Home

UBI Banca, risultati 2018-Intervista al Consigliere Delegato Victor Massiah

I dati più recenti confermano le incertezze della crescita. UBI Banca, favorita anche dalla
sua presenza nelle aree più attive del Paese, è un avamposto da cui trarre indicazioni. Lei
come vede i prossimi sviluppi?
Non c’è dubbio che ci sia molta incertezza. Sono stati rivisti al ribasso i dati di previsione di crescita
del PIL per quest’anno e c’è un attore fondamentale per l’economia, in particolare per il nord Italia,
che è la Germania, che a sua volta è in importante frenata anche a causa di una specifica situazione
nel settore automobilistico. Devo dire però che, allo stesso tempo, noi usciamo da un ciclo molto
lungo di crisi che ha inevitabilmente prodotto dei vincitori e dei perdenti. I vincitori, sopravvissuti,
sono aziende molto solide per cui, se da un lato è inevitabile in questo momento avere un’attesa di
rallentamento, dal punto di vista della forza delle aziende io non sono affatto preoccupato: sono
pronte anche ad accettare quello che è un normale ciclo di rallentamento e sono convito che
abbiano forza, capacità innovativa e management per potere ritornare alla crescita.
Veniamo alle banche: gli NPL e la loro gestione hanno ripreso il centro della scena. Lo
scenario economico, atteso più debole, e timori di nuovi vincoli hanno disorientato i
mercati. Ci aiuta a fare il punto per UBI?
Il punto per UBI è molto semplice: alla fine del 2018 abbiamo ridotto i nostri gross NPL a una
dimensione inferiore ai 10 miliardi. È un momento simbolico: siamo a 9 miliardi e 700 milioni;
avevamo promesso di scendere in maniera importante e siamo scesi. Ricordo che siamo scesi in
maniera autonoma. Non abbiamo alcun progetto di vendita della nostra piattaforma di recupero
crediti, ritengo che il nostro management in quel settore sia uno dei migliori in assoluto in Italia,
ritengo che le nostre soluzioni siano estremamente efficaci, il tasso di recupero è estremamente
elevato, quindi sono molto contento di essere riusciti ad arrivare a questo tipo di dimensioni molto
ridotte (dello stock NPL, ndr) attraverso un mix importante, che ha visto sì anche l’utilizzo
opportunistico della first time adoption e delle GACS, ma che sostanzialmente si basa su una
piattaforma interna che resterà una pietra angolare della nostra strategia.
In questo contesto UBI Banca presenta risultati annuali in crescita, avendo raggiunto
target importanti per il credito e il sistema dei costi. Ce li commenta brevemente? E quali
sono gli sviluppi attesi per il 2019?
I numeri in termini di risultati parlano da soli: abbiamo un risultato normalizzato superiore ai 300
milioni, che si confronta con un risultato normalizzato del 2017 attorno ai 180 milioni, quindi una
crescita significativa. Questo ci permette anche di proporre in assemblea un dividendo in crescita, a
12 centesimi, che è il dividendo più alto che proponiamo da molti anni e che in qualche modo
rappresenta oltre il 5% di quello che è l’attuale prezzo dell’azione e questo credo sia un’ulteriore
dimostrazione che l’azione in questo momento, come quelle di buona parte del sistema bancario
italiano, è sottovalutata.
Le componenti che hanno portato a questo risultato sono ovviamente diverse e sono
sostanzialmente generate da una tenuta sostanziale dei ricavi, in un contesto estremamente difficile
nella seconda parte dell’anno, con un deprezzamento importante degli asset di investimento sia
azionari che obbligazionari del mercato e con una decrescita, negli ultimi due trimestri, che ci ha
portato tecnicamente in recessione e quindi con una frenata della domanda. Abbiamo però avuto
contemporaneamente una forte capacità di riduzione ulteriore dei costi, grazie a quella che ormai da
tanti anni è la nostra cultura, il nostro passo, rafforzata quest’anno dalla capacità di prendere

