AVVOCATI ED IMPRENDITORI INSIEME PER SCONFIGGERE IL DIVARIO DI GENERE NEI LUOGHI DI LAVORO
Ieri pomeriggio l’incontro tra due categorie professionali unite da un impegno comune: la riduzione del gender gap.
All’evento, organizzato dal noto studio legale fermano, Studia Iuris, il Presidente di Confindustria Fermo Fabrizio
Luciani e la scrittrice Elisabetta Pieragostini.
Fermo, 1/10/24 – “L’uguaglianza tra donne e uomini deve essere una realtà vissuta”, un desiderio espresso dalle
parole dell’ex presidentessa cilena Michelle Bachelet ancora in attesa di diventare concreta. Gli ingredienti sono la
voglia di cambiare e la certificazione UNI PDR 125.
Il PNRR italiano ha stanziato 19,81 miliardi di euro per lo sviluppo delle politiche di inclusione, le Diversity & Inclusion.
6,66 miliardi sono destinati proprio allo sviluppo di una certificazione ad hoc. Le imprese che sceglieranno di ottenerla,
ricaveranno sgravi fiscali e agevolazioni come l’esonero del versamento dei complessivi contributi previdenziali a
carico del datore di lavoro, in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000,00 euro e forme di premialità
anche in termini di qualificazioni nell’accesso a bandi e a fondi.
Allo studio legale Studia Iuris, a Fermo, avvocati ed imprenditori hanno avviato, lo scorso 30 settembre, un confronto
sull’importanza di far diventare le aziende e gli enti “gender gap free”, si tratta di un obiettivo che donne e uomini di
legge perseguono quotidianamente anche attraverso l’esercizio della professione forense. Tra gli ospiti, il Presidente
di Confindustria Fermo Fabrizio Luciani e la scrittrice imprenditrice Elisabetta Pieragostini, Ceo di Dami, attualmente
Presidente della Sezione Accessori di Confindustria Fermo, da tempo sensibile alle tematiche femminili che, con la sua
esperienza e sensibilità, ha portato la sua azienda ad essere una delle prime ad ottenere la certificazione del bilancio
di genere, fino a diventare lei stessa certificatrice del processo.
È un cambiamento culturale considerare i lavoratori e le lavoratrici come un vero e proprio valore. Non si tratta di
avere un’etichetta, ma di iniziare a scardinare un sistema che ha bisogno di essere trasformato nel segno
dell’eguaglianza e della giustizia.
Ufficio Stampa