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8 MARZO 2013: RIPARTIRE DAL LAVORO E DIRE NO ALLA VIOLENZA

La crisi che perdura ormai da cinque anni ha colpito le donne pesantemente sia in termini occupazionali sia in termini di tagli ai servizi a causa delle politiche di austerità perpetrate finora.

Il prezzo che le donne hanno pagato è drammaticamente alto: oltre 5.000 lavoratrici licenziate e iscritte nelle liste di mobilità nelle Marche nel 2012 che porta a quota 37.000 il numero delle donne marchigiane inutilmente in cerca di lavoro con un tasso di disoccupazione che raggiunge il record dell’11,9%, mai toccato finora.

Donne alle prese con un lavoro che non c’è o, se c’è, è un cattivo lavoro, precario, discontinuo, instabile, incerto e sottopagato cui a volte, purtroppo, con una rassegnazione e uno scoraggiamento ancora più preoccupanti dell’indignazione, è preferibile rinunciare in partenza, depotenziando se stesse e la comunità.

I dati sono preoccupanti e obbligano tutti, anche nella nostra regione, a mettere il tema del lavoro al centro dell’attenzione. Proprio per questo, occorre dare presto un nuovo Governo al Paese con senso di responsabilità e interpretando la voglia di cambiamento espressa dal voto.

Un voto che ha garantito in Parlamento la più alta presenza femminile nella storia della Repubblica e che rappresenta un importante passo avanti sul piano della democrazia paritaria. Ma è necessario che anche le donne elette si facciano interpeti concrete del disagio e dei bisogni delle persone, donne e uomini, in questo drammatico momento di crisi e di incertezza; solo rappresentando le nuove istanze si possono liberare quelle energie positive che portino a un autentico cambiamento in direzione di una società più equa, più inclusiva, più dinamica.

Soprattutto, proprio per l’incertezza e le difficoltà in cui ci troviamo è necessario riportare l’attenzione sulla centralità delle donne nel lavoro e nella società, perché non può esserci ripresa e sviluppo senza l’apporto e la cultura delle donne, senza la valorizzazione delle loro competenze, del loro potenziale e dei loro meriti.

Occorre ribadire che il lavoro, la realizzazione, le pari opportunità delle donne, un adeguato sistema di servizi di cura sono condizioni indispensabili per uscire dalla crisi e garantire condizioni di benessere sociale per tutti, donne e uomini.

Ricordiamo che la conciliazione non è un lusso, una concessione o una rivendicazione astratta ma una proposta “erga omnes”, valida per tutti, perché tutti possono coglierne le implicazioni, i benefici e i vantaggi. Contrattare la conciliazione a livello territoriale e aziendale significa contribuire alla formazione del valore d’impresa, accrescere la produttività attraverso la soddisfazione dei lavoratori e delle lavoratrici, promuovere, in ultima analisi, lo sviluppo del territorio e il benessere dei cittadini.

L’8 marzo deve essere anche un’occasione per noi per ribadire il nostro impegno contro la violenza sulle donne, in allarmante crescita nel nostro Paese e che nel 2012 in Italia ha causato la morte a 120 donne; un dramma che deve essere, ogni giorno, all’evidenza di tutti.

Violenza fisica e violenza psicologica, violenza che si consuma nelle mura domestiche e purtroppo anche nei luoghi di lavoro, come conferma anche la cronaca di questi giorni.

Proprio ieri una tragedia inaccettabile ha colpito in Umbria due lavoratrici, Margherita e Daniela, vittime di un gesto di follia: a loro e alle loro famiglie va il nostro pensiero in questa giornata delle donne e del lavoro.

E allora, questo 8 marzo, ripartiamo dal lavoro e diciamo NO alla violenza sulle donne.