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Impossibile fare di peggio!

peggioPur nella consapevolezza di una crisi difficilissima, di una coperta corta e a tratti piena di buchi, pare difficile immaginare un percorso peggiore di quello intrapreso dall’esecutivo, dove pure sono presenti personalità e capacità di profilo notevole. Sono tre a nostro parere le scelte più improvvisate e meno razionali intraprese dal governo, con la complicità non certo disinteressata di certa burocrazia ministeriale che attraverso queste manovre tenta di mantenere un ruolo e giocare ad una potenziale interdizione contro le indicazioni di politica economica. La prima riguarda nel suo complesso la legge di stabilità, poteva essere una occasione più unica che rara per produrre una effettiva inversione di tendenza, mentre l’impianto complessivo risente delle logiche del passato e non sono nemmeno stati eliminati i mille rivoli di spesa clientelare inseriti in forza delle centinaia di emendamenti dalla voracità dei nostri parlamentari in favore del loro territorio e dei loro elettori. Il secondo caso di macroscopica improvvisazione e di grande sfoggio di fantasia è la vicenda IMU. Meglio sarebbe stato lasciare le cose come stavano e pensare unicamente ad una rimodulazione dell’IMU stessa invece di avviarsi su un terreno denso di insidie, dove oltre alla grande fantasia di questi mesi per gli acronimi delle nuove tasse sulla casa si è riusciti a fare poco e male, con la beffa finale della IUC che sarà pagata su almeno 10milioni di immobili. I comuni, le vere vittime di tanta faciloneria e clientelismo, alimentato da uno scontro politico strumentale tra tassatori e detassatori, dovranno come al solito tosare i cittadini con l’aumento delle addizionali o le tasse sui servizi, così che ogni ipotetico beneficio scompare di fronte al pressapochismo e all’assenza di risorse dell’esecutivo. Scompare una parte dell’IMU, entra in vigore la IUC, ma aumentano le accise sui carburanti e gli acconti si fanno più salati. La terza questione per la verità è la più complessa e drammatica scelta del ministero del Tesoro alla disperata ricerca di fondi per saziare gli appetiti dei partiti. La Banca d’Italia rivaluta le sue quote e si trasforma in public company, le quote dei soci non potranno superare il 5% e i soci stessi potranno essere soggetti economici dell’ambito UE. Ora passi la necessità disperata di fare cassa, passi la volontà di privatizzare e di chiamare i giorni pari e i giorni dispari della settimana la CDP a mettere risorse nelle aziende da privatizzare, visto che di imprenditori, patrioti, dotati di risorse effettive non ce sono in giro e gli ultimi non se la passano molto bene, ma qual è la ratio effettiva di una operazione che rischia di spostare il possesso della Banca Centrale fuori dal Paese? E’ vero le quote non possono superare il 5% ma è sufficiente un concerto anche non manifesto tra 10 banche o assicurazioni franco/tedesche perché la frittata sia fatta. E’ questo che ci aspettavamo e ci aveva prospettato il premier Letta nel discorso di insediamento? E cosa dobbiamo attenderci nei prossimi mesi, se queste sono solo le premesse di un buon governo nel quale si riconosce una bella salsa DC, ma la Dc non si era mai spinta  atanto.

ARES