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Squinzi butta la palla nel campo avverso

000squinzimapeiQuando la partita si fa difficile, la crisi di leadership è forte, appare sempre meno incisiva la propria azione, ecco l’idea di buttare sempre e comunque la palla nel campo avverso. Spostare l’attenzione e mettere sotto accusa qualcuno o qualcosa per allontanare da se il sospetto di inconcludenza. E quello che sta succedendo a Giorgio Squinzi Presidente di Confindustria il quale quasi alla fine del proprio mandato, in forte crisi di leadership, scarsamente considerato dall’esecutivo e a cui nessun imprenditore affidare un secondo mandato alla guida di Confindustria, se la prende con il sindacato. Qual è la colpa? “Essere fonte di ritardi, responsabili della mancata efficienza e della mancanza di produttività delle imprese”. proprio un bel soggetto questo Squinzi, ottimo imprenditore con la sua Mapei, ma cattivo politico, presidente di Confindustria, tale da sfogare la propria crisi di leadership e la noncuranza con la quale viene preso in considerazione dal premier in un attacco sconclusionato verso la propria controparte istituzionale. Un po’ come se il sindacato domani mattina gli rispondesse che “la responsabilità della mancata modernizzazione delle strutture produttive e della loro efficacia produttiva dipendesse dai denari portati all’estero dagli imprenditori, dalla loro incapacità gestionale o peggio dalla volontà di vendere le proprie aziende facendo cassa”. Ovvietà e luoghi comuni non rispondenti al vero, anche se critiche se ne possono muovere eccome al sindacato, ma analogamente una porzione di critiche va alla stessa organizzazione imprenditoriale. Entrambe in questi ultimi anni han perso peso contrattuale, hanno perso iscritti per strada ed hanno ciascuna necessità di ridefinire un ruolo, anche alla luce della idiosincrasia del premier per il confronto, necessario, con i corpi intermedi della società. Sono entrambi necessari, sono stati utili e a volte decisivi in alcuni momenti topici della nostra società, ma l’evoluzione, i cambiamenti, la crisi generalizzata li ha trovati entrambi impreparati e spiazzati difronte ad una congiuntura lunga e pesantissima. E’ l’occasione per cambiare, rinnovarsi, attrarre nuove energie, non tutti ce la faranno, ma certo non serve e non aiuta la demagogia con cui Squinzi spera di galvanizzare una base confindustriale depressa.

ARES