beneficio dall’operazione di acquisizione delle tre banche e dalle economie di scala derivanti:
complessivamente sono stati 100 milioni in meno di costi.
Aggiungo a ciò che c’è stata un’importante capacità di controllo del costo del credito, grazie al
combinato disposto della capacità di utilizzare in maniera opportunistica la first time adoption e le
GACS e, permettetemi di dire, soprattutto da quell’organizzazione che ci siamo dati e da quell’alta
professionalità dei nostri colleghi che ci permette di confermare e rafforzare la scelta di “tenere per
noi” la piattaforma di recupero crediti, scelta abbastanza originale ormai nel sistema bancario
italiano, che sta permettendo di avere dei tassi di recupero particolarmente elevati e che
confermiamo anche per il prossimo anno. Anche nel prossimo anno noi terremo la piattaforma,
lavoreremo molto all’interno senza che questo ci impedisca peraltro di andare a fare qualche
cessione opportunistica su pacchetti di credito specializzato.
Parlando del futuro noi, innanzitutto, dobbiamo ricordare che abbiamo un passaggio
importantissimo in termini di governance: scade il triennio di mandato dei due Consigli, adottiamo il
sistema monistico come già approvato nell’assemblea di ottobre. Ci sarà un unico Consiglio, sarà
conseguentemente diverso da quelli attuali e questo sarà un elemento importante che, combinato
con il differente scenario che si è creato per il 2019 – tassi ancora negativi e spread che è il doppio
di quello che era stato previsto nel piano industriale attuale – ci porta a consigliare, a
raccomandare, nel passaggio di testimone al nuovo Consiglio, la produzione di un nuovo piano
industriale. A mio avviso questo piano industriale, che avrebbe inevitabilmente un orizzonte
temporale nuovo, può sostituire in maniera anticipata quello attuale che comunque ha 18 mesi di
vita residui perché scade a fine del 2020, con uno scenario di tassi e di spread diverso, con uno
scenario di crescita purtroppo in questo momento diverso, ma che allo stesso tempo può portare
dentro, nel piano, le lezioni apprese, ulteriori, che abbiamo compreso in questi anni e che mi
portano comunque a essere ottimista.
Vorrei chiudere, sotto questo aspetto di ottimismo, con quello che è un nostro impegno. Noi,
nonostante delle condizioni avverse, riteniamo che possiamo impegnarci a cercare di realizzare per
il 2019 un utile superiore a quello già molto in crescita, come abbiamo visto, per il 2018. Abbiamo
conoscenze, risorse, solidità, soluzioni che a mio avviso ci permettono di poter realizzare questo
auspicio.

I risultati al 31 dicembre 2018 del Gruppo UBI

Utile dell’esercizio 2018, al netto delle poste non ricorrenti, a 302,4 milioni1 (188,7 milioni nel

20172), che si conferma il miglior risultato degli ultimi 10 anni

Utile netto contabile a 425,6 milioni (49,7 milioni nel 2017, al netto di 640,8 milioni di badwill

derivante dall’acquisizione delle 3 banche)

Dividendo proposto di 12 centesimi per azione, con un rendimento del 5,4% sul prezzo di

chiusura del titolo al 7 febbraio 2019

Al 31 dicembre 2018, il CET1 fully loaded si attesta all’11,34% (11,42% del 30 settembre
2018) includendo l’aggiornamento delle serie storiche nei modelli interni
CET1 phased in all’11,70% (11,79% al 30 settembre 2018)

LCR>1

NSFR >1 anche al netto del contributo del TLTRO2

Crediti deteriorati lordi pari al 10,42% del totale crediti verso la clientela, in significativa

contrazione rispetto all’11,14% al 30.09.2018 e al 12,85% all’1.1.2018
I crediti deteriorati lordi scendono infatti ulteriormente a 9.717 milioni, segnando una
riduzione di 775 milioni rispetto al 30 settembre 2018 (-7,4%) e di 2.697 milioni (-21,7%)

rispetto all’1.1.2018

Crediti deteriorati netti pari al 6,72% dei crediti netti verso la clientela

(7,11% al 30.09.2018 e 8,19% all’1.1.2018)

Questi risultati sono stati ottenuti valorizzando ulteriormente la piattaforma di recupero

crediti interna alla Banca

Texas ratio all’85,3%, inferiore al target 2020 di Piano Industriale
(91,3% a settembre 2018 e 101,2% all’1.1.2018)

Costo del credito a 72 punti base in contrazione rispetto ai 79 punti base del 2017
Default rate3 per l’esercizio 2018 all’1,55% rispetto all’1,98% rilevato per l’esercizio 20174
1 Le principali poste non ricorrenti includono per il 2018 la svalutazione del contributo allo Schema volontario del Fondo Interbancario
di tutela dei Depositi per l’intervento a sostegno di Banca Carige per 14,7 milioni netti (22 milioni lordi), gli oneri per incentivi all’esodo
relativi all’accordo del settembre scorso per 36,9 milioni netti (circa 55 lordi), 4,9 milioni netti relativi ad oneri sostenuti per progetti
di Piano Industriale e 8,7 milioni netti (12,9 lordi) relativi a contributi straordinari al Fondo di Risoluzione sostenuti nel 2trim2018,
utili da cessioni di investimenti per 5 milioni netti (5,3 lordi), nonché le DTA iscritte a seguito della modifica del trattamento fiscale
della FTA dell’IFRS9 per 186,4 milioni (vedasi schemi allegati). Non è inclusa tra le poste non ricorrenti la perdita da cessione delle
tranches mezzanine e junior della cartolarizzazione di sofferenze avvenuta a settembre 2018 (65,3 milioni lordi e 43,8 netti), rilevata
nella voce 100 – risultato della finanza -. 2 L’esercizio 2017 include le 3 banche acquisite a partire dal 1 aprile 2017. Si nota che nel primo trimestre del 2017 le 3 banche avevano
riportato un risultato negativo e che quindi la loro inclusione pro-forma avrebbe portato ad un raffronto anno su anno ancora più
favorevole.
3 Default rate: flussi lordi annualizzati da crediti performing a crediti deteriorati/ consistenze iniziali di crediti performing lordi (voce
40. 2) dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato). Il Default rate è calcolato in coerenza con le informazioni precedentemente pubblicate. 4 L’esercizio 2017 include le 3 banche acquisite dal 1 aprile 2017. I passaggi a default dei primi tre mesi delle banche acquisite non
sono quindi inclusi nel dato, che risulta così sottostimato.

