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Infolampo: Pensioni – Regeni

Una risposta necessaria
Ghiselli (Cgil) incontra la redazione di Rassegna: la mobilitazione giunge al termine di un percorso
coerente. Il governo non ha mantenuto gli impegni sottoscritti, manca qualsiasi intervento per giovani e
donne. Insufficienti le misure per i gravosi
di Stefano Iucci
Ci sono princìpi e responsabilità che per un sindacato non possono venir meno. Ed è sulla base di questi,
nel rapporto con iscritti, lavoratori e pensionati, che la Cgil ha deciso la mobilitazione nazionale
territoriale del 2 dicembre sulle pensioni. Che non è un momento “isolato” o, tanto più, imprevedibile:
giunge, infatti, alla fine di un percorso in cui il governo è venuto meno agli impegni contratti. Così il
segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, in un forum con la redazione di Rassegna a pochi
giorni dalle manifestazioni di Torino, Roma, Bari, Palermo e Cagliari.
Il riferimento, per Ghiselli, non è tanto e solo alla piattaforma unitaria del gennaio 2016 – che indica
l’orizzonte di medio-lungo termine per cambiare la Fornero –, ma alla “mancata attuazione della
cosiddetta fase due della trattativa, così come scritto nel verbale di sintesi siglato da esecutivo e Cgil, Cisl
e Uil firmato nel settembre del 2016 e poi ribadito nel documento, sempre unitario, consegnato al governo
il 20 settembre 2017 che conteneva le nostre 11 proposte. La fase due, ricordo, doveva affrontare i temi
della previdenza complementare, dell’aspettativa di vita, dei giovani, delle donne e della rivalutazione
delle pensioni”.
Rassegna Insomma, l’emendamento del governo alla legge di bilancio non dà risposte a nessuno degli
impegni previsti per la fase 2…
Ghiselli Ci sono solo due piccoli interventi, ma per noi del tutto insoddisfacenti. Il primo riguarda una
Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/il-2-dicembre-una-risposta-necessaria-1

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Giulio Regeni: le ragioni etiche e scientifiche di una
ricerca difficile
Questa è la traduzione del discorso tenuto in un incontro in memoria di Giulio Regeni alla London School of Economics.
Questo è un momento davvero angosciante. Sono onorato di parlare alla Società Italiana dell’Unione
degli Studenti della London School of Economics in occasione dell’anniversario della tragica morte di
Giulio Regeni. Forse potrei cogliere questa occasione per dire quanto abbiamo apprezzato il sostegno
dell’ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, lo scorso maggio, quando una nostra
delegazione si è recata presso l’ambasciata egiziana, chiedendo un’indagine adeguata sulla morte di
Giulio.
di William Brown
Come mio contributo a questa serata, vorrei dire qualcosa sulla natura della ricerca di Giulio, sul metodo
che utilizzava, sul perché il campo di ricerca da lui scelto è importante e per indicare un ulteriore
significato di quello che gli è stato fatto.
Sono stato contattato da Giulio nel 2014 all’inizio del suo dottorato di ricerca a Cambridge. Non ero il
suo supervisore, ma i suoi interessi accademici e i suoi metodi di ricerca si avvicinavano ai miei e lui
pensò di parlarmene. Il suo tema di ricerca era l’emergere di sindacati indipendenti in Egitto. Non sapevo
nulla dell’Egitto, ma avevo svolto varie ricerche sui sindacati nel mondo sviluppato. In tempi più recenti
avevo aiutato un gruppo di giovani studiosi cinesi che stavano lavorando sul sindacalismo emergente
nella Repubblica popolare cinese.
Giulio e io ci siamo incontrati per discutere i suoi progetti. Gli ho suggerito letture appropriate sugli
argomenti e i temi che lo interessavano. L’ho messo in comunicazione con tre dei miei contatti fuori
dall’Egitto che erano disposti ad aiutarlo in vista del suo futuro lavoro sul campo. Tutti e tre erano miei ex
studenti o colleghi di ricerca. Uno di essi ha lavorato per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro
(ILO), un altro per una federazione sindacale internazionale con sede a Ginevra, e l’ultimo per
un’organizzazione che svolge attività di formazione per i sindacati che stanno nascendo nei paesi in via di
sviluppo. Il contatto più fruttuoso è stato quello con l’uomo dell’ILO, che ha messo Giulio in contatto con
il loro referente in Egitto.
L’ultima richiesta di orientamento sulla letteratura da consultare per la ricerca, che ho avuto da Giulio, è
nata dal suo desiderio di mettere in relazione i sindacati indipendenti, che stanno nascendo in Egitto, con
alcune tendenze più generali dell’economia globale, come la “flessibilizzazione” del lavoro. Mi disse che
aveva intenzione di trascorrere l’estate del 2015 nell’Istituto tedesco di sviluppo di Bonn, lavorando sulla
politica industriale verde e l’inclusione sociale in Egitto.
Menziono questo episodio perché la richiesta di Giulio rende evidente quanto fossero normali e non
controversi i suoi interessi di ricerca. Credeva che i sindacati liberi potessero dare un contributo
importante all’emergere delle istituzioni della società civile nell’Egitto del post-Mubarak.
Come è accaduto di recente in Polonia, in Sud Africa e in altri paesi, i sindacati possono svolgere un ruolo
centrale nel difficile compito di sostituire istituzioni democratiche ai regimi autocratici. In passato, leader
sindacali come Tom Mboya, Lech Walesa e Cyril Ramaphosa hanno fatto molto per la transizione
pacifica dei loro paesi verso la democrazia. L’attività sindacale che educa i lavoratori ai processi
democratici locali è altrettanto importante quanto quella (ben più evidente) che consiste nel dare loro una
voce sui problemi occupazionali. Anche così si alimentano quelle capacità politiche che sono essenziali
per abbattere le strutture totalitarie. È anche opportuno ricordare come, nel periodo tra le due guerre,
siano state le profonde radici democratiche di Italia, Germania e Giappone a far sì che, in questi paesi, i
sindacati fossero in prima linea nella resistenza ai regimi militaristi, spesso pagando enormi costi
personali.
Il metodo di ricerca di Giulio si basava sull’individuazione di alcune delle persone in ruoli chiave nei
sindacati emergenti, da intervistare sulle rispettive organizzazioni, partecipando, se possibile, alle loro
riunioni come osservatore passivo. Un contatto ne avrebbe portato un altro, permettendo di accumulare
informazioni un po’ alla volta, con l’obiettivo di costruire una storia coerente per un caso di studio
sindacale. In questo modo, attraverso un numero relativamente esiguo di contatti, capaci di fornire
informazioni preziose sullo sviluppo istituzionale in corso in Egitto, Giulio sarebbe riuscito a raccogliere
il materiale necessario per scrivere la sua tesi di dottorato.
Non c’era nulla di nuovo in questo approccio. Oltre un secolo fa John Commons, il fondatore
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