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La cultura che piace: presenze in gran crescita, la seconda edizione di Bookmarchs si chiude col segno

Si è chiusa ieri pomeriggio, nella suggestiva cornice dell’area archeologica La Cuma di Monte
Rinaldo, la seconda edizione di Bookmarchs, il festival itinerante dei traduttori organizzato
dall’Associazione Spaesamenti in collaborazione con l’Ecomuseo della Valle dell’Aso e con il
supporto turistico di Tu.ris Marche.
Se l’anno scorso la rassegna era partita un po’ in sordina, in buona parte anche per i tempi
ristrettissimi in cui era stata organizzata, quest’anno i direttori artistici Stella Sacchini e Fabio
Pedone hanno messo in piedi un imponente lavoro che ha portato Bookmarchs a stringere una fitta
rette di collaborazioni con enti e associazioni del territorio che hanno contribuito a rendere il
programma estremamente vario e ricco.
Una proposta di assoluta qualità, quindi, che ha saputo declinare in maniera eccellente il tanto
sbandierato binomio cultura-turismo incassando un più che soddisfacente riscontro in termini di
presenze: tante, infatti, le persone che hanno seguito la rassegna, attratte sicuramente dalla caratura
dei traduttori presenti e al tempo stesso dalla possibilità di visitare alcuni gioielli del patrimonio
storico-culturale del nostro territorio che hanno fatto da location ai vari eventi del festival.
.
Insomma, Bookmarchs 2019 va in archivio sicuramente con il segno + e il day after non può che
essere all’insegna della soddisfazione: “E’ stato un festival plurale, fatto di tante voci, e la sua buona
riuscita è senz’altro dipesa dall’ottima armonizzazione tra tutte loro – commentano Pedone e la
Sacchini -. Bookmarchs ha dimostrato come sia possibile parlare in maniera comprensibile a tutti di
un argomento non banale come la traduzione: il nostro è un festival che mira alla comunicazione e
all’apertura, com’è d’altronde nella stessa mission dei traduttori, e l’ottima presenza di pubblico ha
dimostrato che l’obiettivo è stato raggiunto”.
Tra le tante voci che hanno dato al festival la sua pluralità, un ruolo assolutamente centrale l’ha
avuto quella del teatro, che ha trovato il suo motore propulsore nell’attrice e regista Isabella Carloni
(senza dimenticare comunque anche Piergiorgio Cinì, apprezzatissima spalla di diversi eventi nel
corso della rassegna), direttrice dell’Associazione Culturale Rovine Circolari e protagonista ieri a
Monte Rinaldo dello spettacolo “Circe o il profumo dei maiali”, originale rilettura del mito secondo
una prospettiva contemporanea.
L’esibizione presso l’Area archeologica La Cuma è stata l’atto finale del progetto Goddess divino
mediterraneo, creato dalla stessa Carloni e dalla sua associazione per l’Ecomuseo della Valle
dell’Aso nell’ambito del bando “Patrimonio in scena” del Consorzio Marche Spettacolo, volto alla
diffusione dello spettacolo dal vivo nei siti culturali delle Marche.
“Il progetto, che durante il festival si è articolato in quattro appuntamenti in altrettanti Comuni della
Valle dell’Aso, mira alla riscoperta di una dimensione sacra del femminile e della diversità nella
cultura mediterranea di ieri e di oggi – commenta l’autrice – collegando le istanze di accoglienza e di
solidarietà dell’antica tradizione marchigiana delle comunanze con la cultura contemporanea e
vuole insinuare nello spettatore il dubbio che lungo la strada del progresso la nostra civiltà abbia
dimenticato la preziosa ricchezza della differenza e dell’altro”.
Insomma, quel che rimane, dopo 8 giorni di eventi e più in generale al termine di un percorso di
diversi mesi che, come detto, ha portato all’avvio di una lunga serie di proficue collaborazioni, è un
festival che ha saputo crescere e radicarsi sul territorio, mettendo in rete ben undici Comuni e
generando un interesse sempre maggiore non solo nel Fermano ma anche in altre zone delle
Marche: davvero non male per una rassegna che appena 15 mesi fa era ancora poco più di un’idea in nuce e che ora dovrà essere brava a crescere ancora a partire dalle solide fondamenta che è stata fin
qui in grado di costruire.

Andrea Pedonesi