2

Il default rate annualizzato dell’ultimo trimestre dell’anno si attesta all’1,38%, in ulteriore

miglioramento rispetto all’1,48% del terzo trimestre 2018

Raccolta totale a circa 187 miliardi (190,9 all’1.1.2018), influenzata nel 4trim2018 anche da
un effetto mercato negativo per circa 4 miliardi sulla componente indiretta:
– Raccolta diretta a 92,2 miliardi (94,4 all’1.1.2018) per effetto di scadenze di obbligazioni
retail non sostituite (-3,6 miliardi), mentre cresce l’aggregato conti correnti e depositi (+1,6
miliardi)
– Raccolta indiretta a 94,7 miliardi (96,5 all’1.1.2018), progressivamente cresciuta durante
l’anno e in discesa unicamente nel 4 trim2018 a seguito di un effetto performance negativo.
Nei dodici mesi, la raccolta netta in Fondi e Sicav del Gruppo risulta positiva per 0,6 miliardi,
corrispondenti all’1,8% del patrimonio all’1.1.2018 e si raffronta con una raccolta netta a
livello di sistema pari allo 0,01% del patrimonio all’1.1.2018.5

Salgono le quote di mercato

del Gruppo.
Si riconferma infine la positiva evoluzione dei prodotti di bancassurance, passati a 24,7
miliardi (+14,3% vs 1.1.2018)
Impieghi netti in bonis6

pari a 83 miliardi di euro, sostanzialmente invariati rispetto al 30

settembre 2018 e in leggera flessione (-0,5 mld) rispetto all’1.1.2018
Oltre 10 miliardi di erogazioni alle imprese nel 2018 accompagnati da interventi a supporto

dell’innovazione (Industria 4.0) e dell’internazionalizzazione
In forte crescita le nuove erogazioni al terzo settore (+53% a/a)
Superato il miliardo di social bond emessi a sostegno della comunità

***
4trim2018 / 3trim2018

Al netto delle componenti non ricorrenti, l’utile netto del 4trim2018 si attesta a 41,8 milioni7
(38,5

milioni nel 3trim2018)

Utile contabile del 4trim2018 a 215,1 milioni (1,6 milioni nel 3trim2018)
Proventi operativi a 866 milioni, +6,5% rispetto a 812,8 nel 3trim2018
Margine d’interesse a 441,1 milioni (452,7 nel 3trim2018)

Spread clientela in tenuta all’1,73% (invariato rispetto al 3trim2018 e in crescita rispetto

all’1,66% del 4trim2017)

Commissioni nette a 390,6 milioni (380,5 milioni nel 3trim2018 e 395 milioni nel 4trim2017)
Al netto delle commissioni upfront e di performance, le commissioni nette complessive segnano
un incremento del 4,4% rispetto al 3trim2018 (e del 2,7% rispetto al 4trim2017).
Si conferma ancora una volta il costante controllo degli oneri operativi, attestatisi a 616,2
milioni per effetto della consueta stagionalità e della contabilizzazione di 10,5 milioni di oneri
progettuali non presenti precedentemente (607,5 nel 3trim2018 e 637,5 nel 4trim2017)
5 Dati Assogestioni
6 Voce 40. 2) Crediti verso clientela al costo ammortizzato dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato.
7 Le principali poste non ricorrenti includono per il 4trim2018 la svalutazione del contributo allo Schema volontario del Fondo
Interbancario di tutela dei Depositi per l’intervento a sostegno di Banca Carige per 14,7 milioni netti (22 milioni lordi), utili da cessioni
di investimenti per 5,3 milioni (5 milioni netti), nonché le DTA iscritte a seguito della modifica del trattamento fiscale della FTA
dell’IFRS9 per 186,4 milioni (vedasi schemi allegati).

3

Costo del credito a 253,5 milioni in riduzione di oltre 57 milioni o del 18% rispetto ai 310,7

