Ravvedimento operoso ora conviene
Dal 1° gennaio il tasso d’interesse sceso dal 2,5 all’1%
Con la crisi di liquidità e di redditi che affanna tanti italiani, sono in molti a non essere riusciti a soddisfare le richieste del fisco nazionale o locale. Ma per evitare guai più grossi, quando si può è bene sfruttare la chance del ravvedimento operoso che, dal primo gennaio, è diventato ancora più appetibile.
Ravvedersi conviene
Per chi abbia saltato un versamento, il ravvedimento operoso rappresenta sempre una buona opportunità, consentendo di ridurre le sanzioni del fisco: ripassiamo dunque le regole da seguire. Gli omessi, tardivi, o insufficienti versamenti delle imposte risultanti dalle dichiarazioni dei redditi possono essere sanati con modica spesa da parte dei contribuenti. La sanzione ordinaria prevista in questi casi è del 30%, (ma si riduce notevolmente per chi paga prima della ricezione dell’avviso). Per le violazioni sanate dal ravvedimento operoso, invece, la sanzione ridotta è pari al 3% se il versamento viene effettuato entro 30 giorni dalla scadenza, oppure al 3,75% se si paga entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è commessa la violazione. Affinché il ravvedimento operoso sia valido è necessario pagare l’imposta, unitamente alla sanzione ridotta e agli interessi legali maturati per ogni giorno di ritardo. Pertanto, se non si versano tutti gli importi dovuti, a titolo di imposta, sanzioni ed interessi entro il termine previsto, il ravvedimento non si perfeziona, con la conseguenza che resta applicabile la sanzione piena del 30%. Altra condizione è che la violazione commessa, e cioè il tardivo o mancato pagamento, non sia stata già constatata e, comunque, non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento riguardanti i tributi o i periodi interessati.