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Infolampo: farmaci – voto

Un farmaco su due è di troppo
Nelle farmacie ci sono circa novemila prodotti. Ne basterebbe la metà, parola di Silvio Garattini:
“Abbiamo perso la battaglia culturale per fare prevenzione e limitare le somministrazione di medicine.
Hanno vinto le case farmaceutiche”
di Giorgio Frasca Polara
“Abbiamo perso la battaglia culturale per fare prevenzione e in questo modo limitare l’assunzione di
medicine. Un farmaco su due è di troppo. Hanno vinto le case farmaceutiche”. Il durissimo attacco
all’industria dei medicinali e al loro arrogante predominio sul potere politico è del medico e farmacologo
prof. Silvio Garattini che, nel lasciare l’Istituto Mario Negri che aveva fondato nel 1963 e diretto sino ad
ora, ha rilasciato una lunga, polemica intervista al Sole24Ore di qualche giorno fa. L’accusa ai produttori
di medicine, spesso inutili, non è nuova né isolata, ma l’indiscussa autorevolezza di chi l’ha ancora una
volta lanciata testimonia della portata assai grave del problema.
Garattini parte dalla constatazione che in Italia la cultura scientifica “è rimasta Cenerentola”. “Se
qualcuno dice che Garibaldi è un pittore dell’Ottocento, è un ignorante. Ed è vero. Se, invece, confonde
l’atomo e la molecola e glielo fa notare, ti dice che sei pignolo e che non siamo tutti scienziati. Non è una
banalità, perché questa mentalità arriva ai più alti livelli e tocca anche i processi decisionali della
politica”. Un esempio? Quando Garattini era nel Consiglio superiore della Sanità si dovette “faticare
parecchio per impedire che il protocollo di Di Bella, (una fantomatica cura del cancro, inventata “da quel
cialtrone”, ndr) venisse validato e i farmaci riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale. Lo stesso è
successo di recente per stamina (…) La politica e i partiti sono condizionati dagli interessi elettorali”.
Quando presiedeva la Commissione unica del farmaco, che si occupa della revisione sistematica del
prontuario delle medicine, “abbiamo fatto un’opera di cancellazione di prodotti del prontuario che ha
generato risparmi per quattromila miliardi di vecchie lire”.
Ebbene, “sono passati vent’anni e non si è più fatta una revisione del prontuario. Ce ne sarebbe proprio
bisogno. Nelle farmacie ci sono circa novemila prodotti. Ne basterebbe la metà. Anche in questo caso
abbiamo perso la battaglia culturale per fare prevenzione e limitare le somministrazione di medicine.
Hanno vinto le case farmaceutiche”.
Desolata conclusione: “Oggi si fuma, si beve, si fa uso di stupefacenti perché c’è la convinzione che
esiste una cura per tutto. Tanto c’è una medicina. Si guarisce coi farmaci. La pubblicità, quando
consentita, internet e l’informazione hanno diffuso questo messaggio distorto ma caro alle case
farmaceutiche”. E la politica, anche in questo caso, ha le sue responsabilità. “L’Ue – sottolinea Garattini –
dovrebbe limitare l’approvazione di nuovi farmaci e ammettere in commercio solo quelli che portano un
valore aggiunto terapeutico rispetto alle medicine che sono già sul mercato. Invece le nuove referenze
proliferano”. Come proliferano cura e metodi di dubbia efficacia.
“L’omeopatia, per esempio, è inutile. Acqua fresca. Non c’è una sola evidenza scientifica – aggiunge
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2018/02/08/8242/un-farmaco-su-due-e-di-troppo

www.ingenere.it
Sai cosa voti?
Elezioni politiche 2018. Scopriamo quali proposte ogni partito ha da offrire alle donne, ecco cosa dicono
i programmi
di Redazione
Si avvicinano le elezioni e sarebbe auspicabile che tutti i partiti s’impegnassero affinché il pieno
ottemperamento dell’articolo 3 della Costituzione sia una priorità, soprattutto in un momento in cui le
donne – tra Nonunadimeno, MeToo, appelli di attrici e giornaliste – sono in piena mobilitazione e
chiedono una società più giusta e paritaria. È così? Siamo andate a vedere quali sono le proposte politiche
per una società a misura di donna contenute nei programmi dei vari partiti.
Nel programma del Movimento 5 Stelle non ci sono politiche per le donne, anzi la parola donna non è
mai scritta. Le proposte sono tutte rivolte a un elettore/cittadino neutro, pensate per una persona
“standard” (e sappiamo che questo significa maschio, bianco, di età media, non disabile né malato, quindi
senza bisogno di ausili o cure particolari). Una nota positiva: nel capitolo scuola troviamo “investire su
nuovi percorsi interdisciplinari di educazione alle emozioni, all’affettività̀̀

