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Quanta logica c’è nell’arretramento dell’autostrada A14

Uno studio delle Ferrovie dello Stato ha individuato gli obiettivi da raggiungere per
l’adeguamento della linea Adriatica agli standard di prestazione indicati per il traffico merci, a
partire dalla fine dell’anno 2023 e fino al 2036.
Le varianti proposte per la Regione Marche non prevedono la dismissione della linea
esistente, fatto salvo il bypass tra Pesaro e Fano, per il quale è stata ipotizzata la rilocazione delle
stazioni di Pesaro e Fano.
Il prevedibile sviluppo futuro è verso i paesi orientali e i porti di Taranto, Brindisi, Bari e
Ancona sono gli ingressi sicuri per accogliere ogni tipo di traffico. C’è da chiedersi cosa potrà
accadere tra qualche anno quando si arriverà a saturazione certa della circolazione.
Questo comporta anche un inappropriato aumento del traffico autostradale che diventa
insostenibile nella tratta Porto S. Elpidio-Val Vibrata soprattutto per i permanenti e numerosi
cantieri di lavoro che rallentano esasperatamente la marcia dei mezzi generando spesso incidenti
dalle tragiche conseguenze.
Nell’ottica di quanto sopra si moltiplicano proposte di soluzioni che spesso vengono
prodotte con approssimazione.
Nascono periodicamente “Comitati” per l’arretramento dell’Autostrada A14 e, a volte,
viene spontaneo chiedersi “cosa si nasconde dietro la carta da parati” per avere tanta pretesa e
tanta volontà di arretrare l’Autostrada A14. Siamo certi che sia la soluzione migliore? Magari
utilizzando il tracciato della Mezzina rimasta incompiuta come qualcuno suggerisce?
Dopo tante esperienze negative nessuno ha imparato ancora a guardare diversamente al
futuro. I governi passati hanno spesso adottato soluzioni di comodo valide al momento ma
dimostratesi inadeguate dopo appena qualche anno. E gli incrementi di spesa, per alcune
soluzioni, lievitano a tutto favore di grossi gruppi imprenditoriali, specialisti nell’utilizzare la “carta
da parati”.
E’ ferma opinione che la prima mossa da fare per un’adeguata razionalizzazione del traffico
su gomma sia quella di dirottare su ferrovia il consistente traffico merci proveniente
principalmente dai Balcani e dai paesi mediorientali. L’attuale governo, per voce dei ministri
responsabili, parla di adattamento della linea ferroviaria AV Adriatica entro il 2036 che, per la
tratta Civitanova – Val Vibrata prevede il suo arretramento per armonizzare la linea ferroviaria a
quello che chiamano Corridoio Scandinavo che da Oslo arriverebbe fino a Taranto. Il traffico
commerciale ferroviario assorbirebbe solo un quarto del totale, lasciando quindi al trasporto su
gomma poco meno del totale. Questo fa presumere che, se già oggi l’Autostrada A14 è, in certi
tratti, satura di traffico merci, in futuro, 4 o 6 corsie che siano, sarà la paralisi totale. Con quale
logica, allora si vuole a tutti i costi l’arretramento della A14? Per devastare ulteriormente

l’entroterra regionale andando a distruggere un ambiente ancora vivibile? Per non parlare con
esattezza del consumo di suolo, del dissesto idrogeologico a cui si va incontro (la morfologia del
nostro territorio è di estrema fragilità, basta ricondursi alle tante frane e smottamenti di questi
ultimi anni), e dell’inquinamento atmosferico. Sono fattori di cui occorre tener conto e che, nelle
tante proposte avanzate, sono state sistematicamente disattesi. Se si costruisce una casa
occorrono ottime fondamenta, altrimenti crolla. Se vogliamo tutelare il nostro futuro occorre farlo
con cognizione di causa altrimenti si contribuisce alla distruzione dell’ambiente in cui viviamo e in
cui, forse, vivranno i nostri figli.
E’ necessaria inoltre una analisi dei volumi di traffico attuali e potenziali che insistono sulla
A14. Occorrerà verificare quanto del traffico sia frutto del pendolarismo locale e quanto sia invece
di rilevanza nazionale. Nell’ipotesi di realizzare una nuova tratta AV, entrambe le tipologie sono
intercettabili: per il primo, la “linea lenta” potrà incentivare l’utilizzo del treno per brevi tratte,
mentre per il secondo la rete AV sopperirà alle mancanze attuali. Senza conoscere i dati è
impossibile discutere di una o dell’altra ipotesi, con il fortissimo rischio di realizzare una
infrastruttura autostradale a 6 corsie, sovradimensionata per le effettive necessità di
spostamento, se si escludono le pochissime giornate più “calde” nel periodo estivo.
E’ quindi d’obbligo una soluzione che fino ad oggi nessuno, nel senso più assoluto, ha mai
avuto il coraggio di promuovere. Ed occorre guardare avanti, non fermarsi semplicemente a quello
che sarà domani perché quando si realizzerà sarà già superato. Occorre andare oltre e, nel caso
specifico, occorre una razionalizzazione del traffico commerciale che, dai paesi mediterranei, si
svolge esclusivamente su ferro lungo la linea adriatica e, in parte, tirrenica. Se si percorre l’A14 è
raro notare dei TIR con targa italiana, sono quasi tutti esclusivamente di paesi terzi, sbarcati
probabilmente nei porti di Taranto, Bari, Brindisi e forse Ancona. Perché allora questo tipo di
trasporto commerciale non può essere svolto su ferrovia? Visto che l’AV avrà una linea a sé,
l’attuale linea, che domani sarà linea lenta, potrebbe tranquillamente assorbire il trasporto
commerciale, almeno fino al Brennero, confine designato per il Corridoio Scandinavo.
Questa soluzione farebbe cadere l’emergenza traffico dell’A14 che resterebbe disponibile
per il traffico passeggeri senza creare problemi di sorta.
In questo contesto si inserirebbe agevolmente anche un potenziamento del traffico
marittimo di cui mai nessuno parla ma che pure dovrebbe essere valutato attentamente. I
commerci, dai tempi più remoti, si sono svolti sempre attraverso il mare. Oggi non più, salvo
pochissime eccezioni. Abbiamo svalutato una risorsa che la natura ci ha offerto, da sempre, su un
piatto d’argento, solo per la necessità di accelerare i tempi, correndo verso che cosa? Forse verso
un domani che, vista la nostra stoltezza, sarà fatto di solo emergenze: clima, ambiente, traffico,
inquinamento e altro.
Non possiamo quindi non biasimare una proposta, per certi versi improvvida, come quella
dell’arretramento dell’A14. Occorre avere l’ardire di guardare oltre indicando soluzioni definitive e
che siano mirate alla tutela del futuro.

Per il COORDINAMENTO AMBIENTALISTA DEL FERMANO:
Il presidente di Italia Nostra
Sezione del Fermano
Gioacchino A. Fasino