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Il pendolo Calcinaro

Dopo mesi di tentennamenti, abboccamenti, rifiuti, retromarce, Calcinaro ha fatto la sua scelta di campo. Definitiva? Non si può dire conoscendo l’uomo e il politico, sempre avvezzo a pendolare anche nelle decisioni importanti, avanti di un passo poi indietro di due. E’ vero sulla scelta del nuovo Presidente provinciale ha cercato di dare le carte e il suo contributo è andato al centro destra, magari con qualche mugugno e insoddisfazione, ma l’eletto, Ortenzi ha una matrice ben riconosciuta. Un altro forte pendolarismo lo si è avuto in questi giorni sulla oramai atavica questione della Casina delle Rose, dopo enfatici annunci di restauro e decisione sulla destinazione, repentino marcia indietro e nuova decisione sulla necessità di vendere. Non si trovano i fondi per il recupero. D’altro canto alcuni segnali avversi già si avvertivano quando fu assunta la delibera cautelativa, relativa alla possibilità di fare ricorso all’anticipo per cassa. Un segnale evidente che le casse del comune fossero sotto stress. Intanto non si fermano le polemiche per la trascuratezza nella quale è stata lasciata la città nel corso di queste prossime festività. Tutto è stato concentrato in piazza del Popolo con evidenti problemi di agibilità, sicurezza e decoro urbano.  Nessuno che si chieda se la pista di ghiaccio o le altre installazioni pagano l’occupazione suolo pubblico o è tutto a carico di Pantalone, pardon Napoleon Calcinaro, ma forse lui ne sa poco, meglio chiedere ad altri più arrembanti assessori. L’idea che stuzzica i più è quella che si sta dando fondo al barile con feste e sollazzi, in previsione di infausti eventi politici ed  elettorali.  Nessuno bada alle pessime condizioni della viabilità, nonostante i continui sproloqui sul turismo e sulle eccellenti realtà museali della città è impossibile anche solo pensare di capitalizzare un tale ben di Dio senza alberghi, negozi, ristoranti, bar. Nessuno si cura delle frazioni, anzi dalle dichiarazioni di qualche assessore parrebbe auspicare un nuovo assetto e un baricentro spostato a nord-est, indicando in maniera evidente, senza tema di poter dare adito a speculazioni, i nuovi indirizzi di sviluppo. Tutto tace, in una città sempre più disillusa in attesa di eventi fino ad ora assenti.

ARES