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I voucher “drogano” il dato sugli occupati

fisco-2015-11-voucher-lavoro-report-bigIl governo ha poco da rallegrarsi dei dati sull’occupazione. Dietro all’aumento dei posti di lavoro, non ci sono solo gli sgravi contributivi che incentivano le aziende ad assumere. C’è soprattutto quella che sta diventando una vera e propria macchina infernale: i voucher. È questa l’ultima frontiera del precariato, peggiore di qualsiasi formula di contratto a termine, super conveniente per il datore di lavoro, ma che rischia di creare quello che negli Stati Uniti è noto con il nome di «woorking poors». Un esercito di lavoratori che salta da una prestazione all’altra, senza alcun tipo di tutela, senza maturare il Tfr e le ferie e che a fine anno riesce a mettere insieme un reddito da povertà. Il popolo dei voucher è difficile da quantificare perchè catalogato dall’Istat tra gli occupati. L’Università di Udine, in un rapporto ad hoc, è riuscita a fornire qualche cifra. Nel 2015 sono stati attivati 102 milioni di voucher che corrisponderebbero a 400 mila posti di lavoro precari spalmati su 800 mila lavoratori. Il meccanismo dei voucher consente consente di lavorare per un massimo di 7mila ore l’anno, pari a 4,5 mesi. Il compenso complessivo non può superare nell’arco di un anno i 7mila euro.

La formula del bonus introdotta da Prodi esclusivamente per consentire a pensionati e studenti di effettuare la vendemmia, ha avuto subito una crescita esponenziale. Nel 2008 i voucher erano 535.985 e nel 2015 sono arrivati a oltre 100 milioni. Il primo a lanciare l’allarme su questo fenomeno e sui rischi ad esso connessi è stato il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. Il ministro Poletti si è accodato ma finora il governo non solo non intende porre un argine ma non ha nemmeno calcolato il peso di questi contratti sul complesso dei nuovi posti. Damiano sottolinea che dal 2008 c’è stato un aumento del 200 per cento. «Il ministro Poletti ha manifestato l’intenzione di effettuare un intervento sulla tracciabilità di questo strumento: un conto è che il meccanismo dei voucher faccia emergere quote di lavoro nero, un altro che sostituisca lavoro dipendente». L’ex ministro spiega che «i voucher vengono contabilizzati nelle statistiche dell’Istat che, nelle sue indagini settimanali, classifica come occupato chi ne utilizza anche solo uno, a differenza di chi è ritenuto in cerca di occupazione o inattivo». E si chiede se «in questo modo, non si rischi di drogare i dati sull’occupazione».

Laura Della Pasqua