PORTONOVO, BENE COMUNE
A quanto si legge a proposito di Portonovo, “l’affaire” ombrelloni dello stabilimento
Capannina continua a tenere banco. Come fosse l’argomento principale, l’unico. Non
c’è dubbio che la questione sia d’attualità soprattutto in ragione della stagione ormai
imminente. Credo però che Portonovo meriti di più: rientra, infatti, a pieno titolo tra quei
Beni Comuni da preservare e rendere pienamente disponibili per la collettività. C’è un
interesse che va oltre a quello legittimo degli anconetani e degli operatori. Si tratta di un
patrimonio senza eguali: una perla incastonata in uno splendido territorio da valorizzare
ancor più e adeguatamente. Invece, colpisce il disinteresse, il crescente degrado, e -al
solito- l’assenza d’interventi coerenti rispetto a un disegno complessivo.
Non si comprendono le ragioni per le quali il Consiglio Comunale non decida di
dedicare finalmente una sessione dei propri lavori all’argomento: occasione preziosa per
coinvolgere, assieme a tecnici e studiosi, tutte le Istituzioni in grado di concorrere a un
grande progetto di riqualificazione e d’intervento.
Gli argomenti non mancherebbero. Invece, al solito, siamo a Pasqua e tutto è in alto
mare.
Lunedì conosceremo l’esito del bando di gara per la gestione dell’area e dei
servizi. Un appalto annuale al minimo ribasso. Il rischio di un impatto inefficace sulle
problematiche è assai concreto Come si può pensare, con quest’arco temporale, a piani
d’investimenti e programmazione?
Torniamo al punto: rispetto alla marea di chiacchiere su progetti faraonici (che
non vedranno mai luce) per rivitalizzare la città, tra le carte da giocare, Portonovo
è sicuramente una risorsa disponibile, oltre che strategica. Unica. Eppure, alcuni
cambiamenti -già avvenuti- dovrebbero consigliare qualche riflessione. Si pensi a quanti –
testardamente- hanno creduto nella salvaguardia del “mosciolo selvatico”: un presidio la
cui valorizzazione ha certamente ripagato in termini di presenze sempre più rilevanti.
Ecco un fatto che deve suonare d’esempio.
L’area marina protetta, in questo senso, vale più di cento bandiere blu. Ovviamente,
senza carrozzoni, gestita dal Parco, in una sede naturale: l’area dei “mutilatini”, oggi
invece a serio rischio di privatizzazione. Una prospettiva che sa tanto di ritorno indietro, da
evitare assolutamente, con ogni mezzo!
Invece di far cassa con i pezzi migliori, forse un progetto di riqualificazione della
piazzetta, l’ingresso naturale, potrebbe portare anche risorse fresche. Così come
una rivalutazione della gestione del campeggio “la torre” -questa sì, affidata al miglior
offerente!- potrebbe tornare utile al nobile scopo.
Nessuno dimentichi l’altra meta turistica di grande interesse e rilievo, la chiesetta
romanica: un bene straordinario dello Stato, all’interno di una proprietà privata! Col
paradosso che quest’ultima, come in realtà avviene, decida orari di accesso, apertura
e chiusura del cancello… Infine, a proposito di accesso: questione auto e parcheggi “a
monte”, servizi di trasporto pubblico efficienti -risolvendo l’affollamento degli autobus con
linee di transito anche da aree limitrofe, problema “frane” -da non sottovalutare!- sia lungo
la strada che in spiaggia (in particolare la messa in sicurezza della zona verso Mezzavalle
consentirebbe un passaggio pedonale in uno scenario davvero fantastico!), sicurezza
antincendio, passaggi d’emergenza, molo da rivedere -ostacolo al ripascimento naturale
della baia. Insomma, ce ne sarebbe per tutti, con il Comune a fare da indispensabile punto
di riferimento nella definizione di un progetto organico, sollecitando il contributo di quanti, a
cominciare dall’Università, possono suggerire idee valide e proposte sostenibili.
Il Comune, dunque; il consiglio comunale in particolare deve tornare ad assumere
un ruolo centrale sottraendolo a quanti, anche in modo improprio, in alcuni casi hanno
surrogato la carenza di una seria iniziativa. A questo proposito verrebbe da chiedere
cos’altro si attende per sbloccare l’area del campeggio “Adriatico”, dopo anni ancora sotto
sequestro. Rischio inquinamento prove? Non saranno mancati rilievi di ogni genere…
Adesso è tempo che l’azione della giustizia rilevi eventuali responsabilità e abusi, ma si
restituisca al più presto quell’area alle autonome decisioni dell’istituzione cittadina.
Andrea Raschia
FP CGIL Ancona