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Save the date per cerimonia 150° Anniversario del Corpo

000cpanconaLunedì 20 luglio 2015 alle ore 19.30 nel Porto Storico di Ancona – in zona

adiacente al terminal crocieristico – verrà celebrato il 150° Anniversario

dell’istituzione del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera.

Alla cerimonia presenzieranno il Presidente della Regione Marche Prof. Luca

CERISCIOLI ed il Direttore Marittimo delle Marche Contrammiraglio (CP) Francesco

Saverio Ferrara. Saranno presenti tutte le Autorità civili, militari e religiose della

Regione.

Per motivi organizzativi si prega di accedere entro le ore 19.15 e di

accreditarsi preventivamente inviando una mail al seguente indirizzo:

studi.dmancona@mit.gov.it .

Per ogni chiarimento ed ulteriore informazione si resta disponibili ai recapiti

sotto riportati, significando che in allegato al presente invito si riporta un depliant

illustrativo della storia del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera.

Ancona, 16.07.2015

CORPO DELLE CAPITANERIE DI PORTO

GUARDIA COSTIERA

Il Corpo delle Capitanerie di porto è l’espressione di quelle Magistrature speciali marittime alle quali,

fin da epoche remote, era affidata la disciplina della navigazione, la tutela dei naviganti,

l’amministrazione e la cura dei porti.

Sono trascorsi 150 anni dalla costituzione del Corpo delle Capitanerie di porto. Fu infatti con il Regio

Decreto 20 luglio 1865, numero 2438, che i saggi amministratori del Regno, avvertita l’esigenza di

un’unità direttiva per la disciplina di tutte le attività marittime e portuali, realizzarono la fusione dei

due Organi ai quali era stata affidata fino ad allora detta disciplina, e cioè il Corpo di Stato Maggiore

dei Porti ed i Consoli di Marina: corpo militare il primo, con attribuzioni di carattere essenzialmente

tecnico limitate all’ambito portuale; corpo civile il secondo, con attribuzioni principalmente

amministrative.

Il giovane Corpo, che assommava le funzioni di ordine tecnico e militare proprie del Corpo di Stato

Maggiore dei Porti e le funzioni amministrative proprie dei Consoli di Marina, si trovò, così, investito

di una varietà di attribuzioni vaste e complesse, connesse tra loro dall’oggetto che le originava: il fatto

tecnico della navigazione nel suo duplice aspetto di navigazione mercantile e navigazione militare.

Il sempre crescente intervento dello Stato in tutte le manifestazioni della vita economica nazionale e

l’evoluzione notevole della navigazione, sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico,

determinarono, come logica conseguenza, un continuo ampliamento delle funzioni ed un maggiore

impegno del Corpo delle Capitanerie.

Questo ampliamento di funzioni non poteva non incidere sulla stessa organizzazione del Corpo; di qui

la necessità di costituire un organo direttivo per coordinare, in una concezione unitaria, le varie

attività ed i servizi affidati alle Capitanerie di porto. Venne così costituito, con R.D. 8-12-1910 n. 857,

l’Ispettorato Generale del Corpo delle Capitanerie di porto, con compiti di vigilanza e di controllo su

tutti i Comandi ed uffici periferici.

L’efficienza del Corpo venne duramente collaudata nei momenti più decisivi della vita nazionale. Fu

dapprima il conflitto italo-turco che impegnò il personale delle Capitanerie per la preliminare

organizzazione dell’imbarco di uomini e di materiali, e quella degli sbarchi sulla costa africana. Al

successo delle operazioni, dovuto altresì all’efficiente funzionamento dei servizi portuali, seguì

l’organizzazione dei porti nei territori occupati, in modo da assicurare il costante collegamento

dell’Italia con le sponde del mare africano. Alle operazioni belliche subentrò l’opera di pacificazione

delle popolazioni indigene, attuata anche con l’adozione di opportuni ordinamenti giuridici. È vanto

del Corpo l’elaborazione della legislazione marittima, dimostratasi pienamente adeguata allo scopo.

Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, con un provvedimento del maggio 1915 si riconobbe il

servizio prestato presso le Capitanerie di porto come compiuto sotto le insegne ed il personale fu

autorizzato a portare le stellette militari.

