Mercato del lavoro italiano e le proiezioni al 20250
Il mercato del lavoro italiano sta affrontando trasformazioni significative che continueranno nei prossimi
decenni. Fattori demografici, tecnologici ed economici influenzeranno la domanda e l’offerta di lavoro, con
implicazioni importanti per la produttività e la crescita del Paese. Se si analizzano le principali proiezioni
fino al 2050 appaiono evidenti alcune criticità, ad esempio, uno dei fattori più rilevanti per il mercato del
lavoro italiano è il declino demografico. Secondo le previsioni dell’ISTAT e dell’Eurostat, la popolazione
italiana diminuirà progressivamente, con una riduzione della forza lavoro disponibile. L’invecchiamento
della popolazione porterà a un rapporto squilibrato tra pensionati e lavoratori attivi, aumentando il peso
sulle finanze pubbliche e sul sistema previdenziale. Fra le possibili conseguenze ci sono la riduzione del
numero di lavoratori disponibili, con carenza di manodopera in alcuni settori; una maggiore pressione sul
welfare e necessità di riforme previdenziali; un aumento della domanda di lavoratori nel settore sanitario e
dell’assistenza agli anziani.
L’avanzamento delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale trasformerà radicalmente il mercato
del lavoro e molti lavori manuali e ripetitivi saranno automatizzati, mentre emergeranno nuove professioni
legate all’innovazione tecnologica. E’ agevole ipotizzare una crescente domanda di competenze digitali e
informatiche; la sostituzione di alcune professioni tradizionali con soluzioni automatizzate; l’espansione
dello smart working e del lavoro flessibile. Vi saranno alcuni settori vedranno una forte crescita, mentre
altri subiranno contrazioni. In particolare il settore tecnologico con la crescita della domanda per esperti in
intelligenza artificiale, cybersecurity e programmazione. L’economia verde con la transizione ecologica e
investimenti in energie rinnovabili creeranno nuove opportunità occupazionali. L’industria manifatturiera
che potrà scontare una possibile contrazione dovuta alla robotizzazione e alla delocalizzazione. I servizi alla
persona con l’aumento della domanda per professioni legate all’assistenza sanitaria e al benessere.
Per affrontare queste sfide, saranno necessarie politiche attive del lavoro, investimenti nella formazione e
riforme per rendere il mercato più dinamico. Sarà necessario attivare varie strategie specifiche, come il
miglioramento dell’istruzione e della formazione professionale per allineare le competenze alle nuove
esigenze del mercato. Serviranno incentivi all’occupazione giovanile e femminile per contrastare la
diminuzione della forza lavoro e un efficace sostegno alla digitalizzazione e all’innovazione per stimolare la
creazione di nuove imprese e posti di lavoro. Il mercato del lavoro italiano nel 2050 sarà profondamente
diverso da quello attuale. Il calo demografico, l’automazione e la trasformazione dei settori produttivi
richiederanno un ripensamento delle politiche occupazionali. La sfida principale sarà garantire un equilibrio
tra innovazione e inclusione, per creare un mercato del lavoro resiliente e dinamico.
Francesco Seghezzi, Presidente ADAPT spiega: “Questo significa che fra meno di 6 anni
avremo 730mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione
occupabile restasse invariata. Quindi, per quanto positivo l’attuale trend occupazionale, le trasformazioni
demografiche non possono lasciarci indifferenti, anche perché non potranno cambiare nel medio termine.
Questo scenario estremamente realistico e inevitabile chiede di fare profonde riflessioni sui modelli
organizzativi delle imprese (anche immaginando un ruolo significativo dei processi di digitalizzazione e
dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale), sui sistemi di welfare e sulle politiche pubbliche da mettere in atto
per arginare la crisi demografica e la conseguente crisi dell’offerta di lavoro verso la quale andiamo in
contro molto rapidamente.”.
Jacopo Sala, ricercatore ADAPT aggiunge: “La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla
transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di
lavoro. Nei prossimi anni, settori cruciali per l’economia italiana, come l’industria, l’edilizia e i servizi,
dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare
interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva. La diminuzione del numero di
lavoratori attivi comporta anche una riduzione dei contributi destinati al sistema previdenziale italiano, che
si basa sul patto intergenerazionale. Questa situazione potrebbe mettere in discussione la sostenibilità
dell’intero sistema pensionistico.”.
MAURIZIO DONINI