Naike Rivelli e la “pecora insanguinata” di PETA per evidenziare la sofferenza dietro la presentazione dell’International Woolmark Prize
Milano – I residenti e gli amanti della moda, in città per la presentazione dell’International Woolmark Prize, hanno assistito oggi a uno spettacolo scioccante: l’attrice e cantante Naike Rivelli ha impugnato una “testa di pecora insanguinata” di fronte al Duomo di Milano. Con un cartello che recita “Ecco il resto della tuo maglia di lana”, la star ha esortato i passanti a lasciare la lana fuori dai loro guardaroba.

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L’azione fa seguito alla lettera della PETA inviata alla presidente della giuria del premio Woolmark, Donatella Versace, tra i primi grandi designer a smettere di usare la pelliccia. La lettera la esorta a guidare di nuovo la moda compassionevole distanziandosi dalla lana, che è altrettanto crudele.
“Nell’industria della lana, le pecore terrorizzate vengono immobilizzate e tosate in modo aggressivo, spesso ferite e lacerate durante il processo. Quando non producono più abbastanza lana e di conseguenza sono meno redditizie, vengono trasportate al macello”, afferma Patrizia Re, consulente aziendale della PETA. “Il futuro della moda è vegano e la PETA esorta tutti a tenere la crudele lana di pecora, fuori dai propri armadi e a optare per la lana vegetale confortevole e rispettosa degli animali”.
Le pecore cadono in depressione se isolate dal loro gregge e possono persino rilevare stati d’ansia in un’altra pecora semplicemente osservandone il volto. Gli allevatori comunemente tagliano la coda degli agnelli e castrano i maschi senza uso di antidolorifici. I numerosi report delle entità PETA nelle attività del settore della lana in tutto il mondo hanno rilevato crudeltà di routine inflitte sulle pecore, le quali vengono picchiate, prese a pugni, calci, lanciate e sbattute a terra dai lavoratori. Poiché i tosatori sono solitamente pagati per volume di lana tosata e non a ore, sono incentivati a lavorare rapidamente e spesso procurano alle pecore enormi ferite aperte che vengono ricucite senza ricorrere all’uso di antidolorifici.
Le pecore sono seconde solo alle mucche nella produzione globale di metano, un gas serra che è 80 volte più potente dell’anidride carbonica nel surriscaldamento della Terra. L’industria della lana produce anche enormi quantità di rifiuti fecali e contribuisce all’erosione del suolo e alla desertificazione degli ecosistemi.
PETA – il cui motto recita, tra le altre cose, che “gli animali non sono nostri da indossare”- si oppone allo specismo, una visione del mondo basata sulla supremazia degli esseri umani sugli altri animali. Per ulteriori informazioni, visitate PETA.org.uk o seguite PETA su Facebook, X, TikTok o Instagram.