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Infolampo: Camusso – Mezzogiorno

CRISII mesi che ci dividono dal congresso
Dovremo rispondere in modo corale ai tanti impegni che ci attendono. Piano del lavoro e Carta dei
diritti continueranno a essere le piattaforme su cui mantenere l’asse strategico della nostra iniziativa
di Susanna Camusso
Abbiamo alle spalle una stagione molto intensa di iniziativa della nostra organizzazione. Dal Piano del
lavoro alla Carta dei diritti universali, sono state tante le decisioni assunte dalla Cgil e proposte alla
mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Ora si tratta,
facendo tesoro anche delle indicazioni che avremo dalla
Conferenza di Programma, di preparare in termini unitari il
XVIII congresso nazionale della Cgil.
Senza trascurare naturalmente l’attività sul versante delle
intese da costruire assieme a Cisl e Uil, all’interno di un
percorso che ha visto una stagione importante di rinnovi
contrattuali unitari e ha determinato la “fase 1” della
vertenza sulle pensioni, che dovrebbe riuscire ad
accompagnare anche la “fase 2” e ad aprire un negoziato con
il Parlamento e il governo per un fisco più giusto e
progressivo.
Un’attività complessa, anche al netto della considerazione
che si possono e si debbono costruire politiche e iniziative
unitarie, che sconta differenze di analisi strategica su molti temi importanti, come il ruolo del Jobs Act o
le modalità con cui si affronta un processo di riunificazione del mondo del lavoro, ma anche valutazioni
comuni su una strumentazione che non è all’altezza di un Paese come il nostro e che si è ormai
trasformata in un autentico dramma sociale, in particolare nel Mezzogiorno.
Noi abbiamo costruito la proposta e l’iniziativa della Cgil in una stagione piena di difficoltà, in cui a
prevalere è stata l’idea della disintermediazione, della scelta sciagurata di negare il ruolo delle
organizzazioni di rappresentanza, ma anche del ridisegno delle forme politiche del nostro Paese, dell’alto
astensionismo tra i cittadini e tra gli stessi lavoratori, al punto che, oggi, una quota significativa del lavoro
attivo ha deciso di non esercitare il diritto di voto.
Un argomento che non può lasciarci indifferenti, tanto più in un momento in cui ci apprestiamo ad
affrontare la scadenza importante delle elezioni per il rinnovo delle Rsu nel pubblico impiego, che
interesserà oltre tre milioni di persone.
Nei prossimi mesi saremo chiamati a un grande lavoro di squadra. Dovremo essere in grado di rispondere
in modo corale ai tanti impegni che ci attendono. Piano del lavoro e Carta dei diritti continueranno a
essere le piattaforme su cui la Cgil manterrà l’asse strategico della sua iniziativa, tenendo assieme la
battaglia contro la disoccupazione giovanile con la lotta alle diseguaglianze e l’affermazione dei diritti.
L’Assemblea generale del 10-11 luglio 2017 ha delineato il percorso di lavoro della Cgil per i mesi che ci
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Pensioni, il tavolo di confronto
va avanti- Il 30 agosto e il 7
settembre i prossimi incontri

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Ripartire dal Mezzogiorno
Una ripresa nel deserto sociale. Un’emergenza economica e demografica senza precedenti. Con pochi
giovani che lavorano e tanti anziani da assistere. Assemblea generale e Giornate del lavoro: sarà il Sud
al centro delle iniziative di settembre della Cgil
di Bianca Di Giovanni
Una ripresa nel deserto sociale. Si potrebbe definire così la congiuntura del Mezzogiorno italiano, a
leggere le anticipazioni del Rapporto Svimez relative al 2016 diffuse a fine luglio. Per il secondo anno
consecutivo il Pil cresce più del resto del Paese (1%), sostenuto dalla domanda interna, le esportazioni
aumentano (diminuisce l’import) l’industria mostra segnali positivi. Persino l’occupazione riparte,
tornando sopra i 6 milioni di occupati. Eppure…. Eppure resta un’emergenza sociale e demografica senza
precedenti. Una crisi tanto profonda da somigliare al periodo del secondo dopo guerra: fame e guerra.
Con pochi giovani, niente immigrati e tanti anziani da assistere. Sta in questo baratro il circolo vizioso del
Sud.
Il fatto è che spesso i numeri aggregati non dicono tutto. Sul lavoro resta un forte divario generazionale.
Gli under 35 continuano a perdere posti: il tasso di occupazione nella fascia 15-34 anni nel 2016 resta
inchiodato al 28% nel Mezzogiorno contro il 47,3 del centro-nord. Meno di un giovane su tre lavora. Tra
quei 6 milioni di occupati (sostenuti anche dalla decisione di proseguire la decontribuzione piena in quelle
aree) si registra poi l’esplosione del part-time (un milione e centomila contratti), con l’effetto di redditi
sempre più miseri anche tra gli occupati. Anche per questo permangono, secondo Svimez, alti livelli di
povertà e esclusione sociale. Il 10% della popolazione è in povertà assoluta, il 34 a rischio povertà.
In questo quadro si inseriscono allarmanti dati demografici. Moltissimi giovani emigrano. Tra il 2002 e il
2015 più di 716mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno, di cui quasi 200mila laureati e mezzo
milione di giovani. Di qui al 2065 la popolazione si ridurrà di circa 5 milioni di unità, potendo contare su
una immigrazione di circa 330mila persone a fronte dei 7 milioni e 300mila di presenze straniere stimate
per il resto d’Italia.
Poco da gioire, quindi, anche se i numeri positivi dell’ultimo biennio possono indicare qualche direzione
di marcia. La prima è soprattutto quella degli investimenti, italiani e europei, che possono fare da volano
per consolidare la ripresa. Su questo si invoca la reintroduzione della clausola del 34%, la quota che si
dovrebbe destinare a Sud in base alla popolazione. Ma ancora più importante è il grande tema della
formazione, delle università meridionali, della conoscenza. Solo con un piano che guarda alla cultura si
recupera il capitale umano, oggi in fuga dalle Regioni del Sud.
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