Attualità a cura di Maurizio DoniniUltimissime Notizie

I sondaggi ad un anno del voto

Un anno esatto dal voto è tempo di tirare le somme, e se è vero che negli ultimi anni ci siamo abituati a
variazioni anche consistenti, ricordiamo il 42% del PD di Renzi crollato ad un misero 17% in pochi anni, il
risultato di questi 12 mesi è sicuramente sorprendente.
Uno studio particolarmente attendibile in quanto somma media dei sondaggi svolti, mostra come la Lega
abbia guadagnato sensibilmente arrivando quasi a toccare il 35% a livello nazionale, con punte del 45% al
nord ed un lusinghiero 15% al sud. Di contro gli alleati del Movimento 5 Stelle hanno perso oltre 10 punti
scendendo attorno al 22-23%; così come l’elettorato di Forza Italia si è ridotto a meno del 10%, fagocitato
dall’exploit leghista.
Il PD resta stabile al 17%, al momento risente del solito effetto primarie aumentando di qualche punto, ma
storicamente è una quota che viene poi riassorbita in mancanza di una vera svolta politica. Altrettanto
dicasi per la galassia dei partitini di ogni sponda che non arrivano al 5%, solo Fratelli d’Italia vede la soglia,
gli altri soffrono di ampi distacchi.
Il nuovo aggregatore di Calenda viene accreditato di un 22-24%, che non è altro che la somma del PD con i
satelliti di sinistra, al momento non riesce ad attrarre nuovi elettori che non siano già votati alla sinistra. In
arrivo vi sono numerosi nodi da sciogliere che potranno portare a variazioni anche sensibili, il caso TAV
Torino-Lione è un dilemma foriero di forti tensioni, così come l’avvio del Reddito di Cittadinanza e di Quota
100 avranno ricadute sugli elettori a seconda dell’efficacia e del sentimento che provocheranno. Sempre
restando su questo, da ricordare come i provvedimenti siano stati fatti a debito, da verificare quindi i rilievi
della Commissione Europea sul bilancio italiano, la possibile necessità di una manovra correttiva, e come
risultanza tensioni sullo spread con aggravio della spesa per interessi e riflessi sull’economia in generale, già
sofferente per una mancanza di politiche di crescita.
MAURIZIO DONINI