registrati nel 4trim2017

***

Bergamo, 7 febbraio 2019 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa ha approvato il
progetto di bilancio d’esercizio e consolidato di UBI Banca relativi all’esercizio chiusosi il 31 dicembre
2018, inclusivi della proposta di distribuzione di un dividendo unitario di 0,12 euro alle
1.136.423.956 azioni ordinarie in circolazione (al netto delle azioni proprie riacquistate), pari a un monte
dividendi di massimi 136,4 milioni di euro, che verranno presentati per approvazione al Consiglio di
Sorveglianza il 7 marzo p.v..
Tale proposta verrà sottoposta all’Assemblea, che si terrà in unica convocazione il 12 aprile 2019.
Il dividendo, se deliberato dall’Assemblea nella misura proposta, sarà messo in pagamento con data di
stacco, record date e data di pagamento rispettivamente il 20, 21 e 22 maggio 2019.
L’andamento economico del Gruppo
Nota metodologica
a) I risultati consolidati del Gruppo UBI includono, a partire dal 1 aprile 2017, le 3 Banche
recentemente acquisite. A causa della differenza di perimetro, non è quindi significativo il raffronto
dell’esercizio 2018 con l’esercizio 2017. I risultati dei due esercizi sono consultabili in allegato.
Per contro, risulta più significativo il raffronto congiunturale trimestrale a perimetro omogeneo e
in regime di IFRS9 (4trim2018 rispetto al 3trim2018). In allegato, per completezza dell’informativa,
è stato esposto un confronto con le risultanze del 4trim2017, contabilizzate ancora in vigenza dello
IAS39 – che non includono le recenti riclassifiche esposte al punto b), ma riesposte per tener conto
delle nuove classificazioni introdotte dal 5° aggiornamento della Circolare Banca d’Italia n. 262/2005,
applicabile a partire dall’1/1/2018.
b) In ottemperanza alla comunicazione datata 30 ottobre 2018 della Banca d’Italia, che ha decorrenza
immediata, sono state effettuate riclassifiche in conto economico per quanto riguarda l’ambito crediti e
titoli. Le rettifiche dell’anno relative a crediti e titoli ceduti sono state riposizionate dalla voce “risultato
della cessione di attività finanziarie” nell’ambito del “risultato della finanza” alle voci di nuova
introduzione “rettifiche di valore nette rischio di credito: attività finanziarie valutate al costo
ammortizzato – crediti verso clientela oggetto di cessione” e “rettifiche di valore nette rischio di credito:
attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla reddività complessiva – oggetto di cessione”.
Il margine di interesse è stato riallineato lievemente per il ricalcolo del time reversal sulle posizioni
cedute.
Il costo del credito è quindi determinato considerando le seguenti voci al numeratore:
– rettifiche di valore nette rischio di credito: attività finanziarie valutate al costo ammortizzato – crediti
verso clientela;
– rettifiche di valore nette rischio di credito: attività finanziarie valutate al costo ammortizzato – crediti
verso clientela oggetto di cessione.
Tutti i trimestri dell’anno sono stati riesposti per tenere conto di tali riclassifiche e consentire il
confronto tra i vari periodi considerati.
I risultati economici del Gruppo
Il quarto trimestre del 2018 si è chiuso con un utile al netto delle componenti non ricorrenti di 41,8
milioni, superiore sia ai 38,5 milioni di euro nel 3trim2018 che ai 21,4 del 4trim2017.
L’utile netto contabile si è attestato a 215,1 milioni e si raffronta con un utile netto di 1,6 milioni nel
3trim2018 e di -11,9 milioni nel 4trim2017.
Nel 4trim2018, il risultato della gestione operativa si è attestato a 249,7 milioni, in crescita rispetto ai
205,2 milioni registrati nel 3trim2018 principalmente per effetto dell’incremento dei proventi operativi a

4

866 milioni (+53,2 milioni o +6,5% vs 3trim2018) e al contenimento dell’andamento stagionale degli
oneri operativi, attestatisi a 616,2 milioni (+8,7 milioni vs 3trim2018) inclusa la contabilizzazione di oneri
progettuali per 10,5 milioni non presenti precedentemente e maggiori oneri legali contabilizzati a fine anno
relativi in particolare all’ambito crediti.
Nel dettaglio, il margine d’interesse definito in base all’IFRS9 si è attestato a 441,1 milioni (452,7
milioni nel 3trim2018), con le seguenti componenti:
– al netto degli impatti propri dell’applicazione dell’IFRS98

