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Da Infolampo: Pensioni – TTIP

ttip-eu-komission-infografiken_englisch_722px_5_0Pensioni, 24 maggio Poletti incontra i sindacati

Il ministro convoca i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per un confronto “sui temi della

previdenza e delle politiche del lavoro”. Intanto i sindacati dei pensionati Spi, Fnp e Uilp

preparano la manifestazione nazionale unitaria del 19 maggio a Roma

“Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti ha invitato i segretari generali di

Cgil, Cisl e Uil a un incontro sui temi della previdenza e delle politiche del lavoro”. Recita così il

comunicato ufficiale diffuso nel tardo

pomeriggio di ieri (lunedì 16 maggio),

annunciando la convocazione a Roma,

presso la sede del ministero, per martedì

24 maggio alle ore 10. All’incontro,

precisa la nota, parteciperà anche il

sottosegretario di Stato alla Presidenza

del Consiglio Tommaso Nannicini

(autore della misura chiamata Ape, ossia

l’anticipo pensionistico, che

permetterebbe agli over 63 di uscire dal

lavoro prima in cambio di una pensione

tagliata dell’1-3 per cento).

Una convocazione che segue l’annuncio

della manifestazione nazionale unitaria

dei sindacati pensionati Spi Cgil, Fnp

Cisl e Uilp Uil, prevista a Roma (in

piazza del Popolo) per giovedì 19

maggio. “A testa alta! Tutti insieme per

rivendicare diritti e dignità”, questo lo slogan della mobilitazione, che chiede al governo “più

attenzione e interventi urgenti” per le persone anziane. In particolare, i sindacati sollecitano

l’esecutivo a rivalutare gli assegni pensionistici, a difendere le pensioni di reversibilità, a rendere

uguali le detrazioni fiscali per dipendenti e pensionati (cui andrebbero estesi anche gli 80 euro di

aumento), a varare una legge quadro per la non autosufficienza e una nuova salvaguardia per gli

esodati, a modificare la riforma Fornero allo scopo di facilitare la flessibilità in uscita dei

lavoratori anziani.

Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/pensioni-24-maggio-poletti-incontra-i-sindacati

19 maggio in piazza a Roma

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Democrazia e salute. Tutti i rischi del TTIP

Nel TTIP i diritti, la protezione ambientale e quella sociale sono considerati off topic, cioè assolutamente

fuori tema rispetto al perimetro delle trattative. LA WTO consente di utilizzare le barriere commerciali e

non tariffarie a scopo difensivo, ma solo in caso di eventi catastrofici. E al momento, nel TTIP queste

clausole di salvaguardia non sono […]

di Monica Di Sisto (L’articolo è stato pubblicato dalla rivista epiprev.it)

Riflettere sui possibili impatti del TTIP (Trattato transatlantico per la liberalizzazione degli scambi e degli

investimenti tra Europa e Stati uniti) sulla salute pubblica da un punto di vista epidemiologico, come

fanno gli autori dell’articolo pubblicato in questo numero di E&P1 è utile non soltanto a livello

scientifico, ma anche a livello politico. Gli autori, con il rigore e il metodo propri di uno studio

scientifico, verificano il testo attualmente conosciuto dell’accordo, almeno per quanto riguarda la

proposta europea, e ne valutano le implicazioni a livello più ampio rispetto a quello commerciale.

È questo un “lusso” che le politiche commerciali non consentono. Nel TTIP, come nei testi negoziali

dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), i diritti, la protezione

ambientale e quella sociale sono considerati off topic, cioè assolutamente fuori tema rispetto al perimetro

delle trattative. LA WTO consente di utilizzare le barriere commerciali e non tariffarie a scopo difensivo,

ma solo quando si presentano eventi inattesi, dalle proporzioni catastrofiche. Al momento, nel TTIP

queste clausole di salvaguardia non sono previste. Anzi: come messo in luce dagli autori dello studio, si

introduce il criterio della consistenza scientifica come unico paletto per le eventuali correzioni che si

volessero apportare ai flussi commerciali per interessi più generali, di tutela della salute pubblica, della

sicurezza sociale, alimentare, ambientale. E sappiamo che in molti casi – anche molto dolorosi, come

quelli delle contaminazioni da amianto, dell’impatto di alcuni ormoni introdotti nell’alimentazione

animale sul sistema endocrino dell’umano carnivoro, del potenziale cancerogeno di alcuni coloranti e

conservanti anche ad uso alimentare, della sicurezza di alcuni farmaci – anche la comunità scientifica

delle due sponde dell’Atlantico fa fatica a trovare un consenso o a imporlo agli organismi regolatori,

pressati come siamo dagli interessi economici connessi a queste produzioni.

L’ultima pagina del negoziato in ordine cronologico, che ci induce a preoccuparci delle valutazioni

espresse dagli autori dello studio, è legata al capitolo della cooperazione regolatoria che si dovrebbe

stabilire tra le due sponde dell’oceano con l’approvazione del TTIP. Circa l’80% dei cosiddetti benefici

attesi dal trattato (modesto, in realtà, perché al massimo dell’abbattimento di tutte le attuali protezioni

porterebbe a un aumento dello 0,05% del PIL europeo all’anno spalmato sui dieci anni successivi

all’approvazione del Trattato da parte del Parlamento europeo e del Congresso USA) deriverebbe dalla

cosiddetta armonizzazione delle regole tra USA e UE.

Il 21 marzo scorso la Commissione europea, messa sotto pressione dall’opinione pubblica, ma anche dai

molti esperti della tematica, ha presentato una nuova proposta sulla collaborazione transatlantica per la

definizione delle regole di produzione e distribuzione di prodotti e servizi provenienti o scambiati da USA

e UE. Le organizzazioni dei consumatori, della società civile, gli esperti dei meccanismi regolatori e i

sindacati, in un documento congiunto, hanno sollevato ben cinque punti critici rispetto al documento, che

conferma quanto problematico sia anteporre la convenienza commerciale, come fa il testo legale del TTIP

nel suo complesso, a una cornice più generale di tutela dei diritti e della democrazia. Ne citerò solo

alcuni.

Innanzitutto la proposta rende possibile per gli Stati uniti visionare anticipatamente ogni eventuale

normativa o meccanismo di regolazione che possa influenzare il commercio internazionale e richiedere

emendamenti ben prima del Consiglio o del Parlamento europeo, permettendo loro di esercitare

un’influenza indebita in una fase iniziale del processo decisionale. È evidente come tale approccio possa

avere un impatto negativo sulla regolamentazione nell’interesse pubblico e danneggi la democrazia. La

proposta prevede, inoltre, la creazione di grandi gruppi di lavoro consultivi rispetto alle normative che

comprendono le aziende, dotati di poteri capaci di influenzare il meccanismo legislativo e, di fatto,

istituzionalizzando “all’americana” l’attività di lobbying. La nuova proposta identifica chiaramente la

Commissione europea e le autorità regolatorie degli Stati uniti come driver e attori responsabili per la

cooperazione normativa transatlantica. In questo modo si indebolisce di fatto, sul versante europeo, il

ruolo normativo degli stati membri, si sancisce una presa di potere inaccettabile dalla Commissione che

indebolisce anche il ruolo del Parlamento europeo, responsabile oggi delle direttive d’armonizzazione

comunitaria. Si costituisce, così, una sede permanente transatlantica di “cucina” delle regole che si

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