Il Comitato federale del MFE riunitosi a Roma sabato scorso, 23 novembre, ha voluto rimarcare con grande preoccupazione la cesura politica rappresentata dalla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca in un momento già drammatico della vita internazionale, sottolineando i pericoli e le gravi incertezze che ne derivano sul piano politico, della sicurezza, su quello economico e commerciale, nonché i rischi per la democrazia e per la stessa l’Unione europea.
Di fronte a questo scenario, è assolutamente necessario un sussulto di grande coesione da parte degli Stati europei, insieme alla presa di coscienza che è venuto il momento di superare le attuali divisioni e di costruire una capacità di governo comune a livello europeo, creando una sovranità europea democratica e dotata di una sua autonomia di azione. Questo passaggio è indispensabile sia per agire con efficacia in tutti gli ambiti che riguardano la costruzione di un’autonomia strategica, della sicurezza, dello sviluppo economico e tecnologico; sia per poter dimostrare al resto del mondo la volontà degli Europei di portare avanti uniti i propri valori e anche i propri interessi, dando maggior forza, in questo momento buio della storia, all’esempio della loro unificazione. I recenti rapporti predisposti per la Commissione europea da Enrico Letta (Much More than a Martket), da Mario Draghi (Il futuro della competitività europea) e da Sauli Niinistö (Safer Together) sono la prova dell’urgenza del cambio di paradigma – dal Mercato all’Unione politica federale – che serve all’Europa.
In questo quadro, diventa cruciale il ruolo che l’Italia vorrà giocare nell’ambito europeo e internazionale. Le ambiguità e la frequente tentazione di accompagnare l’atteggiamento moderato nei consessi ufficiali con toni propagandistici e nazionalisti durante gli interventi con le formazioni politiche di estrema destra, spesso anche antidemocratiche, diventa in questa fase molto più pericoloso e incompatibile con la necessità di rafforzare l’unità dell’Europa. Una serie di fatti anche recenti (in particolare in merito al tentativo di mettere in discussione il primato del diritto europeo su quello nazionale nelle materie definite dai Trattati e alla passività del Governo di fronte a indebite ingerenze esterne) non può essere sottovalutata. Il Comitato federale per questo richiama il Governo italiano a scegliere di schierarsi dalla parte del rafforzamento politico dell’UE e si rivolge al Parlamento italiano perché lanci un messaggio chiaro in questo senso.
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Il Comitato federale del Movimento Federalista Europeo
riunito a Roma il 23 novembre 2024
fortemente preoccupato
- per la situazione internazionale caratterizzata dal conflitto sempre più violento scatenato contro l’Ucraina dalla Russia, e per le scelte di Putin che confermano la sua volontà egemonica e distruttrice;
- per la drammaticità del conflitto in Medio Oriente, ostaggio di due opposti estremismi, e le sue ricadute antisemite anche in Europa;
- per la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, per l’estremismo del suo movimento MAGA e per gli effetti di gravissima destabilizzazione che le sue scelte politiche possono determinare;
- per la debolezza dell’Unione europea in questo scenario, per il suo ritardo sul piano tecnologico e industriale, per la sua mancanza di autonomia strategica in tutti i settori chiave, da quello energetico, a quello dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, dalla dipendenza sul piano militare e dell’industria degli armamenti all’impotenza in politica estera;
recependo con estremo interesse
- i tre rapporti commissionati dalla Commissione europea – quello Letta sul completamento del Mercato unico, ma in particolare i Rapporti di Mario Draghi e di Sauli Niinistö sulla competitività e la sicurezza – che dimostrano con dati inequivocabili il declino e la debolezza europei,
sottolinea
- come il Rapporto Draghi dimostri che all’origine del declino europeo vi sono la frammentazione politica e l’assenza di una testa politica sovra-nazionale che impedisce di dispiegare le necessarie strategie multi-politiche,
- come il Rapporto Niinistö metta in evidenza il fatto che l’impossibilità di avere un sistema europeo efficiente in materia di sicurezza (che investe non solo l’aspetto militare, ma ancor prima, la capacità di proteggere i centri nevralgici del nostro sistema da attacchi ibridi e cibernetici o la gestione dei flussi migratori, o delle catastrofi climatiche) dipende dal permanere di barriere nazionali che impediscono il coordinamento efficiente, lo scambio e il fluire delle comunicazioni e delle informazioni, l’interoperabilità;
- come questi Rapporti dimostrino la necessità che l’Unione europea abbandoni il modello sinora perseguito incentrato sulla costruzione di un Mercato unico, su un’eccessiva normazione e su un’impostazione tecnocratica per passare ad un modello incentrato sull’integrazione politica, dando vita ad una sovranità condivisa europea, autonoma e democratica;
ricorda a questo proposito
- il processo della Conferenza sul futuro dell’Europa e il conseguente lavoro politico del Parlamento che ha elaborato e approvato una serie di proposte per una riforma radicale dei Trattati facendo pervenire al Consiglio europeo la richiesta (come prevedono i Trattati) di aprire una Convenzione per discuterne;
- che le maggiori famiglie politiche pro-europee (PPE, S&D, Renew Europe) hanno concordato di mettere tra i punti qualificanti dell’accordo politico di legislatura, stretto in vista del voto alla Commissione europea, la riforma dei Trattati;
- che la stessa Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato davanti al Parlamento europeo di condividere la necessità di una riforma dei Trattati, dove si dimostra necessaria, e ha promesso allo stesso Parlamento che sarà coinvolto nella preparazione delle proposte sulle riforme della governance in vista dell’allargamento che la Commissione dovrà presentare al Consiglio europeo in primavera.