, il margine derivante dall’attività di
intermediazione creditizia con la clientela si è attestato a 381 milioni rispetto ai 388 milioni nel
3trim2018.
Si conferma l’ulteriore riduzione del costo del funding, con un mark down rispetto all’Euribor 1 mese
migliorato ancora leggermente a -62 punti base nel 4trim2018 (dai -65 del 3trim2018), mentre il mark
up è risultato in leggera contrazione, risentendo del differenziale di tasso tra gli impieghi in scadenza
e le nuove erogazioni, non compensato da maggiori volumi, anche in conseguenza della selettività
delle erogazioni indotta dalla politica di salvaguardia dello spread, volta a mantenere un’adeguata
redditività corretta per il rischio. Complessivamente però il 4trim evidenzia una forbice clientela a
173pbs9
, invariata rispetto al 3trim2018.
Nel trimestre, inoltre, gli interessi su crediti deteriorati risultano in contrazione di 2 milioni rispetto al
trimestre precedente.
– il contributo delle attività finanziarie si è attestato a circa 44 milioni, invariato rispetto al 3trim2018 a
motivo della sostanziale stabilità delle consistenze del portafoglio titoli di proprietà.
– l’apporto al margine d’interesse dell’attività sull’interbancario, che comprende il TLTRO2 ma anche
il costo degli abbondanti depositi di liquidità mantenuti presso la BCE, si attesta nel 4trim2018 a -6,2
milioni rispetto ai -1,9 milioni del 3trim2018. Il differenziale riflette le aumentate giacenze presso la
BCE e la maggior attività in pronti contro termine con controparti istituzionali.
Anche in relazione alla consueta stagionalità, nel 4trim2018 le commissioni nette solo cresciute a 390,6
milioni dai 380,5 del 3trim2018.
Nell’ultimo trimestre dell’anno, l’apporto delle commissioni relative all’attività bancaria tradizionale
si è confermato pari a 184,6 milioni (182 nel 3trim2018), sostenuto anche dalle azioni di repricing
effettuate durante la seconda metà del 2018 e nonostante maggiori oneri legati alle cartolarizzazioni
sintetiche (5,6 milioni nel 4trim2018 vs 3,9 nel 3trim2018).
Come di consueto, nel trimestre è salito il contributo dei servizi legati all’attività in titoli a 205,9 milioni
di euro (dai 198,4 milioni del 3trim2018), nonostante minori commissioni upfront e di performance legate
alla gestione di attivi (20,5 milioni nel 4trim2018 vs 29,8 milioni nel 3trim2018).
Al netto delle commissioni upfront e di performance, le commissioni nette complessive segnano un
incremento del 4,4% rispetto al 3trim2018 e del 2,7% rispetto al 4trim2017.
Il risultato della finanza è stato leggermente negativo nel 4 trimestre dell’anno, totalizzando -6,8 milioni
(-54,7 nel 3trim2018) quale sintesi degli andamenti seguenti:
– il risultato da cessione/riacquisto di attività e passività finanziarie si è attestato a +13 milioni grazie
al risultato positivo sia della cessione massiva di NPL conclusa nel mese di dicembre 2018 che di
cessioni single name prevalentemente di UTP (rispetto a -69,5 nel 3trim 2018 che includeva le perdite
da cessione delle tranches mezzanine e junior della cartolarizzazione di sofferenze con GACS)
– il risultato netto dell’attività di negoziazione ha totalizzato -1,4 milioni (+21,6 nel 3trim2018)
– il risultato netto dell’attività di copertura è pari a -2,9 milioni (-3,2 nel 3trim2018)
– il risultato netto delle attività/passività valutate al fair value è stato negativo per -15,5 milioni (-3,6
milioni nel 3trim2018), soprattutto a motivo della svalutazione del 90% (22 milioni) del contributo
versato allo Schema volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi a fronte dell’intervento
a sostegno di Banca Carige.
8
Impatti IFRS9 sul margine d’interesse. Nel 4trim2018: +29,9 milioni (+30,8 milioni nel 3trim2018) relativi a interessi su crediti (time
reversal), -7 milioni (-8,4 milioni nel 3trim2018) relativi a modifiche contrattuali che non determinano una cancellazione del credito. 9 Trattasi di spread che non include i benefici del TLTRO2.

5

Il continuo controllo dei costi si è di nuovo riflesso positivamente sugli oneri operativi.
Essi hanno infatti totalizzato 616,2 milioni nel 4trim2018 (607,5 nel 3trim2018) – nonostante l’inclusione
di 10,5 milioni di oneri progettuali non presenti nei periodi precedenti e di maggiori spese legate
all’ambito crediti – e si raffrontano favorevolmente con i 637,6 milioni del 4trim2017, più comparabile
data la consueta stagionalità che interessa l’ultima parte dell’anno.
Per quanto riguarda l’esercizio, gli oneri operativi sono passati, in termini di media trimestrale, dai 635
milioni del 201710 ai 612 del 2018, con una contrazione del 3,6% (o di circa 23 milioni a trimestre) anno
su anno, a comprova del successo delle azioni di razionalizzazione del personale e dei costi operativi poste
in essere nell’ambito del Piano Industriale.
Su base annuale, il risparmio ammonta quindi a oltre 90 milioni di euro.
Nel dettaglio,
 le spese per il personale hanno totalizzato 372,9 milioni (367,9 milioni nel 3trim2018 e 384,3 nel
4trim2017), con una crescita rispetto al terzo trimestre per effetto degli incrementi salariali previsti dal
CCNL e del pieno dispiegamento dell’impatto dei riconoscimenti al personale che tipicamente
decorrono da settembre.
Peraltro, in termini di costo medio trimestrale, le spese del personale hanno registrato nel 2018 un
costo medio di 372,6 milioni, in significativa riduzione rispetto ai 386,8 milioni del 2017, riflettendo
la strategia di esodi volontari posta in essere nell’ambito del Piano Industriale.
Per quanto riguarda specificamente il 2018, sono uscite dal Gruppo 837 risorse, di cui 344 nell’ultimo
trimestre; in base ai piani già pienamente spesati a conto economico, nel 2019 sono attese ulteriori 303
uscite di personale.
Si rammenta che il solo accordo sindacale firmato a settembre 2018 configura un risparmio stimato in
28,5 milioni di euro annui a partire dal 2019.
 le altre spese amministrative evidenziano una stabilità rispetto al 3trim 2018, attestandosi a circa 199
milioni. Nettando i trimestri dai versamenti al Fondo Interbancario di Tutela Depositi (38,9 milioni nel
3trim2018 e 2,8 nel 4trim2018), la differenza di circa 36 milioni è spiegata dalla consueta stagionalità
ma anche dalla contabilizzazione di 10,5 milioni di oneri progettuali (non presenti nel 3trim 2018 ma
neppure nel 4trim2017) e da maggiori spese legate all’ambito crediti.
Anche per le spese amministrative, in termini di media trimestrale, si assiste a un significativo
decremento da 207,1 nel 2017 a 197,5 nel 2018.
 le rettifiche di valore su attività materiali e immateriali ammontano a 44,6 milioni nel quarto
trimestre dell’anno rispetto ai 41 milioni del terzo, per effetto di maggiori ammortamenti in ambito
real estate e IT e della contabilizzazione di write off legati alle chiusure massive di sportelli nel mese
di ottobre 2018.
Nel quarto trimestre dell’anno sono state iscritte rettifiche di valore nette per deterioramento crediti
verso la clientela per 253,5 milioni di euro, in significativa diminuzione di oltre 57 milioni rispetto ai
310,7 milioni del 4trim2017 ma più elevate del terzo trimestre per effetto dell’aggiornamento dei
parametri di rischio intervenuto nell’ultima parte dell’anno e dell’inclusione di impatti relativi a
probabilità di realizzo di cessioni opportunistiche di crediti deteriorati, in corso di analisi.
Complessivamente le rettifiche dell’anno configurano un costo del rischio di 72 punti base rispetto ai 79
registrati nel 2017.
La copertura dei crediti in bonis del Gruppo risulta elevata e pari allo 0,66%, in crescita rispetto allo
0,64% del 3trim2018.
Nel 4trim2018, le riprese nette su fondi rischi e oneri si sono complessivamente attestate a 27,1 milioni
(-5,1 milioni nel 3trim2018) e includono tra l’altro 14,8 milioni di riprese relative ad operazioni
immobiliari riferite a contratti di provenienza delle 3 Banche acquisite, per le quali erano stati effettuati
adeguati accantonamenti.