̀̀ e alla parità di genere”.
Lavoro e povertà sono le questioni per cui il programma dei radicali di +Europa con Emma Bonino presta
attenzione alle donne. A fronte di una maggiore scolarizzazione rispetto agli uomini, si legge nel
programma “la presenza delle donne nel mercato del lavoro è largamente inferiore alla media europea e la
loro retribuzione è molto più bassa. Per modificare questa situazione occorre mettere a disposizione delle
donne strumenti molto più efficaci per la conciliazione tra lavoro e famiglia”. Il gruppo si impegna a tal
proposito a rivedere il welfare: migliorando i servizi soprattutto a favore delle donne e delle famiglie
giovani (con un riferimento particolare agli orari degli asili nido) prevedendo contributi alla formazione,
sostegno al reddito, politiche che permettano il rientro a lavoro dopo la maternità e strumenti che le
garantiscano sotto il profilo della retribuzione e dell’inquadramento professionale, promozione del
congedo parentale di cui possono usufruire sia gli uomini che le donne e della parità salariale in azienda
attraverso norme, controlli e sanzioni significative.
Nel programma del PD la bassa occupazione e la scarsa qualità (in termini di tutele e retribuzioni) del
lavoro femminile rappresentano uno dei cinque nodi problematici su cui il partito promette di lavorare
nella prossima legislatura (gli altri sono: scarsa crescita delle retribuzioni, costo del lavoro troppo alto,
transizione scuola lavoro troppo lunga). La promessa: un sostegno economico di 400 euro per acquistare
servizi di cura per i primi tre anni di vita dei figli, un sostegno economico pari al 30% dello stipendio da
spendere in servizi di cura per le donne che decidono di rientrare al lavoro dopo la maternità obbligatoria.
C’è un capitolo intitolato Per una cultura dei diritti civili e delle pari opportunità dove uno dei punti
programmatici è la parità salariale attraverso l’introduzione dell’obbligo di analisi delle retribuzioni ogni
4 anni per le imprese con più di 50 dipendenti. E si parla anche di violenza contro le donne: “il
rifinanziamento del fondo per i centri antiviolenza e per i centri per le vittime della tratta delle donne con
incentivazione dei centri protetti, l’inserimento delle donne vittime nel mondo del lavoro, la formazione
specifica delle forze dell’ordine e del personale sanitario sugli aspetti della violenza di genere.” Sempre
nel capitolo sui diritti civili si parla di contrasto all’omofobia e alla transfobia.
Il programma di Liberi e uguali s’impegna ad annullare il divario salariale tra uomini e donne, introdurre
misure strutturali di sostegno alla genitorialità, a puntare un’attenzione specifica alla promozione del
diritto alla salute delle donne, ai diritti sessuali e riproduttivi (attraverso il sostegno e il finanziamento
della rete dei consultori), a rilanciare programmi di educazione sessuale e contraccettiva nelle scuole,
arginare l’obiezione di coscienza e la cattiva applicazione della legge 194. “È necessaria un’azione
determinata e continua di contrasto alla violenza nei confronti delle donne” si legge sempre nel
programma. “Un contrasto che passa anche da un piano straordinario per l’occupazione femminile che
renda le donne libere di scegliere e fiduciose nel proprio futuro. Per fare questo abbiamo bisogno di una
maggiore presenza femminile nella politica, nel mondo economico, nelle professioni”.
Potere al popolo dedica uno dei capitoli del suo programma all’Autodeterminazione e lotta alla violenza
contro le donne e le persone LGBTQI. Nell’introduzione al capitolo viene messo l’accento sul grande
divario nella ripartizione del lavoro di cura tra uomini e donne, sulla disparità di accesso al mercato del
lavoro e allo spazio pubblico e sul nesso diretto che queste forme di esclusione hanno con la violenza
domestica. Le proposte sono per lo più dichiarazioni di intenti ma vengono nominate anche azioni
specifiche come per esempio “una formazione che fornisca strumenti per decostruire il sessismo e educhi
al riconoscimento della molteplicità delle differenze”. C’è un pacchetto di misure pensate per garantire
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