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Il vangelo secondo Matteo

0vangeloRapidità, spregiudicatezza, semplificazione, sfida, rottura degli schemi, è un po’ questo il vangelo secondo Matteo. O almeno lo era fino a ieri, fino a quando non ha iniziato ad immergersi nella palude romana. Non ancora incaricato premier ha avviato consultazioni informali nella sua capitale, Firenze, e già questo la dice lunga sulla sua filosofia. Terminate le consultazioni al Quirinale il premier in pectore non ancora incaricato, ma molto nominato ha dovuto prendere atto di alcuni sensibili distinguo. Non aveva fatto i conti il Matteo con le fasi, i passaggi, le reazioni della vecchia politica, degli alleati, ma anche competitori elettorali e degli avversari, tanti, alla sua smisurata ambizione. Rapido Matteo ha dovuto saltare alcune fasi, fondamentali. Arrivare a Palazzo Chigi senza prima aver fatto alcune riforme fondamentali lo mette a rischio di grandi debolezze nella fase operativa del suo probabile esecutivo. Non aver rotto la cappa asfissiante della burocrazia, del fasciame politico e chissà che altro dei grand commis di Stato legati alla burocrazia, alle lobby, alle correnti di partito e a chissà cos’altro, lo espone a condizionamenti e rallentamenti poco consoni al vangelo secondo Matteo. Ne ha preso atto con rammarico da subito e da subito ha razionalizzato le difficoltà, tante e ancora non tutte palesate di un passaggio rapido ma non certo indolore, che consentirà a quanti vorranno di lavorarlo ai fianchi e fargli perdere l’aura di cui è riuscito a circondarsi in questo ultimo anno e mezzo. Potrebbe in teoria imporre un suo schema di gioco, a patto di poter mettere rapidamente in campo una squadra capace e coesa, approvare tre provvedimenti, tre, in grado di capovolgere le regole, nel lavoro, nell’economia e sul fisco, ma resta il nodo semplificazione e taglio delle unghie della burocrazia parassitaria. Dovrà farlo in fretta e senza tentennamenti, altrimenti la palude lo inghiottirà in maniera inesorabile.

ARES