10 Per il 2017, la media trimestrale è stata effettuata sui 9 mesi che includono le 3 banche acquisite con decorrenza 1 aprile 2017.

6

Le imposte sul reddito dell’operatività corrente sono risultate positive nel 4trim2018, principalmente per
effetto della contabilizzazione di un elemento non ricorrente pari a 186,4 milioni dovuto alla modifica
apportata dalla Legge n. 145 del 30 dicembre 2018 (c.d. Legge di Bilancio 2019) al regime di deducibilità
della riserva di prima applicazione dell’IFRS 9 relativa alle perdite attese rilevate sui crediti verso la
clientela.
Per effetto della modifica, tali componenti negativi di reddito che secondo le disposizioni originarie
assumevano rilevanza fiscale IRES e IRAP integralmente nel periodo d’imposta di prima adozione del
nuovo standard contabile (ossia il 2018), sono divenute deducibili per il 10% del loro ammontare nel 2018
e per il restante 90% in quote costanti nei nove periodi d’imposta successivi.
Pertanto, sulla base delle disposizioni originarie, il Gruppo UBI Banca in sede di FTA aveva previsto
l’iscrizione di attività fiscali correnti sugli impatti deducibili delle “Svalutazioni FTA” limitatamente alla
capienza del reddito imponibile consolidato stimato al 31 dicembre 2018 e tenuto conto dei risultati del
Probability Test, definito dalle politiche contabili del Gruppo, per complessivi 80 milioni circa.
In seguito al cambiamento normativo intervenuto, nel bilancio al 31 dicembre 2018, si è provveduto ad
iscrivere imposte differite attive per circa 240 milioni, corrispondenti al beneficio futuro relativo alla
deducibilità della riserva (90%), al netto degli effetti iscritti in sede di FTA per la parte non più rilevante
(differenza tra 80 milioni e il 10% attualmente deducibile), con un impatto positivo complessivamente
pari a 186,4 milioni di euro circa.