In questo contesto, il Comitato federale del MFE,
nota con preoccupazione
- il permanere di atteggiamenti ambigui da parte del Governo italiano su molte questioni che riguardano la politica europea e internazionale, che sono in contraddizione con la possibilità di un ruolo positivo e propulsivo dell’Italia, Paese fondatore, nel quadro europeo;
in particolare, rimarca:
- come la scelta di esternalizzare la custodia in Albania di una minima parte dei migranti che sbarcano sulle coste italiane abbia soprattutto un sapore propagandistico e metta l’Italia – al di là della narrativa che ne viene data nel nostro Paese – in contraddizione con il tentativo in corso nell’UE di avviare una politica migratoria comune, che non prevede questo tipo di pratica; e come pertanto indebolisca il ruolo positivo che l’Italia avrebbe interesse a giocare per una vera gestione europea della politica migratoria;
- come, sempre questa scelta di siglare un protocollo con l’Albania, sollevi continui conflitti giuridici, perché facilmente in contraddizione con il sistema di norme internazionali ed europee atte a tutelare il rispetto dei diritti delle persone;
- come questo abbia aperto una polemica strumentale con la magistratura e soprattutto abbia permesso di far riemergere le posizioni di chi vuole mettere in discussione il primato del diritto europeo su quello nazionale, laddove c’è stata una cessione di competenze, ignorando che si tratta di un principio cardine dell’UE e del suo funzionamento e che ci sono pericolosi precedenti in questo senso da parte del governo precedente in Polonia;
- il recente silenzio di fronte alle ingerenze di Elon Musk nelle questioni interne italiane, che hanno costretto il Presidente della Repubblica ad una reazione molto forte;
- un approccio riduttivo rispetto alla questione del cambiamento climatico, spesso etichettata come ideologica negli interventi nelle sedi nazionali, europee e internazionali come la COP29 di Baku, trascurando il fatto che corrisponde ad un’emergenza reale e che pertanto deve diventare il fulcro della nuova strategia industriale a livello globale; per l’UE e l’Italia significa dotarsi degli strumenti finanziari comuni per gli investimenti necessari per renderlo sostenibile;
- la continua retorica inutilmente nazionalistica e anacronistica in un quadro europeo di completa interdipendenza, che contrasta con la necessità per l’Italia di rafforzare l’integrazione politica europea (pure a tratti auspicata) e la vicinanza ideologica con i movimenti e le forze illiberali, non da ultimo la sintonia espressa al Presidente argentino Javier Milei e alle sue proposte di internazionali conservatrici;
auspica
- che il voto favorevole che una parte delle forze politiche italiane di maggioranza si appresta a dare alla Commissione europea di Ursula von der Leyen coincida con una loro – in particolare per quanto riguarda FdI – maggiore consapevolezza della necessità di rafforzare l’integrazione europea e di condividere la sovranità negli ambiti strategici che richiedono una capacità di governo europea; e che quindi non diventi occasione per premere sulla stessa Commissione europea perché aderisca maggiormente alle istanze nazionaliste;
- che con il pieno avvio della nuova legislatura e le tante sfide che l’UE deve fronteggiare, il Governo italiano sappia schierarsi tra i Paesi decisi ad approfondire l’integrazione europea sul piano finanziario e politico, capendo la necessità di devolvere alcuni poteri alle istituzioni europee e di aprire un processo democratico di revisione dei Trattati sulla base della richiesta fatta dal Parlamento europeo;
invita
- il Parlamento italiano e tutte le forze politiche a prendere una posizione chiara in vista del prossimo Consiglio europeo del 19-20 dicembre in merito alla necessità di avviare la nascita di un’Unione federale, in grado di esercitare funzioni limitate ma autonome di governo, nell’interesse generale degli Europei, costruendo una sovranità europea condivisa democratica e autonoma.
Roma, 23 novembre 2024
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