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Biologico Marche, eletto il comitato esecutivo: inizia l’operatività del bio distretto più grande d’Europa

Al fianco del presidente Giovanni Girolomoni ci saranno Tommaso Di Sante, Andrea Passacantando e Federico Marchini. Sono questi i membri eletti a larghissima maggioranza nel corso del consiglio del Distretto Biologico delle Marche di ieri per andare a comporre il Comitato esecutivo. Grande unità di intenti. Il mondo delle associazioni agricole e delle cooperative ha stretto su nomi rappresentativi come quelli di Di Sante (presidente di Coldiretti Pesaro Urbino), Passacantando (presidente regionale di Copagri) e Marchini (già presidente nazionale di Anabio Cia). Ora il Biodistretto, con la sua giunta, è pronto per affrontare con la Regione i percorsi più idonei per entrare nella piena operatività. Un’unità di intenti di grande valore in una regione che negli anni, non solo nel mondo agricolo, ha vissuto di frammentazioni e personalismi che ne hanno amplificato la marginalità. Attraverso quel che è stato ribattezzato come “il Biodistretto più grande d’Europa” ci cerca ora di recuperare il terreno perduto. Con quasi un ettaro su quattro già certificato, Le Marche sono già oggi a un passo dagli obiettivi fissati dall’Ue per il 2030 e di gran lunga al di sopra della media italiana (17%) e della media europea (9%). Le superfici biologiche nelle Marche sono più che raddoppiate negli ultimi 10 anni e oggi si contano quasi 4.500 operatori iscritti all’Albo regionale. Obiettivo del Distretto, nato con lo Statuto firmato da Cia, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci e Camera di Commercio, è quello di valorizzare i prodotti agricoli, promuoverne il consumo nelle mense, nei ristoranti, nei circuiti commerciali e presentare le Marche come regione biologica con una elevata qualità della vita per accrescere la loro attrattività turistica visto anche che oltre un viaggiatore su cinque, secondo l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, sceglie le Marche per i suoi paesaggi naturali, il 16% per i prodotti tipici locali (4 punti in più rispetto alla media italiana) e c’è anche un 4% che cerca la ristorazione di eccellenza. Come visibilità c’è molto da fare. L’agroalimentare che reca la marchigianità in etichetta vale, secondo l’Osservatorio Immagino GS1, circa 79 milioni di euro l’anno ed è in crescita (il 2,3% in più di valore tra 2021 e 2022) ma parecchio indietro rispetto a regioni più riconoscibili come Trentino, Sicilia ed Emilia Romagna. Si può fare davvero di più considerando i numeri del biologico presso i consumatori – 5 miliardi di euro di consumi interni (+131% negli ultimi 10 anni secondo Nomisma) e 3,3 miliardi di euro (+181%) di export – e la diffusione di questo settore nella nostra regione, leader in Italia per numero di attività biologiche rispetto al numero di abitanti secondo i dati Biobank.