***

Gli aggregati patrimoniali
NOTA METODOLOGICA
Il commento che segue si riferisce alle situazioni contabili (31.12.2018, 30.9.2018 e 1.1.2018) che
recepiscono l’IFRS9 e l’applicazione del 5° aggiornamento della Circolare Banca d’Italia n. 262/2005.
Al 31 dicembre 2018, i crediti netti verso la clientela11 si attestano complessivamente a 89 miliardi,
rispetto agli 89,6 del 30.9.2018 e ai 91 dell’1.1.2018.
All’interno dell’aggregato,
– i crediti netti in bonis risultano sostanzialmente stabili, attestandosi a 83 miliardi dagli 83,2 di fine
settembre 2018, essenzialmente per effetto della politica di salvaguardia dello spread divenuta più
stringente nella seconda parte dell’anno, che ha riportato lo stock, in assenza di nuovo lending
sostitutivo con adeguata remunerazione, prossimo ai livelli di inizio anno (83,5 miliardi all’1.1.2018);
– i crediti deteriorati netti risultano in costante contrazione, passando a 5,98 miliardi dai 6,37 del 30
settembre 2018 e dai 7,45 miliardi dell’1.1.2018 (rispettivamente -6,2% vs settembre 2018 e –
19,8% vs 1.1.2018).
Più in dettaglio, per quanto riguarda l’evoluzione dei crediti deteriorati:
– lo stock12 di crediti deteriorati totali lordi si è attestato a 9.716,8 milioni, in diminuzione del
7,4% (o 774,9 milioni) rispetto al 30 settembre 2018, e del 21,7% (o 2.696,8 milioni) rispetto
all’1.1.2018.
Nell’anno sono state effettuate cessioni massive GACS e non per un totale di circa 1,85 miliardi
e sono stati altrimenti recuperati mediante gestione ordinaria circa 850 milioni.
Da segnalare il tasso di recupero del 4trim2018, attestatosi annualizzato all’11,2% del totale NPE,
in ulteriore miglioramento rispetto a quello del 3trim2018, pari al 9,2% .
L’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti lordi passa al 10,42% dal 11,14% del 30
settembre 2018 (era il 12,85% all’1.1.2018).

11 Voce 40. 2) dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato. 12 Vedasi tabelle allegate

7

Anche in termini netti, gli stock di crediti deteriorati sono scesi a 5.976 milioni, con una
contrazione importante del 6,2% (o 393,2 milioni) rispetto al 30.9.2018 e del 19,8% (o 1.471,8
milioni) rispetto all’1.1.2018. L’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale dei crediti netti passa
al 6,72% dal 7,11% del 30 settembre 2018 (era l’8,19% all’1.1.2018).
Nonostante la cartolarizzazione e la vendita di sofferenze soprattutto unsecured, quindi con tassi di
copertura più elevati sia in relazione allo status “sofferenze” che alla categoria “non garantite”, la
copertura contabile totale dei crediti deteriorati ha riportato un impatto limitato, passando al
38,5% a dicembre 2018 (era il 40% all’1.1.2018), grazie alla presenza di importanti write off sulle
posizioni cedute, che, assieme alle coperture contabili, rappresentano il reale livello di svalutazione
dei crediti deteriorati. Includendo i write off, a fine anno i crediti deteriorati totali risultano coperti al
46,01%.
In particolare, le sofferenze sono ulteriormente scese a 5.423,2 milioni da 7.340,2 all’1.1.2018 in
termini lordi, e a 2.767,8 milioni da 3.519,1 milioni all’1.1.2018 in termini netti, con una copertura
del 48,96% (52,06% all’1.1.2018). Includendo i write off, a fine anno le sofferenze risultano coperte
al 59,14%.
– Il Default rate, che misura il passaggio di nuovi flussi lordi di crediti da bonis a deteriorati, è
ulteriormente migliorato nel quarto trimestre dell’anno, raggiungendo, dalla data di acquisizione delle
3 banche, un nuovo minimo all’1,38% annualizzato (1,48% nel 3trim e nel 2trim 2018, 1,85% nel
1trim2018).
Per l’intero esercizio 2018, il Default rate si attesta all’1,55%, in riduzione rispetto all’1,98%
del 201713.
– Grazie alla contrazione degli stock di crediti deteriorati, il Texas ratio14 scende all’85,3%, in
ulteriore miglioramento rispetto al 91,3% di settembre 2018 e al 101,2% di inizio anno.
Al 31 dicembre 2018, la raccolta diretta del Gruppo ammonta a 92,2 miliardi, in riduzione rispetto ai 94
del settembre 2018, per effetto:
– della riduzione (-0,8 miliardi a 7,2 miliardi) delle consistenze di obbligazioni collocate sulla clientela
captive, nonostante nuove emissioni effettuate nel periodo. Si mantengono invece elevati a 65,9 miliardi
i “conti correnti e depositi a vista” (complessivamente in crescita di +1,6 miliardi rispetto all’1.1.2018).
– della riduzione delle operazioni di pronto contro termine con la CCG e altre, incluse nella raccolta
istituzionale, per circa 2 miliardi. Sono invece cresciute le consistenze di Obbligazioni Bancarie Garantite
(+1,8 miliardi a 12,5 miliardi) più che compensando la riduzione delle obbligazioni EMTN (-0,8 miliardi
a 3,7 miliardi).
La raccolta indiretta, che ha registrato in corso d’anno una crescita costante, ha visto, unicamente
nel quarto trimestre, un rallentamento del 4,1% a 94,7 miliardi, legato quasi esclusivamente all’effetto
performance negativo (-4 miliardi circa) in relazione all’andamento dei mercati internazionali, che ha
colpito sia risparmio gestito che raccolta amministrata. Si conferma invece stabile a 24,7 miliardi la
raccolta assicurativa.
L’esposizione del Gruppo verso la BCE a titolo di TLTRO2 è pari a 12,5 miliardi di euro nominali. Il
profilo di scadenza contrattuale di tale esposizione TLTRO2, iscritta tra i “Debiti verso Banche” e quindi
non inclusa nella raccolta diretta, prevede il rimborso di 10 miliardi a giugno 2020 e 2,5 miliardi a marzo
2021.
Il Gruppo continua a beneficiare della solida posizione di liquidità, con indici (Net Stable Funding Ratio
e Liquidity Coverage Ratio) costantemente superiori a 1. Si conferma che il NSFR è >1 anche al netto
del contributo del TLTRO2.
13 Il dato del 2017 sottostima il fenomeno perché include le 3 banche acquisite a partire dal 1 aprile 2017. 14 Calcolato come Crediti deteriorati netti totali / ((patrimonio netto escluso l’utile e i terzi) – attività immateriali totali).

