Cresce l’occupazione femminile, aumenta l’inattività tra gli under 35
Un quadro contrastante del mercato del lavoro italiano: miglioramenti per le donne, ma preoccupazioni
per i giovani. Negli ultimi anni, il mercato del lavoro italiano ha registrato tendenze divergenti: da un lato,
si osserva una crescita significativa dell’occupazione femminile, dall’altro, aumenta il numero di giovani
under 35 che non studiano e non lavorano (i cosiddetti NEET). Questo fenomeno riflette dinamiche
socioeconomiche complesse e solleva interrogativi sulle politiche attive per il lavoro e sul sistema di
welfare. Secondo gli ultimi dati Istat, il numero di occupati in Italia ha raggiunto i 24,3 milioni, con un
incremento di 567mila unità rispetto all’anno precedente. Un trend positivo che ha visto un particolare
miglioramento per le donne, grazie a politiche di incentivazione e una maggiore stabilità nei contratti di
lavoro. Tuttavia, nonostante questa crescita, il divario occupazionale di genere rimane significativo rispetto
alla media europea
Secondo i dati più recenti dell’Istat e di Eurostat, l’Italia ha fatto passi avanti nella partecipazione delle
donne al mercato del lavoro. Tra il 2022 e il 2024, il tasso di occupazione femminile è aumentato,
avvicinandosi alla media europea. Tra i fattori che hanno contribuito a questo trend: troviamo le misure di
sostegno alla genitorialità, come congedi parentali più estesi e incentivi per l’assunzione di donne con figli;
l’espansione dello smart working, che ha reso più conciliabile vita professionale e familiare; gli investimenti
in settori a prevalenza femminile, come istruzione, sanità e servizi. Nonostante questi progressi,
permangono disparità salariali e una sottorappresentazione delle donne nei ruoli dirigenziali. Inoltre, il
carico del lavoro domestico e di cura continua a ricadere prevalentemente sulle donne, limitandone le
opportunità di carriera.
Parallelamente, preoccupa l’aumento del tasso di inattività tra i giovani sotto i 35 anni, la situazione per gli
under 35 è ben diversa. Il numero di giovani occupati tra i 25 e i 34 anni è diminuito di 10mila unità rispetto
all’anno precedente, con un calo più marcato tra gennaio e febbraio. Inoltre, il tasso di inattività giovanile è
aumentato, con sempre più giovani che rinunciano a cercare lavoro. Secondo le rilevazioni, oltre il 20% dei
giovani italiani rientra nella categoria NEET (Not in Education, Employment, or Training), uno dei tassi più
alti in Europa. Le cause sono molteplici: scarsa corrispondenza tra formazione e domanda del mercato, con
molti laureati che faticano a trovare impiego nel proprio settore; il lavoro precario e sottopagato, che
scoraggia l’ingresso nel mondo del lavoro; la mancanza di politiche efficaci di orientamento e inserimento
professionale. La situazione è aggravata dal divario Nord-Sud: nelle regioni meridionali, la disoccupazione
giovanile supera spesso il 30%, mentre al Nord le opportunità sono maggiori, ma spesso riservate a chi ha
competenze specialistiche.
Per consolidare i progressi nell’occupazione femminile e ridurre l’inattività giovanile, servono interventi
strutturali: rafforzare i servizi per l’infanzia per alleggerire il carico di cura sulle donne; incentivare
l’imprenditoria giovanile attraverso fondi e agevolazioni fiscali; potenziare i programmi di formazione
professionale in linea con le esigenze delle aziende; estendere il reddito di inclusione con percorsi di
riqualificazione per i NEET. Il quadro attuale mostra che, nonostante alcuni miglioramenti, persistono
squilibri profondi. Senza un’azione coordinata tra governo, imprese e istituzioni formative, il rischio è che
una generazione di giovani rimanga ai margini del mercato del lavoro, mentre il potenziale delle donne non
venga pienamente valorizzato. Il futuro del lavoro in Italia dipenderà dalla capacità di coniugare crescita
economica e equità sociale.
Per affrontare questa situazione, gli esperti suggeriscono di potenziare i percorsi di formazione e
inserimento lavorativo, migliorando il raccordo tra scuola e impiego. Investire in politiche attive per i
giovani e incentivare la stabilità contrattuale potrebbe essere la chiave per invertire la tendenza e garantire
un futuro più solido alle nuove generazioni. L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: sostenere la
crescita dell’occupazione femminile e, al contempo, trovare soluzioni efficaci per ridurre l’inattività
giovanile. Solo attraverso interventi mirati e una strategia di lungo termine sarà possibile garantire un
mercato del lavoro più equo e inclusivo.
Francesco Seghezzi, Presidente ADAPT, spiega: “Abbiamo un problema con l'occupazione giovanile, ma
non ne parliamo. Negli ultimi 12 mesi nella fascia 25-34 anni gli occupati sono diminuititi di -38 mila unità e
gli inattivi sono aumentati di 154 mila unità; e non è solo un tema demografico. Il tasso di occupazione cala
di 1,1 punti. Quello di inattività cresce di 2,3 punti.”.
MAURIZIO DONINI