RIORDINO PROVINCE, Ancora non ci SIAMO
Con la Circolare n° 1/2015 il Governo si cimenta nell’impresa di una lettura coordinata ed attuativa
della Legge 56 e dei commi specifici della Legge di Stabilità.
Il testo afferma che la legge 56 è la norma primaria che regola il complesso dei vari adempimenti
attuativi del processo di riordino delle funzioni oggi affidate alle Province. Lo è per quanto riguarda
il criterio per la ricollocazione del personale addetto che segue le funzioni riordinate; lo è per quanto
riguarda il trattamento economico del personale trasferito che è quello definito dalla Legge 56; lo è
per quanto riguarda il meccanismo che regola la mobilità per funzioni.
Ciò significa che i riferimenti contenuti nella legge di stabilità al DL 90/2014 (Decreto Madia)
riguardano la mobilità residuale, quella cioè che potrebbe avvenire se il processo di ricollocazione
del personale non si esaurisse con la mobilità verso le Regioni e gli enti locali. In sostanza si
applicherebbe alla mobilità “residuale” verso lo Stato e verso le altre amministrazioni. Viene
conseguentemente anche corretto il bando della mobilità emanato dal Ministro della Giustizia
affermando che la mobilità dalle province si fa “prescindendo dall’acquisizione al fondo per la mobilità
del 50% del trattamento economico del personale trasferito”.
Accanto a questi aspetti di maggiore chiarezza e praticabilità che necessitano comunque di verifiche
costanti, rimangono quelli negativi determinati dagli effetti prodotti dalla legge di stabilità.
La Legge di Stabilità infatti mette una pesante ipoteca sull’esito di questo complesso riordino
istituzionale:
• per quanto riguarda il taglio delle risorse finanziarie che rischia di ripercuotersi sulla
sostenibilità e sull’efficacia delle funzioni fondamentali e di quelle non fondamentali
oltre che sulla garanzia del reddito dei lavoratori coinvolti;
• per quanto riguarda la chiara e certa salvaguardia occupazionale ;
• per quanto riguarda la tenuta dei servizi che dovranno essere garantiti con continuità
dai “vecchi” e dai “nuovi” enti, senza creare possibili contrasti tra il finanziamento delle
spese per il personale e quello dei servizi.
Ribadiamo, inoltre, con forza che un vero sistema di relazioni sindacali deve accompagnare tutto il
processo sia a livello nazionale che a livello regionale e locale.
Il Tavolo Autonomie Locali costituitosi a seguito della sottoscrizione del “protocollo d’intesa” in data
25 novembre 2014 con la Regione Marche, l’ANCI e l’UPI deve assumere il ruolo di “cabina di regia”
che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati e dove poter svolgere un proficuo confronto
di merito, al di là delle sedi istituzionalmente previste. In forza di quanto espressamente previsto
dal “protocollo” vanno attivati subito i Tavoli Provinciali per la gestione delle ricadute sul
personale delle provincie.