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Caporalato: “Chi sa denunci” dice il Ministro Martina

000raccoltapomodoriSono proprio le parole uscite dalla bocca del ministro dell’Agricoltura. “Chi sa denunci” a proposito del caporalato in agricoltura, un fenomeno endemico, almeno nel mezzogiorno da decenni. Non bastasse questo, come abbiamo ricordato ieri in altra pagina nelle ultime settimane “Repubblica” aveva dedicato un ampio reportage al caporalato, arrivato a contaminare territori ritenuti non a rischio come le Lange. Le Langhe, appunto, dove schiere di macedoni passano due o tre mesi all’anno intenti nell’attività di selezione dei grappoli nelle vigne e dove solo alcune settimane addietro due lavoratrici sono crollate sotto il peso del caldo e della fatica. Ci sarebbe voluto l’episodio di Andria, con la morte di Paola Clemente intenta a raccogliere pomodori per dieci ore al giorno per far riesplodere la questione e riportarla nelle cronache nazionali. Arriva quindi il ministro e dice “Chi sa parli”, ma il Ministro non legge i giornali, non gli viene fornita una rassegna stampa, non riceve rapporti dettagliati dal personale ispettivo del ministero AGEA), da quello del lavoro (Ispettorato), dal Corpo Forestale dello Stato? Dobbiamo attendere le denunce dei cittadini su un fenomeno la cui gravità, ampiezza e diffusione è sotto gli occhi di tutti, meno quelli del governo, del ministro naturalmente,  delle forze di contrasto, degli ispettori del lavoro. In un Paese normale, quale noi non siamo, il responsabile di un dicastero importante, difronte a tale situazione avrebbe rassegnato le dimissioni, con la motivazione evidente della assoluta inadeguatezza rispetto ai compiti spettanti. Come può un ministro della repubblica e non il solo purtroppo in questa compagnia di giro, far finta di non sapere quello che sanno milioni di italiani, milioni di automobilisti che percorrono le strade della Puglia profonda, migliaia di cittadini che si incontrano e discutono sulle piazze del mezzogiorno d’Italia, senza neppure legge Repubblica o i tanti altri servizi usciti in questi anni su settimanali e quotidiani. Il ministro dell’Agricoltura, così come quello del lavoro o quello degli Interni non si dimetterà, troverà una qualche giustificazione alla sua “ignoranza” del fenomeno e continuerà a presenziare sagre, fiere, feste ed expoo in un crescendo di buoni propositi e di ovvietà, mentre la nostra agricoltura langue, i nostri produttori fanno la fame a causa delle importazioni selvagge dall’estero di ogni ben di Dio, frutta, olio, cereali, formaggi, carne, prosciutti, ma questo il ministro non lo sa e non lo può sapere, aspetta che qualche cittadino ben informato parli e lo acconci al meglio per continuare a fare la statuina del presepe in questo imbarazzante esecutivo di disinformati principianti. Come sempre aveva ragione Flaiano, “la situazione politica in Italia è tragica, ma non è seria”. Sono parole di oltre sessanta anni fa, vi sembra sia cambiato qualcosa in meglio?

r.an