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Riforma RAI, dov’è la novità??

000raiLe linee guida della riforma della RAI, con tre reti tematiche e una senza pubblicità è assai datata. In un Paese senza memoria pochi rammentano che questa ipotesi di riforma è assai simile se non uguale a quella proposta durante il Governo Goria dal Ministro Mammì. Qual è la differenza? Ieri la RAI aveva tre soli canali oggi è pure difficile fare il conto di quanti canali ci sono tra RAI 1, 2, 3, RAI News e via di questo passo. Se questo vuol dire cambiare verso?

Una rete generalista, una per l’innovazione e una a carattere spiccatamente culturale, preferibilmente senza spot. É la riforma Rai targata Renzi. Perché così com’è l’azienda non va. È impoverita, rischia di finire in ginocchio, disperdere il suo patrimonio, spezzare il legame con il Paese. Il modello è la Spa, un’azienda ordinaria soggetta perciò alle regole della procedura civile. Renzi vuole che a guidarla sia un capoazienda. Non crede al sistema duale e per la governance pensa a un cda formato da 7 membri, 3 nominati dalle Camere in seduta comune; 1 in rappresentanza dei dipendenti Rai e 3 dal governo su proposta del ministro dell’Economia. Il modello tedesco della “mitbestimmung”. Il presidente del cda verrebbe indicato dal Parlamento.

DISCONTINUITA’
L’obiettivo è «mettere la Rai nelle migliori condizioni per informare, educare, divertire, per poter essere la più innovativa azienda culturale italiana». Non servono «architetture barocche», serve una guida manageriale vera, come quella di un «grande player internazionale». E la legge Gasparri, secondo i dem va nella direzione opposta. Il ddl che oggi verrà presentato al Consiglio dei ministri, conterrà insomma solo le linee guida. Il testo perfezionato ieri pomeriggio a palazzo Chigi dal sottosegretario allo Sviluppo Giacomelli è frutto di un dibattito interno che strada facendo ha messo da parte sia l’idea della Fondazione che l’idea del consiglio di sorveglianza, in stile Bbc. «Bisogna dare un forte segnale di discontinuità», ha insistito Renzi nel dibattito dell’altra sera al Nazareno, cancellare «decenni di lottizzazione». Nello schema che il premier vuole adottare la commissione parlamentare di Vigilanza resterà come watch dog (cane da guardia) del servizio pubblico.

TROPPI DIRETTORI
La Rai «non è una municipalizzata di provincia ma la prima industria culturale e non può sottostare a procedure cavillose o avere l’incubo della Corte dei Conti». Chi ha ascoltato Renzi l’altra sera introdurre il dibattito al Nazareno si è stupito quando ha sentito il premier elencare il numero dei direttori e dei vice direttori delle testate Rai. Le fiction che raccontano l’Italia «devono essere messe nelle condizioni di entrare nei mercati internazionali delle produzioni d’eccellenza».