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Calzature e mercato russo. Paolo Silenzi: “Sanzioni da togliere al più presto”!

AP10ThingsToSee Crimea Russia“A pesare negativamente sulle esportazioni verso la Russia non è solo l’embargo, ma anche la

svalutazione del rublo, conseguenza della crisi ucraina che ha ridotto la capacità di acquisto di

prodotti di qualità da parte dei consumatori russi. Questo genera il clima di forte incertezza e

prudenza che registriamo già dallo scorso anno e che potrebbe precluderci il rapporto con un

mercato che per gran parte delle nostre aziende è fondamentale.

Infatti, è in atto un pericoloso spostamento dei consumi da parte dei russi verso altri prodotti. Alcuni

buyers non stanno più indirizzando i budget verso il nostro made in: il minore potere di acquisto

potrebbe far perdere loro la coscienza e la cognizione del valore dei nostri prodotti. Per questo

embargo rischiamo di pagare un prezzo ancora più alto dei russi stessi e di intaccare quel proficuo

rapporto fatto di fiducia e qualità costruito faticosamente in tanti anni”.

Così il Presidente Provinciale CNA Paolo Silenzi che, insieme agli imprenditori Gianluca Mecozzi

(Presidente Provinciale Federmoda) e Roberto Maurizi e al funzionario provinciale Giammarco

Ferranti, ha discusso della situazione del distretto, i rapporti con il mercato russo e il calo

dell’export, le sanzioni, le possibili soluzioni con il giornalista Rai Stefano Marcucci, che li ha

incontrati nella giornata di lunedì.

Per la trasmissione di Radio Uno “News Economy Magazine” Marcucci ha realizzato un servizio

che andrà in onda il prossimo sabato 20 giugno, alle ore 10.30.

Dall’analisi dei dati Istat sull’export tra Marche e Russia, elaborati dal Centro Studi Sistema della

Cna, emerge chiaramente come le sanzioni alla Russia abbiano provocato al sistema moda delle

Marche un danno pari a 77 milioni di euro solo nel primo trimestre del 2015. A livello regionale

l’export cala per il calzaturiero del 38,4%, che per le aziende del Fermano vale a dire una perdita di

19,3 milioni di euro.

“Dalla seconda metà degli anni ’90 – ricorda Ferranti – il mercato russo ha rappresentato quasi

l’unico sbocco commerciale per molte imprese: così oggi chi produce quasi esclusivamente per la

Russia si trova, in pratica, senza commesse. Una sofferenza che, inoltre, si riversa a cascata su tutto

l’indotto della filiera, a partire dai terzisti, colpendo quindi gli artigiani ”.

“A questo si aggiunga – sostiene Gianluca Mecozzi – come sia molto difficile al momento trovare

mercati con cui sostituire quello russo, si tratta di fette di mercato che non posso essere rimpiazzate.

Paesi come Cina e Stati Uniti hanno mercati piuttosto complessi da affrontare, oltre al fatto che non

risultano pronti né interessati a ricevere un prodotto di qualità come quello italiano, a tutto

vantaggio, ad esempio, dei prodotti turchi e di quelli degli stessi cinesi, che costano un quarto

rispetto ai nostri”.

“L’associazione – conclude Silenzi – auspica una soluzione diplomatica alla crisi e la ripresa, nel

più breve tempo possibile, dei rapporti commerciali con la Russia”.

Fermo, 16 giugno 2015 L’Ufficio Stampa