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I lavoratori della Haemonetics scrivono al vescovo D’Ercole

0lavoratori hoemonetics I lavoratori e le lavoratrici del presidio della Haemonetics, multinazionale della gestione del sangue, che ha deciso di chiudere lo stabilimento di Ascoli Piceno con 186 licenziamenti hanno scritto una lettera la nuovo vescovo mons. Giovanni D’Ercole, chiedendogli un incontro, dopo l’ingresso del presule in diocesi il 10 maggio prossimo. “Siamo quelli del presidio – scrivono -, dopo 180 giorni, così oggi siamo chiamati e ci riconoscono ad Ascoli Piceno: donne e uomini, madri e padri di famiglia che non vogliono rassegnarsi a una fabbrica chiusa e a 186 nuovi disoccupati. Da giovani, come siamo, non abbiamo voluto farci saccheggiare la speranza, come papa Francesco ci esorta a fare, né abbiamo avuto paura ad andare controcorrente. Il lavoro è per noi dignità, futuro, famiglie, figli: non possiamo rinunciarci…”. “Tutto ciò che era possibile, necessario fare per difenderci nel mondo del reale, quello giuridico sindacale delle istituzioni lo abbiamo operato” ma – sottolineano – “anche il nostro è un cammino di Passione, sicuramente piccolo rispetto alle tragedie del mondo, ma per noi grande e decisivo”. Mons. D’Ercole viene dall’Aquila, “una città martoriata dalla natura e dagli uomini, che non riesce a risorgere per responsabilità di pezzi importanti di istituzioni”. Nel chiedere l’incontro i lavoratori del presidio, sanno che il presule “non ci potrà dare risposte e soluzioni concrete. Chiediamo però – concludono – attenzione e conforto di valori e parole di magistero della chiesa”.