Attualità a cura di Maurizio Donini

Vaticano vs. libertà di stampa, l’affaire Vatileaks

000vaticaleaks“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di

diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

Costituzione Italiana art.21

Ci trovammo tempo fa a disquisire di libertà di stampa e dintorni in merito al caso Erri De Luca e le

dichiarazioni No Tav, finito poi in piena assoluzione per lo scrittore . La libertà di espressione fu in quel caso

tutelata dalla magistratura nei confronti di una Procura che aveva agito su iniziativa di una grande azienda

con ovvii interessi, ma si trattava comunque di un fatto italiano.

Già, in Italia la libertà di stampa è tutelata malgrado i tentativi del duo Berlusconi-Renzi di riuscire a

limitarla, ma dove il padre e figlio non sono riusciti, ha potuto invece il Papato di Francesco. Criticare le

scelte di un Papa così popolare e vicino alla gente come Bergoglio può apparire impopolare, ma se su molti

fronti ha sicuramente portato innovazione e pulizia, nondimeno ha introdotto una legge nel 2013 da cui è

scaturita una richiesta di condanna per i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei due libri,

“Via crucis” e “Avarizia”, da 4 ad 8 anni per avere fatto il loro lavoro nel portare alla luce i panni sporchi di

Vatileaks.

Al momento non si hanno ancora notizie di dichiarazioni o iniziative da parte del Papa riguardo le deliranti

accuse della Procura Vaticana, dove non si smentiscono i fatti, ma si accusano i giornalisti di averli portati a

conoscenza del popolo. Un poco come i politici con le intercettazioni, non le vogliono limitare, almeno a

parole, ma evitare che quel che si dicono venga a conoscenza degli elettori, sconsolante. Se si considera che

il terzo processo in tre anni messo in piedi in Vaticano viene dopo il furto di documenti da parte di Paolo

Gabriele, il domestico di Papa Ratzinger, e quello per pedofilia a carico di Jozef Wesolowski, si comprende

quale impegno abbia investito gli organi investigativi della Santa Sede.

In caso di condanna dovrebbe seguire una richiesta di rogatoria internazionale con un mandato di cattura, e

contando che tale reato non dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, avere seguito in quanto tale reato non

pare essere previsto nel nostro paese, resta la gravità dell’attacco alla libertà di stampa da parte di quello

che è a tutti gli effetti, uno Stato Estero. Magari ci saremmo aspettati prese di posizione da parte dei

nostrani politici, pesantissimo il silenzio del premier Matteo Renzi e del suo cerchio magico, la serafica

Maria Elena Boschi, sempre così prodiga di parole e sorrisi è diventata improvvisamente una suora di

clausura in merito. Michele Anzaldi del PD si è dichiarato perplesso e che avrebbe portato la cosa in

Commissione Giustizia, non certo una presa di posizione forte e chiara…. Al momento pare che 117

deputati abbiano firmato una petizione a favore dei due giornalisti. Sicuramente non è una delle pagine da

ascrivere in positivo al libro dei ricordi del mandato Vaticano.

MAURIZIO DONINI