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Il caso Korwin-Mikke e l’inferiorità della donna

“Giusto che le donne guadagnino meno, perché sono più deboli, più piccole e meno intelligenti”.
Janusz Korwin-Mikke
Quanto accaduto al Parlamento Europeo non ha riscosso grande risalto nel nostro paese, il machismo latino che è chiaramente visibile quando si tratta di gender gap non è particolarmente sensibile a questi eventi. La frase è stata declamata dal deputato polacco Janusz Korwin-Mikke nel corso di un dibattimento presso il Parlamento Europe sul gender gap il 1 marzo 2017. Aggiungiamo che il signore in questione si era già messo in evidenza per altre sue posizioni estreme, definendo gli immigrati “spazzatura umana non ha voglia di lavorare” ed iscrivendosi nelle file dei negazionisti, asserendo che “Hitler non era a conoscenza
dell’Olocausto”. Per dare forza a quanto asserito in termini di inferiorità della donna, Korwin-Mikke ha
apostrofato la collega spagnola Iratxe Garcìa Peréz, ricordandole che “tra i primi cento giocatori di scacchi
non c’è nemmeno una donna”.
Alle farneticazioni del polacco è seguita la denuncia da parte di un gruppo di deputati, e la reazione del
Presidente Tajani che ha aperto un’indagine sull’accaduto. Il risultato è sfociato in una sospensione per
dieci giorni, pur lasciandogli il diritto di voto; sanzione confermata dal Bureau del Parlamento. Il serafico
Korwin-Mikke non ha accettato passivamente nemmeno questa punizione minima, presentando ricorso al
Tribunale dell’Unione Europea. A suo dire si era violato il suo diritto alla libertà di espressione secondo il
disposto dell’art.11 della Carta dei Diritti Fondamentali della UE ed all’art. 10 della CEDU. Il Collegio
Giudicante, composto da cinque uomini ed una donna, pur giudicando “scioccanti” le dichiarazione
dell’euro-parlamentare, il 31 maggio 2018 non hanno ritenuto che questo andasse ad inficiare il regolare
funzionamento dell’assemblea, cancellando quindi la sanzioni e disponendo anche che il Parlamento
rimborsasse allo stesso le indennità non percepite a causa della sospensione.
Il deputato polacco, convinto assertore della superiorità del genere maschile, non ha perso occasione nella
vita per ribadirlo. Con ormoni decisamente in salute ha collezionato tre matrimoni e otto figli con quattro
donne diverse, l’ultima sposa, tale Domikina, l’ha impalmata giusto lo scorso anno, a 74 anni di età. A suo
giudizio è perfetta, in quanto “più debole, meno intelligente, e quindi non adatta alla vita politica”. Nel
mentre lei, forte dei suoi 44 anni in meno, ha vinto il concorso di bellezza riservato alle aderenti al partito
conservatore polacco.
MAURIZIO DONINI