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Troppi svarioni e troppi fondi gestiti da un solo assessore

Dopo la giravolta sulla Casina delle Rose il Sindaco inciampa anche in una pasticciata ordinanza sulle scuole. Di certo un fine 2021 ed inizio 2022 non certo felice per il primo cittadino di fermo, oramai da tempo alle prese con i più eclatanti errori politico amministrativi. A nulla vale la tanto sbandierata, da destra, sua regia vittoriosa rispetto alla presidenza della provincia, il tempo è galantuomo e lascerà capire quanto potrà incidere Calcinaro sulla nuova gestione. C’è dell’altro a preoccupare non poco i più informati tra i cittadini e i commentatori politici, da un lato l’impegno del comune per la realizzazione del biodigestore in gestione Asite, dal costo di venticinque milioni di euro che zavorrano le casse comunali pe ri prossimi decenni, oltre a far nutrire dubbi sulla economicità e congruità della scelta per la mole di prodotto che l’impianto dovrebbe digerire e che il fermano non produce a sufficienza. Dall’altro lato c’è l’enorme stanziamento a favore di un solo assessorato, quello dei servizi sociali, seimilioni di euro, per far fronte all’emergenza povertà in città. Una cifra tale gestita da un solo assessore o al più con la collaborazione di un dominus sempre presente al suo fianco quasi in veste di tutor fa alzare più di un sopracciglio per le conseguenze di un uso “elettoralistico” delle somme stanziate. Basta vedere la lista analitica delle provvidenze a carico dei beneficiari per rendersi conto di quanto delicato sia il settore, il contatto con le fragilità, con il mondo delle scuole, dove le elargizioni dovrebbero essere tali da non prestarsi ad alcuna speculazione. L’aiuto è aiuto e vi è contezza della necessità di far fronte  a situazioni di disagio riconosciute e in continua crescita, ma proprio per questo la gestione deve essere quanto più disinteressata e mai di parte. Lo sarà? Viste le targhe, le torte distribuite ai centenari o agli ottuagenari in genere con tanto di fotoopportunity il dubbio sull’uso di questi mezzi è legittimo. Tocca alla minoranza vigilare e non sarebbe male pe runa volta coinvolgerla in operazioni che riguardano una larga fetta di cittadini e di famiglie, ma qui crediamo il sindaco soffra di una carenza di ascolto. Infine c’è il tracollo  del centro storico certificato senza tema di smentite dalle continue costanti chiusure delle attività oramai ridotte al lumicino nonostante la richiesta pressante dell’assessore a resistere. Resistere per cosa? Per dimostrare a qualcuno che il centro storico della città ha ancora una sua vitalità, anche a costo di finire in rosso mese dopo mese? Oppure resistere in maniera artificiosa con il contributo dell’amministrazione come è successo nel recente passato senza ottenere alla fine alcun risultato pratico. A ciò si aggiunge una problematica ulteriore legata da sempre al tema dei flussi che sono oramai ininfluenti verso il centro storico e tenderanno a peggiorare se certe linee guida sullo sviluppo dei quartieri o delle contrade dovesse essere confermato. Pare ovvio che il baricentro della città non è più, né mai lo sarà in futuro il centro storico, in primo luogo per l’assenza di un progetto complessivo, ordinato e verificabile di rilancio, sulla scorta di quanto hanno fatto città che possiamo chiamare gemelle di Fermo. In secondo luogo perché mancano le risorse da parte pubblica, destinate altrove e contemporaneamente manca la volontà e la capacità di valorizzare il patrimonio per reperirle e questo toglie ogni possibilità di sviluppo. L’esempio emblematico è la doppia decisione sulla Casina delle Rose, l’impasse su Rocca Monte Varmine, l’assenza di un progetto di valorizzazione dell’enorme diffuso patrimonio immobiliare del comune che in ultima analisi toglie benzina alla macchina amministrativa ed anzi ne aggrava la precarietà economico-finanziaria, alle quale dovranno far fronte i cittadini con l’aumento prossimo venturo delle tariffe.

ARES