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11 Comuni aprono le porte al mondo della traduzione

È ormai tutto pronto per l’inizio della seconda edizione di BookMarchs – L’altra voce, il festival
dedicato ai libri e ai loro traduttori che, dopo un’anteprima dal 30 agosto all’1 settembre, si
svilupperà dal 4 all’8 settembre.
14 eventi in 11 Comuni (l’ente capofila Campofilone, oltre ad Altidona, Lapedona, Moresco,
Monterubbiano, Montefiore, Monte Rinaldo, Ortezzano, Pedaso, Petritoli e Ponzano di Fermo) per
8 giorni di programmazione: questi i numeri di un evento culturale che, seppur ancora molto
giovane, ha già saputo attirare l’interesse di tante realtà del territorio, oltre ad aver sviluppato
rapporti con iniziative collaudate come il festival “Urbino e le Città del Libro” e aver avuto vetrine
di assoluto rilievo nel corso dell’anno come la presentazione al Salone del Libro di Torino o quella
alla Casa delle Traduzioni di Roma.
“L’anno scorso ci siamo chiesti se fosse possibile parlare di traduzione in questo territorio – ricorda
Fabio Pedone, traduttore per Mondadori e direttore artistico della rassegna insieme alla moglie
Stella Sacchini, traduttrice per Feltrinelli –. Quando un lettore medio si reca in libreria e acquista un
libro straniero, raramente si preoccupa di verificare il nome del traduttore. Eppure questa è una
figura fondamentale, una specie di medium che permette a una parola nata in un’altra cultura di
accasarsi e acclimatarsi anche nella nostra”.
Quella del traduttore è quindi “l’altra voce”, come recita il sottotitolo del festival, così come i luoghi
scelti per ospitarlo rappresentano l’altra Italia, quella sì periferica ma che per certi aspetti ne incarna
il cuore più autentico. E se, come sottolinea la Sacchini, “nella traduzione non esiste il singolare, ma
solamente una pluralità di voci”, allora BookMarchs non poteva che configurarsi come un festival
itinerante, che non si identifica strettamente con un luogo in particolare ma che invece è sparso e
diffuso in un territorio nel quale proporre le tematiche e le problematiche legate per l’appunto alla
traduzione.
Questa volontà di abbracciare quante più realtà possibili non si riflette solo nel numero di Comuni
coinvolti (5 lo scorso anno, addirittura 11 in questa seconda edizione), ma anche nel desiderio di
creare e sviluppare nuove collaborazioni e progetti paralleli che abbraccino le associazioni del
territorio, il tutto partendo dalla partnership con l’Ecomuseo della Valle dell’Aso: “Il festival è
appena al secondo anno, ma ha già raggiunto un livello culturalmente altissimo – commenta il
Presidente Ercole D’Ercoli, che da sindaco di Campofilone nel 2018 fu tra i primi a credere in
BookMarchs –. Fa piacere vedere le tante collaborazioni messe in campo a distanza di un anno, una
cosa tutt’altro che scontata o usuale: la rassegna è cresciuta in poco tempo e in maniera per certi
versi inaspettata e ci sono quindi tutte le premesse per un grande successo”.
Andando più nello specifico di queste collaborazioni, l’associazione culturali Rovine Circolari,
nell’ambito del bando “Patrimonio in scena”, curerà quattro momenti teatrali nel corso di tutto il
festival, a partire dall’evento di apertura di venerdì 30 agosto a Campofilone fino ad arrivare a
quello di chiusura dell’8 settembre all’Area Archeologica La Cuma di Monte Rinaldo: “BookMarchs
è un festival di grande qualità, è un piacere incontrare e poter collaborare con realtà che lavorano a
questi livelli – commenta la direttrice Isabella Carloni –. Tra il teatro e la traduzione esiste una
grande affinità, non solo perché spesso vengono messi in scena testi stranieri, ma anche e
soprattutto perché il teatro è traduzione nella misura in cui noi attori trasformiamo e traduciamo con
il corpo e con la voce non solo testi, ma anche temi e visioni”.
Nel programma di BookMarchs non mancano nemmeno due mostre fotografiche, in collaborazione
con l’associazione Altidona Belvedere, che verranno inaugurate rispettivamente a Petritoli il 6
settembre e a Moresco il giorno successivo. “In questo momento storico – precisa il presidente
Pacifico D’Ercoli – la fotografia va in due direzioni: da una parte quella del messaggio semplice che
si usa attraverso i social ma le cui tracce sfumano in maniera veloce e dall’altro lato il grande
interesse per riscoprirne la poetica, cioè la sua capacità di comunicare i messaggi. Questo è
l’obiettivo delle nostre due esposizioni che raccontano storie di vita comune”.

Nel corso dell’anno, inoltre, BookMarchs ha cercato di insediarsi sempre più nel proprio territorio di
riferimento lavorando anche nel mondo della scuola: tra aprile e giugno, infatti, la direttrice artistica
Stella Sacchini ha condotto dei laboratori nelle classi delle elementari e medie di Altidona,
Campofilone, Monterubbiano e Pedaso, cercando di trasmettere a bambini e ragazzi l’importanza
della lettura e dell’apertura verso mondi diversi. Un progetto che vivrà il suo atto conclusivo
domenica 1° settembre a Ponzano di Fermo, dove Evelina De Signoribus e Ilaria Piperno cureranno
un evento specificamente rivolto alle rime per l’infanzia, con letture di Piergiorgio Cinì.
Infine, BookMarchs ha stretto anche un collaborazione con il progetto “Più Voci – Traduzioni
Visive”, volto a creare un centro per le voci dell’arte del contemporaneo nella Valdaso con sede
presso la Casa degli Artisti di Altidona. Un progetto che nella sua prima parte, sviluppatasi
nell’ultimo mese e mezzo, si è concretizzato in una serie di residenze, cioè di brevi soggiorni
dedicati specificamente alla produzione artistica. Le opere realizzate in questo periodo da tre artiste
marchigiane d’origine, d’adozione o d’elezione (Rossella Ghezzi, Elena Nonnis e Alessandra
Pedonesi) saranno al centro dell’omonima mostra che verrà inaugurata venerdì pomeriggio alle 17 e
che rimarrà aperta per tutta la durata del festival, ovvero fino all’8 settembre: “Anche il mio lavoro è
in qualche modo un lavoro di traduzione: le mie opere sono libri di tela dove le immagini nascono
sul rovescio – racconta Elena Nonnis -. Come il traduttore, infatti, lavoro nell’ombra, nel silenzio,
non vista, proprio come la scrittrice Dolores Prato, che ho scoperto grazie al festival”.