Home

Renzi e l’agenda strappata

05burocraziaEra prevedibile! Dopo una selva di annunci, dopo l’avvio in quarta del processo di approvazione della nuova legge elettorale frenata sulla dirittura d’arrivo dalle solite rivendicazioni protezionistiche delle lobby, delle specie protette e dalle parità di genere. Così tutto è rimandato a mercoledì quando dovrebbero vedere la luce in contemporanea job act, piano casa, riduzione del cuneo fiscale, tagli all’IRAP o all’IRPEF. Purtroppo già in queste ore iniziano i distinguo e la lista delle priorità. Per alcuni occorre pensare prima di tutto alla riduzione delle imposte, ma anche su questo le scuole di pensiero sono due, alcuni vogliono la riduzione per le imprese, altri  preferiscono benefici per i cittadini. Al centro il premier ha pensato bene in anticipo di cercare il denaro per fare almeno alcune di queste cose, così ha tentato in Europa di far passare l’idea di utilizzare i fondi strutturali, ricevendo un deciso diniego da parte dei partner europei. Sulla fascia il ministro Poletti ha messo le mani avanti parlando di tempi più lunghi per avviare un piano di riduzione della disoccupazione. In porta Padoan tace e studia i numeri che non promettono nulla di buono. Gli italiani tassati al 45%, le imprese al 60%, le rendite finanziarie tassate al 20%, dove trovare i soldi per far uscire il Paese dalla recessione, con l’evasione e l’elusione sempre attiva, l’esportazione  dei capitali oramai consolidata nell’acquisto di immobili all’estero, l’economia ferma per l’assenza di credito alle imprese e le famiglie stremate? Renzi è costretto a strappare l’agenda, aveva promesso provvedimenti certi contro la burocrazia, tagli alle spese, abolizione degli enti inutili, cancellazione delle Provincie, del Senato, delle Camere di Commercio, molti rinvii, compromessi certi come per la legge elettorale valida se va bene solo per la Camera dei deputati. Di fatto Renzi  si avvia a camminare molto vicino alla palude, restano è vero molte buone intenzioni, ma la politica, che Renzi dovrebbe conoscere non può o non vuole cambiare se stessa e il Paese. Il Premier è atteso ad alcune prove significative, dove ha la necessità di affermare con chiarezza e trasparenza, mettere a frutto il lavoro del commissario alla spending review Cottarelli, cancellare sul serio e definitivamente gli enti inutili, mettere un punto sulla semplificazione amministrativa e burocratica, evitando fumose e virtuali riduzioni delle imposte che si ritorcerebbero contro i cittadini onesti.

ARES