Da Infolampo: Immigrati – Equitalia
Immigrati e riforma costituzionale:
altre ragioni per un «no»
Per lo sviluppo delle politiche di accoglienza non è sicuramente un bene quando l’obiettivo del sistema
democratico si rivela esclusivamente quello di garantire la governabilità, mentre la partecipazione
finisce per essere considerata un ostacolo
di Selly Kane
Il diritto di migrare inteso anche come diritto a “entrare”, convivere, partecipare (oltre che essere diritto a
“uscire”), ha bisogno in primo luogo di un modello di democrazia e di strutture di potere che facilitino i
collegamenti tra lo Stato, i suoi apparati e la società civile. Per lo
sviluppo delle politiche di accoglienza, di inclusione, non è
sicuramente un bene quando l’obiettivo del sistema democratico si
rivela esclusivamente quello di garantire la governabilità, la
stabilità e – in questo contesto – la partecipazione finisce per
essere considerata un ostacolo al funzionamento degli stessi
apparati.
Anche le politiche finalizzate a offrire un rifugio o semplici
occasioni di collocazione con un lavoro e una nuova vita vengono
penalizzate da un modello di democrazia come quello che si vuole
realizzare con la riforma costituzionale. È una questione di qualità
della democrazia. Le migrazioni sono indiscutibilmente un fatto
strutturale e non straordinario e, perciò, la questione delle
mutazioni delle società va affrontata con questa consapevolezza.
Tuttavia, le istituzioni continuano a ignorare questo dato, e si
continua ad affrontare il tema in maniera emergenziale, con un
approccio securitario, dove ai cittadini immigrati vengono
sistematicamente negati diritti e cittadinanza; ne è una dimostrazione il vuoto legislativo per quanto
riguarda il diritto al voto, nonché il diritto all’acquisizione della cittadinanza, che interessano milioni di
persone straniere che vivono stabilmente in questo Paese.
I modelli di insediamento vanno ridisegnati, anche tenendo conto delle mutazioni che discendono dal dato
strutturale delle migrazioni di donne e uomini. Per farlo servono alti livelli di partecipazione e non
l’esasperata centralizzazione degli apparati e dei poteri, come previsto sempre dal disegno di riforma in
questione. E come già avviene per le problematiche dei conflitti e dei contenziosi tra Stato e sistema delle
autonomie locali. Il caso della sanità, a questo proposito, è tra i più emblematici, visto che già oggi molte
delle decisioni di spesa in questo comparto vengono prese dal ministero dell’Economia, prima ancora che
da quello della Salute, e non al contrario dalle Regioni, che di fatto sono già esecutrici di linee decise
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Equitalia, allargare la sanatoria ha costi troppo elevati
Le modifiche chieste dal parlamento costano 500 milioni. Ma i soldi non ci sono. La Ragioneria stoppa
Renzi. E la Corte dei Conti solleva dubbi sulle coperture.
di Francesco Pacifico
C’è da trovare mezzo miliardo di euro se si vuole rendere più generosa la sanatoria di cartelle esattoriali e
multe.
Servirà 1 miliardo all’anno per tenere in piedi il futuro ente di riscossione, che ne spenderà soltanto la
metà per i dipendenti.
La Ragioneria dello Stato e la Corte dei Conti si mettono di traverso sui piani di Matteo Renzi di
rottamare Equitalia e, con essa, cartelle difficilmente esigibili, che valgono circa 45 miliardi.
Cioè meno dello 0,5% degli oltre 1.000 miliardi che l’organismo non riesce a riscuotere.
CENTINAIA DI EMENDAMENTI. Presso le commissioni Bilancio e Finanze della Camera – dove è in
discussione il decreto fiscale – sono state presentate centinaia di emendamenti per allargare i confini della
sanatoria.
Che cancella soltanto sanzioni e more e dimezza gli aggi per le cartelle emesse dal 2010 al 2015.
Se non bastasse, c’è tempo soltanto fino a gennaio per aderire.
Si deve pagare tutto entro il 2018. Ma due terzi del dovuto vanno versati entro l’anno prossimo. Inoltre,
non si possono ottenere più di sette rate.
VORREI MA NON POSSO. Nelle proposte dei parlamentari ci sono le richieste di “scontare” anche le
tasse e le multe del 2016, di allungare i tempi di pagamento fino al 2020 o di cancellare anche le sanzioni
e gli aggi per le cartelle future.
Il governo, se potesse, avallerebbe anche i desiderata del parlamento, ma la Ragioneria del Tesoro ha già
minacciato di bloccare ogni modifica.
L’organismo del Tesoro ha fatto notare che da quest’operazione l’Erario deve incassare 2,4 miliardi di
euro entro il biennio.
Ogni modifica rischia di diminuire le entrate. E la cosa è insostenibile in una fase nella quale la Ue
lamenta coperture non sicure nella manovra.
L’ALLARME DI CASERO. A Montecitorio c’è chi spiega che, «rendendo meno onerosa la sanatoria, ci
saranno maggiori adesioni e maggiori incassi».
Ma a chi l’avrebbe chiamato per chiedere condizioni migliori forte anche di questo assunto, il
viceministro dell’Economia, Fabrizio Casero, avrebbe spiegato che «la copertura per la Ragioneria deve
essere certa. Cambiare i termini del provvedimento ci costerebbe almeno mezzo miliardo di euro». Soldi
che in questo momento non ci sono.
Due le strade che sta seguendo il governo per cancellare anche gli interessi legali o allargare i termini:
trovare i soldi attraverso la spending review oppure legare le modifiche a una clausola di salvaguardia sul
livello di incasso.
IL NO DELLA CORTE DEI CONTI. Un’altra bordata al decreto fiscale, e alla riforma di Equitalia, l’ha
data la Corte dei Conti.
In audizione davanti al parlamento, il presidente Arturo Martucci di Scarfizzi ha smentito che la
rottamazione sia un condono.
Ma contemporaneamente ha avvertito che «occorre chiedersi quali saranno le modalità di copertura delle
spese di funzionamento della nuova riscossione (circa 1 miliardo, per metà rappresentate dal costo dei
circa 8 mila dipendenti), fin qui coperte dal sistema di aggi e rimborsi che tanto peso ha avuto nello
scioglimento di Equitalia».
Martucci di Scarfizzi si è anche soffermato sull’indipendenza del futuro organismo: «Bisognerà
verificare», ha aggiunto, «in quale misura la nuova funzione di riscossione potrà contare sugli adeguati
poteri in linea con le migliori pratiche internazionali auspicati da Ocse e Fmi, considerato che gli ultimi
anni hanno portato a un progressivo ridimensionamento dei poteri assicurati a Equitalia».
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elevati_43675266832.htm