8

Le attività stanziabili a disposizione del Gruppo sono complessivamente pari, al 31 dicembre 2018, a
30,4 miliardi di euro (di cui 16,3 disponibili) già al netto degli haircut, e inclusi 7,5 miliardi di liquidità
depositata presso la BCE .
Le attività finanziarie15 del Gruppo sono risultate sostanzialmente stabili a 15,6 miliardi a dicembre 2018
rispetto a settembre 2018 e in significativa discesa, in linea con la strategia di Gruppo, rispetto ai 17,1
miliardi dell’1.1.2018. I titoli di stato italiani si attestano a 9,4 miliardi rispetto agli 11,4 dell’1.1.2018.
Al 31 dicembre 2018, il patrimonio netto del Gruppo, incluso l’utile, ammonta a 9.163.288 mila euro,
in salita rispetto agli 8.898.567 mila euro di settembre 2018, essenzialmente grazie ai buoni risultati del
trimestre.
Sempre al 31 dicembre 2018, il CET1 di Gruppo si attesta all’11,70% phased in e all’11,34% fully loaded,
(era rispettivamente l’11,79% phased in e l’11,42% fully loaded al 30 settembre 2018), e include
l’aggiornamento delle serie storiche (-29 bps). A fine anno, il Total Capital Ratio del Gruppo ammonta
al 13,80% phased in (era il 14,25% al 30.9.2018) e al 13,44% fully loaded (era il 13,89% al 30.9.2018).
Infine, a dicembre 2018 il leverage ratio del Gruppo si attesta al 5,45% phased-in e al 5,27% fully loaded.

***

Al 31 dicembre 2018, la forza lavoro del Gruppo UBI Banca risultava costituita da 20.392 risorse rispetto
alle 20.980 risorse di fine settembre 2018 (erano 22.122 a giugno 2017, prima data di reporting dopo
l’acquisizione delle 3 Banche in Centro Italia).
Sempre al 31 dicembre 2018, l’articolazione territoriale nazionale conta 1.648 sportelli (1.651 dopo la
manovra massiva del 15 ottobre 2018), e ha già raggiunto una dimensione inferiore a quella prevista
per il 2020 nel Piano Industriale. Si rammenta che a giugno 2017, prima data di reporting dopo
l’acquisizione delle 3 Banche, il Gruppo contava 1.948 sportelli.
***

Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari
Elisabetta Stegher, quale Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Unione di
Banche Italiane Spa attesta, in conformità a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 154 bis del
“Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile
contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.

***

Prevedibile evoluzione della gestione
L’esercizio 2019 si svolgerà in uno scenario macroeconomico diverso da quello previsto nel Piano
Industriale in corso (tassi di mercato negativi rispetto alla previsione di tassi leggermente positivi nel
2019, crescita prevista del PIL dallo 0,2% allo 0,6% anziché allo 0,9% previsto nel Piano Industriale,
credit spread più elevati, incertezze sui mercati nazionali e internazionali), con risvolti sul livello dei
proventi operativi, peraltro già incorporati dal mercato finanziario nelle attuali proiezioni di consensus.
Per quanto riguarda invece gli oneri operativi e la qualità del credito, ambedue sono attesi, come per il
2018, con risultati migliori e in significativo anticipo rispetto ai target di Piano Industriale.
Infatti, per il 2019 gli oneri operativi complessivi, anche includendo i costi per il completamento di piani
di esodo già programmati, sono attesi in ulteriore contrazione rispetto al 2018.
15 Somma delle voci 20.3), 30.3) e 40.3) – titoli dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato.

9

Nell’ambito del budget 2019 lo stock di crediti deteriorati è stimato in ulteriore importante contrazione
rispetto al 2018, sia grazie all’elevato livello dei recuperi che a seguito di ulteriori cessioni opportunistiche
attualmente ancora allo studio. Il livello delle rettifiche su crediti è atteso in contrazione rispetto al 2018.
L’utile normalizzato, in base al quale viene calcolato il dividendo proponibile, è stimato in crescita
nel 2019 rispetto al 2018, e non include alcun utilizzo di DTA la cui iscrivibilità nel tempo sarà ridefinita
alla luce del nuovo Piano Industriale, da completarsi indicativamente entro il 2019.

***

Per ulteriori informazioni:
UBI Banca – Investor Relations – tel. +39 035 3922217
E-mail: investor.relations@ubibanca.it
UBI Banca – Media Relations – tel. +39 027781 4213