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Sgomberi a Roma – Il ritorno della Diaz – Di Di Maio vs Fico

img_5933-1-990x743Il 21 luglio 2001 le forze di sicurezza dello stato italiano irruppero nella scuola Diaz durante lo svolgimento
del G8 usando una violenza talmente esagerata contro civili indifesi che è stata condannata da tribunali
italiani ed europei. Figlia del clima politico instaurato dal centro-destra di ‘tolleranza zero’ rimane una
pagina vergognosa per il nostro paese.
Nondimeno lo è quanto accaduto nello sgombero di Piazza Indipendenza a Roma dove vivevano 400
rifugiati politici di cui 35 minori. Nel solito scaricabarile i rimpalli tra questura, prefettura, comune e regione
si sono svolti nella classica commedia all’italiana, ma è difficile che un’operazione di tale portata proprio
nella capitale sia potuta avvenire senza l’avallo della massima autorità politica in tale settore, il ministero
dell’interno guidato da Minniti.
Fermo il diritto alla proprietà, il palazzo in questione era di una società senza nessun bisogno abitativo, vista
la mal parata ed il risalto mediatico dei fatti, con dirigenti di polizia, recidivi in merito, incitare alla violenza,
con poliziotti mettere manganelli al collo di donne, idranti e botte senza ritegno verso persone disarmate,
Minniti ha, bontà sua, dettato linee guida che seguono la semplice via della logica, sgomberi con soluzione
alternativa.
E’ forse pensabile come è stato fatto proporre spostamenti di 80 km. a famiglie che in alcuni casi sarebbero
state divise? Si chiede che si integrino, che i figli frequentino le scuole, poi si spostano a centinaia di
chilometri dalle stesse, il teatro dell’assurdo va sempre in scena.
Lo status di rifugiato concesso ai 400 presenti al momento nel palazzo garantisce rifugio, protezione,
condizioni di vita dignitose. Tutto questo appare ben poco conciliabile con i metodi di assurda ed esagerata
violenza fisica visti nei filmati, almeno per ONG come Medici Senza Frontiere e perfino l’UNICEF, ma non
per certi politici….
Se dal partito di destra al governo, il PD, nulla stupisce più del silenzio o del risveglio tardivo di personaggi
da operetta come Orfini, non ci si può esimere dal vedere come la deriva salviniana di Luigi Di Maio del
Movimento 5 Stelle prende sempre più spazio. Abbiamo già in passato evidenziato come la linea dei penta
stellati in materia sia quantomeno grigia ed ondivaga. Le pagine Facebook che si richiamano al Movimento
sono piene di post e video fortemente razzisti, un movimento nato all’insegna dell’inclusione e
dell’integrazione è pervaso, come tutto il paese da un’ondata di rifiuto e razzismo. Nell’ansia di alleggerire
la pressione su quella santa donna della Raggi, alle prese con il compito più difficile del mondo, Di Maio ha
preso sperticatamente le difese delle forze intervenute giudicando il tutto più che legittimo. Che la capacità
di attrazione e di aggregazione del Movimento sia alta porta sicuramente al confluire di variegate anime al
suo interno, che la ricerca dei voti leghisti vada fatta da uno dei suoi massimi rappresentanti è tutt’altro
discorso.
Già l’esponente si era fatto notare per gli attacchi alle rotte dei migranti ed al ruolo delle ONG in mare,
esultando quando una nave è stata fermata, peraltro senza rilievi penali a fine di lucro, l’improvvida difese
della violenza di Roma non gli fa certo onore. E che la posizione del Movimento non sia univoca si vede
dall’intervento di un altro elemento di spicco come l’on.le Fico che ha bollato senza incertezze quanto
accaduto riportando l’essere umano al centro del dibattito.
Forse il grande caldo che ha scottato la signora Lezzi ha influito anche sui ragionamenti di Di Maio, dopo le
nefandezze sul salvataggio delle banche, sono seguiti gli attacchi alle ONG ed ora i peana alle manganellate,
un periodo di riposo potrebbe sicuramente giovare al rampante parlamentare che tante speranze aveva
acceso. Magari potrebbe raffinare le proposte del Movimento in merito alle migrazioni, perché i 4 punti

emersi dalla piattaforma Rousseau dimostrano ancor di più come le materie tecniche non possano essere
appannaggio di chiunque, un misto di banalità ed ovvietà che paiono più materia da social che proposte
serie da portare avanti.
MAURIZIO DONINI