, ed è stato commesso un “gravissimo errore” sui licenziamenti collettivi. Certo, c’è un passo in avanti con il contratto a tutele crescenti ma è troppo limitato lo sfoltimento dei contratti. E il merito lo chiama in causa anche la sinistradem per la quale Renzi ha fatto passare la linea europea della flessibilizzazione e svalutazione del lavoro. Non a caso il pacato Cuperlo alla fine decide di rivolgersi proprio al ministro Poletti. “Noi non siamo tifosi del Feyenoord, noi non stiamo qui per sfasciare la Barcaccia – dice – Pensiamo che la sinistra possa dare una mano a fare la riforma del lavoro perché noi sappiamo bene cosa significa dignità del lavoro. Voi forse no”.

La realtà fuor di polemica politica è l’assenza dal 2017 dei fondi per gli ammortizzatori sociali e la stima di crescita del Pil nel 2020 allo 0,9%, sempre troppo poco per riassorbire disoccupazione e pagare quote importanti del debito pubblico.