Bonus casa, quale futuro?
I bonus edilizi hanno fatto segnare una sensibile adesione nel secondo trimestre del 2015 con un incremento di quasi l’11% rispetto al primo trimestre. Complessivamente gli investimenti posti in essere nel secondo trimestre sono ammontati a 4.639 milioni complessivamente, sommando sia i crediti d’imposta del 50% per le ristrutturazioni edilizie, quanto quelli al 65% per gli ecobonus. Siamo ovviamente lontani dai massimi toccati nel 2014, l’aumento dal 4 all’8% dell’anticipo trattenuto dal fisco sul bonifico e una leggera tendenza al ritorno al nero pe ri lavori al di sotto di un certo importo possono aver determinato le flessioni che si sono registrate. Il rilancio passa innanzitutto dalla proroga della scadenza prevista per il 31 dicembre prossimo, ma anche e soprattutto dall’estensione degli incentivi al settore pubblico, ai condomini e alla riqualificazione urbana. Il settore pubblico per via dei fondi messi in cantiere dalla vecchia legge di stabilità e dal decreto lupi per la ristrutturazione degli oltre 1 milione di alloggi pubblici, dai condomini dove vige la massima disinformazione anche rispetto ai più urgenti lavori privati e alla riqualificazione urbana, dei centri storici e delle milioni di abitazioni vetuste ed abbandonate. La crisi durissima nel settore edile, con una perdita del 30% del mercato, e la perdita di migliaia di posti di lavori può essere attenuata solo attraverso la stabilizzazione e l’estensione degli incentivi al settore del risparmio energetico e alle opere antisismiche. La prossima legge di stabilità, dove dovranno trovare spazio i provvedimenti di proroga ed estensione dei benefici fiscali, potrebbe essere l’occasione per favorire un concreto rilancio, seppure parziale del settore edile e di quei settori ad esso collegati se solo nell’estensione fossero previsti interventi come abbiamo già accennato sugli immobili pubblici, ma anche sugli edifici industriali, sempre nell’ottica dell’efficentamento energetico, certificato da tecnici qualificati del settore e non con gli attuali sistemi e procedure del tutto inattendibili. L’effetto sull’economia, in primo luogo sulle imprese edili con il recupero almeno parziale degli oltre 500 mila posti di lavoro persi, ma soprattutto sul Pil e sulla fiducia dei consumatori, che potrebbe rappresentare la molla decisiva per far ripartire l’economia di questo Paese.
r.an