Il primo grande conflitto mondiale sottopose le Capitanerie a severissima prova. Il concorso nella

mobilitazione del personale militare, nell’impiego del naviglio mercantile per fini bellici, nella difesa

delle coste, permanentemente esposte ad attacchi, nell’azione di polizia militare e soprattutto

l’organizzazione ed il funzionamento dell’attività portuale, indispensabile per assicurare

l’approvvigionamento degli eserciti operanti, si affermarono come gli aspetti più evidenti della

partecipazione delle Capitanerie stesse allo sforzo bellico.

Fra i compiti assolti bisogna ricordare il concorso nel salvataggio dell’esercito serbo, sbarcato nei porti

italiani. L’organizzazione logistica portuale di quella operazione gravò essenzialmente sulle

Capitanerie dei luoghi di arrivo. Vanno anche ricordate le spedizioni in Egeo ed in Albania, che

impegnarono il personale in compiti di essenziale rilievo.

Alla fine del conflitto seguì il lavoro connesso con la smobilitazione dell’Esercito, svolto in

concomitanza con la ripresa dei compiti di natura civile, particolarmente intensi dopo la lunga stasi

subita in conseguenza della guerra.

Nel febbraio 1918 il Ministro della Marina affidò definitivamente alle Capitanerie alcuni servizi che

interessavano la difesa militare e, pertanto, tutti gli appartenenti al Corpo furono militarizzati per la

durata della guerra in corso, fino a sei mesi dopo la firma dei trattati di armistizio, militarizzazione che

venne definitivamente consacrata nel novembre del 1919.

Nel settembre 1923 il Corpo delle Capitanerie veniva incluso tra gli altri Corpi militari della Regia

Marina. Questo provvedimento ha avuto un’importanza tutta particolare, quella di dare la definitiva

ed attuale fisionomia: con un provvedimento legislativo si consacrava, in tal modo, il pieno

riconoscimento di quel carattere sostanzialmente militare che il Corpo ebbe sempre fin dalla sua

fondazione nel lontano 1865.

Durante il periodo compreso tra il primo ed il secondo conflitto mondiale, gli Ufficiali di Porto furono

chiamati ancora ad ardui compiti nel conflitto italo-etiopico ed in successivi conflitti, durante i quali

furono impegnati per concretare le spedizioni, nei punti di arrivo, per mantenere integro il costante

afflusso di quanto richiesto dalla condotta delle azioni, ed a bordo delle navi addette al trasporto di

uomini e di mezzi, nella funzione di commissari militari.

L’Ispettorato Generale delle Capitanerie di porto fu sostituito dal Comando Generale, con decreto

dell’11 novembre 1938, che stabiliva attribuzioni ed ordinamento del nuovo Comando Generale (il

quale doveva essere retto da un Ammiraglio di Squadra), del personale militare e civile delle

Capitanerie di porto, nonché l’organizzazione interna delle Capitanerie, i servizi militari riguardanti la

gente di mare, il naviglio mercantile ed i porti mercantili.

Esploso il secondo conflitto mondiale, che coinvolse l’Italia costringendola ad attraversare momenti

veramente tragici, la violenta offensiva militare avversaria si abbatté in modo particolare sui nostri

porti e sulle vie di comunicazione marittime. Le operazioni nel lontano Oceano Indiano, nel

Mediterraneo e sulla sponda africana impegnarono gli Ufficiali, i Sottufficiali, i Graduati e tutti i

dipendenti del Corpo nel concorso alla difesa costiera e nella pianificazione logistica,

nell’organizzazione portuale dei territori temporaneamente occupati ed in molteplici altri compiti

militari. Ed in tale opera, che accomunava nel rischio tutte le FF.AA., numerosi sono stati gli episodi di

valore in quegli anni; ne fa fede il patrimonio di ricompense al Valor Militare conseguito dal personale

delle Capitanerie.

Venne poi l’8 settembre 1943. Il naviglio mercantile italiano nella quasi totalità veniva requisito o

noleggiato dallo Stato ed i porti posti sotto il controllo dell’Autorità militare. La sera di quel giorno, nei

porti italiani, in cui ciò fu materialmente possibile, le Autorità marittime impartirono ordini alle navi

nazionali, e cioè alle persone al momento presenti a bordo di esse, di provvedere

all’autoaffondamento delle stesse o all’immediata partenza o ad atti di sabotaggio. Gli ordini furono

eseguiti dove ciò fu possibile. Non dobbiamo pertanto dimenticare quanti Ufficiali, Sottufficiali,

personale di bassa forza delle Capitanerie conobbero il calvario dell’internamento.

