Olio di palma, tra realtà e speculazione
Da qualche tempo è iniziata una “guerra” senza quartiere all’olio di palma. Gran parte delle industrie alimentari sono oramai orientate all’eliminazione dell’olio di palma dai propri prodotti, ma l’olio di palma è davvero dannoso? Le accuse più dure fanno riferimento ad un rischio legato alla possibilità che l’olio di palma sia cancerogeno, ovvero che la produzione dell’olio di palma produca il disboscamento del pianeta. E’ possibile che dietro questo tipo di campagne ci siano aziende concorrenti, produttrici di oli in concorrenza con l’olio di palma, Ong a digiuno di battaglie identitarie o partiti politici orfani di battaglie in grado di dare visibilità? In Malesia migliaia di persone, agricoltori vivono grazie alla coltivazione dell’olio di palma, il governo ha avviato da tempo una riconversione delle coltivazioni dal caucciù alla palma e la Felda ha attuato un piano di sviluppo delle aree rurali con risultati molto confortanti. L’aspetto più curioso della quale vi mettiamo a parte è quanto abbiamo scopetto curiosando tra gli scaffali di vari supermarket. Ebbene potete verificare anche voi direttamente in alcuni prodotti, ad esempio biscotti di marche premium, l’olio di palma è stato sostituito dall’olio di colza! Si avete letto bene, proprio il famigerato olio di colza, quasi un carburante, infatti se aggiungete l’olio di colza alla vostra auto diesel risparmiate, viaggiate alla grande, anche se in violazione alla legge sulle accise. Ebbene, purtroppo per il consumatore, ci sembra evidente che la campagna “olio di palma free” non porta vantaggi, anzi, appare evidente essere solo una guerra commerciale tra produttori concorrenti e a farne le spese sono proprio consumatori e produttori. Il vero problema è che nei prossimi anni serviranno tra le 30 e le 70 milioni di tonnellate di oli vegetali in più per soddisfare i bisogni energetici della popolazione mondiale. Su cosa investire, dunque? L’unica via percorribile sembra quella dell’olio di palma certificato. La palma infatti richiede meno terreni rispetto agli altri oli vegetali (colza, soia, girasole e oliva) e ha una produttività da 5 a 10 volte superiore. Da solo copre il 30,7% del fabbisogno globale usando appena il 5% dei terreni coltivati per gli oli e lo 0,32% delle terre agricole mondiali. Secondo la Fao, un ettaro di terra genera 4 tonnellate di palma, 0,75 di colza, 0,39 di soia e appena 0,32 di oliva. Fatte le dovute proporzioni, se decidessimo di non consumare più olio di palma sostituendolo con altri oli, il consumo di terre crescerebbe esponenzialmente. Aumentando pure la deforestazione: un completo autogol. «La strada che state imboccando non è positiva né per l’ambiente né per la salute», conclude Embas. Puntellando le porte di quel fortino che dovrà lottare ancora a lungo per liberare l’olio di palma (e la Malesia) dalle malelingue.