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Cuoco nuovo, antiche ricette!

renzicuocoDa qualche settimana oramai è iniziato un dibattito serrato su cosa accadrà in autunno visti gli indicatori negativi della crescita, le scarse speranze di una ripresa economica e breve, i risultati deludenti della lotta all’evasione fiscale, l’immobilismo assoluto sul tema dei tagli alla spesa pubblica, l’assenza di iniziative per contenere il disavanzo pubblico che continua ad aumentare. Intanto alcuni ministri azzardano le prime ipotesi circa l’entità della manovra autunnale, a patto che si vogliano mantenere alcune “promesse” tipo gli 80 euro per tutti, occorrerà trovare tra i 15 e 20 miliardi di euro. In assenza di scelte coraggiose in ordine ai tagli appare ovvio scegliere le vecchie e consuete pratiche di mettere le mani nelle tasche degli italiani e se non si vorranno toccare le pensioni come ha affermato il premier, certo un prelievo dai conti correnti è sicuramente ipotizzabile. D’altro canto il lavoro pregevole svolto dal commissario alla spending rewiev non pare gradito al premier e la sua, anche parziale applicazione richiederebbe coraggio e sacrificio di qualche punto percentuale a livello elettorale. Azioni decise verso le Regioni, in particolare quelle a statuto speciale, come la Sicilia in perenne dissesto finanziario non pare siano all’orizzonte, la chiusura delle migliaia di municipalizzate in perdita non è nell’agenda del CdM, le priorità Renzi le individua sempre e comunque nella riforma elettorale, nella riforma della Giustizia e poco altro. Il cuoco a Palazzo Chigi è nuovo e sa ben comunicare, ma le ricette preparate sono vecchie e stantie, incapaci di far ripartire il Paese, inoltre c’è sempre al fondo una forte dose di supponenza e di fastidio verso le critiche e l’assenza di confronto è una costante. Che fare? Tre sarebbe le cose da fare subito senza nemmeno dormirci sopra una notte, lotta senza quartiere agli sprechi di comuni, Provincie e Regioni con l’avvio di pratiche di commissariamento e scioglimento degli Enti, riduzione della pressione fiscale accompagnata da una serie e coerente lotta all’evasione secondo  moderne tecniche investigative, sottraendola “all’arbitrio” dell’Agenzia delle entrate e di Equitalia che tanti e gravi danni hanno arrecato a questo Paese. Tre cose delle quali purtroppo il premier  non parla, non ha mai toccato il tema dell’evasione fiscale, non ha una ricetta, una, per far ripartire l’economia, se non quella di “prendersela” di volta in volta con i gufi o con l’Europa per la rigidità, ma pensare di ottenere una maggiore flessibilità dall’Europa non è certo il volano per far ripartire la nostra economia. In autunno, anzi già ora, molte aziende non riapriranno ed altre chiuderanno, con perdita di nuovi posti di lavoro, nuove precarietà, depressione, suicidi. Il premier pensa di combattere e contrastare tutto ciò con il solo ottimismo e con la crescita dell’autostima? Pensa davvero si possa far finta di niente difronte alle perdite economiche delle 44 farmacie comunali romane, difronte al turismo insensato e privo di risvolti positivi di assessori comunali e regionali nelle Americhe, in Asia o in Europa, pensa davvero il premier siano ancora utili le sedi di rappresentanza delle nostre regioni fuori dai confini nazionali o le migliaia di dipendenti, 30 mila forestali in Sicilia, sarà sufficiente vendere una quota di Rai Way o non sarebbe meglio disfarsi completamente del carrozzone, lasciandolo in mani private, agli inserzionisti pubblicitari, togliendo l’odioso canone, o infine la faraonica sede della regione Lombardia con tanto di eliporto? Dica il premier se sa e vuole affrontare questi nodi, altrimenti passi la palla alla Guardia di Finanza, ai Carabinieri o a uno stuolo di Pubblici Ministeri in grado di porre fine al Paese del bengodi.

ARES