La tragica frattura che si venne a creare a seguito dell’armistizio portò al nord l’istituzione di una

Direzione Generale della Marina Mercantile e di un Comando Generale delle Capitanerie di porto con

sede prima a Verona e poi a Milano. Direzione Generale e Comando delle Capitanerie di porto,

nonostante i loro compiti ridottissimi e la loro giurisdizione limitata date le circostanze, si

adoperarono per la salvaguardia del patrimonio navale mercantile e degli impianti portuali nonché

per la tutela degli interessi della gente di mare e degli armatori.

Nel 1948 il Comando Generale delle Capitanerie di porto – ricostituito come Ispettorato Generale

delle Capitanerie di porto, con a capo l’Ufficiale Generale più elevato in grado o più anziano del Corpo

in servizio permanente effettivo – ed il Corpo delle Capitanerie passarono alle dipendenze del

Ministero della Marina Mercantile per adempiere ai servizi di istituto di pertinenza di tale Dicastero.

Negli anni dell’immediato dopoguerra, enormi sono stati i danni inferti alle attrezzature ed alle opere

portuali, e pressoché totale la distruzione del nostro naviglio.

Ma le intrinseche energie del popolo italiano operarono il miracolo della ricostruzione, che nel settore

marittimo, di fondamentale importanza per la nostra stessa esistenza, portò in breve al riattamento

dei porti ed alla ricostruzione del naviglio. Alla ripresa economica seguì quella politica, con

l’inserimento del nostro Paese nelle relazioni internazionali, e quindi con l’assunzione di impegni nel

campo economico e militare. Nel quadro di questi impegni è quindi nuovamente emersa la posizione

di rilievo che compete al Corpo delle Capitanerie di porto: esso si concretizza per attribuzioni ad

oggetto oltremodo vario. Sono, infatti, attribuzioni specificamente tecniche, amministrative,

economiche e militari, ridotte ad unità dal fenomeno della navigazione che le qualifica e ne integra il

contenuto.

Con Decreto interministeriale 8 giugno 1989, i reparti del Corpo delle Capitanerie di porto che

svolgono compiti di natura tecnico-operativa, sono stati costituiti in “Guardia Costiera” che, pertanto,

rappresenta un’articolazione del Corpo medesimo.

Tale provvedimento, che istituisce formalmente anche nel nostro Paese la Guardia Costiera, in realtà

non ha fatto altro che riconoscere come tale il servizio da sempre svolto, lungo le coste e in mare,

dalle Capitanerie di porto.

A similitudine di quanto avviene in tutte le altre nazioni, le unità navali ed aeree del Corpo, oltre a

recare la scritta “Guardia Costiera”, hanno vestito la tradizionale livrea bianca con il logo che, in tutto

il mondo, contraddistingue i mezzi della Guardia Costiera da quella di altri enti o corpi di polizia e

statali.

Nel 1994, con la legge di riforma portuale, l’Ispettorato Generale è stato elevato a Comando Generale

del Corpo delle Capitanerie di porto, retto da un Comandante Generale. In questo modo si è avuto un

salto qualitativo di fondamentale spessore che ha consentito e consentirà una maggiore

autorevolezza nello sviluppo dell’organizzazione generale, per meglio far fronte alle funzioni

istituzionali che il Corpo delle Capitanerie di porto è chiamato a svolgere. Dal 02/06/2013 il

Comandante Generale è l’Ammiraglio Ispettore Capo (CP) FELICIO ANGRISANO

Il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera è un Corpo della Marina Militare che svolge

compiti e funzioni collegate in prevalenza con l’uso del mare per i fini civili e con dipendenza

funzionale da vari ministeri che si avvalgono della loro opera: primo fra tutti il Ministero delle

Infrastrutture e dei Trasporti che ha “ereditato” nel 1994, dal Ministero della marina mercantile, la

maggior parte delle funzioni collegate all’uso del mare per attività connesse con la navigazione

commerciale e da diporto e sul cui bilancio gravano le spese di funzionamento. Il Corpo dispone di un

organico complessivo di circa 11.000 persone tra ufficiali, sottufficiali e truppa.

LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITA’

Ricerca e soccorso in mare (SAR), con tutta l’organizzazione di coordinamento, controllo, scoperta e

comunicazioni attiva nelle 24 ore che tale attività comporta. Servizio di assistenza marittima alle navi

(MAS) in ottemperanza al Dlgs 196/05 e alla risoluzione IMO A.950(23) nell’ambito del servizio degli

MRSC

Sicurezza della navigazione, con controlli ispettivi sistematici su tutto il naviglio nazionale mercantile,

da pesca e da diporto, attività di Port State Control, anche sul naviglio mercantile estero che scala nei

porti nazionali e maritime security, una combinazione di misure preventive dirette a proteggere le

navi e gli impianti portuali contro le minacce di azioni illecite intenzionali (Reg. EU 725/2004) ed al

miglioramento della sicurezza marittima nei porti (Dir. EU 2005/65 e D.Lgs 6 Novembre 2007, n. 203)

Protezione dell’ambiente marino, in rapporto di dipendenza funzionale dal Ministero dell’Ambiente e

della Tutela del Territorio e del Mare, utilizzando sinergicamente a tal fine anche risorse (centrali

operative, mezzi aereonavali, sistemi di controllo del traffico navale) già attivati per compiti di

soccorso, sicurezza della navigazione e di polizia marittima

Controllo sulla pesca marittima, in rapporto di dipendenza funzionale con il Ministero per le politiche

agricole alimentari e forestali: a tal fine il comando generale è l’autorità responsabile del Centro

Nazionale di Controllo Pesca e le Capitanerie effettuano i controlli previsti dalla normativa nazionale e

comunitaria sull’intera filiera di pesca;

Amministrazione periferica delle funzioni statali in materia di formazione del personale marittimo, di

iscrizione del naviglio mercantile e da pesca, di diporto nautico, di contenzioso per i reati marittimi

depenalizzati

Polizia marittima (cioè polizia tecnico-amministrativa marittima), comprendente la disciplina della

navigazione marittima e la regolamentazione di eventi che si svolgono negli spazi marittimi soggetti

alla sovranità nazionale, il controllo del traffico marittimo, la manovra delle navi e la sicurezza nei

porti, le inchieste sui sinistri marittimi, il controllo del demanio marittimo, i collaudi e le ispezioni

periodiche di depositi costieri e di altri impianti pericolosi.

Le funzioni del Corpo in materia di polizia giudiziaria sono oggi indirizzate principalmente nell’attività

di prevenzione, accertamento e repressione di tutti quei comportamenti illeciti o comunque

sanzionabili che hanno come presupposto giuridico la violazione di norme non solo previste dal

codice della navigazione, ma anche in materia di tutela ambientale, del patrimonio ittico e delle

attività di pesca.

ULTERIORI FUNZIONI

Sono svolte per i Ministeri della difesa (arruolamento personale militare), dei beni culturali e

ambientali (archeologia subacquea), degli interni (antiimmigrazione), di grazia e giustizia, del lavoro

(Uffici di collocamento della gente di mare) e del dipartimento della protezione civile, tutte aventi

come denominatore comune il mare e la navigazione.

L’ampiezza e la varietà delle attività svolte pongono le capitanerie come organo di riferimento per le

attività marittime e ne fanno un vero e proprio “sportello unico” nei rapporti con l’utenza del mare. Il

Corpo si configura come una struttura altamente specialistica, sia sotto il profilo amministrativo che

tecnico-operativo, per l’espletamento di funzioni pubbliche statali che si svolgono negli spazi marittimi

di interesse nazionale. Tali spazi comprendono 155.000 Kmq di acque marittime, interne e territoriali,

che sono a tutti gli effetti parte del territorio dello Stato, nonchè ulteriori 350.000 KMq di acque sulle

quali l’Italia ha diritti eslusivi (sfruttamento delle risorse dei fondali) o doveri (soccorso in mare e

protezione dell’ambiente marino): un complesso di aree marine di estensione quasi doppia rispetto

all’intero territorio nazionale che, com’è ben noto ammonta a 301.000 KMq. Secondo le linee di

tendenza che si stanno affermando in Europa, l’autorità marittima – guardia costiera deve esercitare

un effettivo controllo sui mari per la salvaguardia della vita umana, per la sicurezza della navigazione,

per il corretto svolgimento delle attività economiche (pesca e sfruttamento della piattaforma

continentale) e per la tutela dell’ambiente marino.