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Intesa Sanpaolo: pubblicazione del Rapporto “Transizione energetica: la filiera delle tecnologie delle rinnovabili in Italia”

Le fonti d’energia rinnovabile (FER) rappresentano un elemento cruciale della transizione
energetica e sono destinate a conseguire un forte sviluppo nei prossimi anni, aumentando la
domanda di impianti e tecnologie.
• L’Italia rappresenta il secondo paese produttore europeo, dopo la Germania, di tecnologie
esclusivamente destinate alla produzione di energia rinnovabile, con la sola eccezione dell’eolico.
L’analisi originale di un campione di aziende che producono componentistica destinata agli
impianti FER porta a stimare un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro per quasi 60mila occupati
nel 2019.
• L’Italia, con il 3% dell’export mondiale, è il sesto paese esportatore di tecnologie per la produzione
di energia rinnovabile (dopo Cina, Germania, USA, Giappone e Hong Kong) e raggiunge il quarto
posto nei moltiplicatori di velocità, comparto nel quale detiene un forte livello di specializzazione.
Negli ultimi cinque anni l’export italiano è risultato mediamente pari a 4,7 miliardi di euro, con un
saldo commerciale sempre positivo dal 2013. Il settore delle tecnologie FER ha mostrato una buona
tenuta durante la pandemia: nel 2020 l’export italiano della componentistica per rinnovabili ha
subito un calo del -2,3% contro il -10% del totale del manifatturiero.
• Buono anche il posizionamento italiano dal punto di vista dell’attività brevettuale: nel 2018
risultavano poco meno di 1.200 brevetti italiani legati alle tecnologie FER e depositati presso
l’European Patent Office. L’ambito di applicazione principale è il solare, con il 33% dei brevetti
italiani nel fotovoltaico e il 22% nel termico, seguito dall’ eolico (16%).
• Una prima mappatura di aziende evidenzia la presenza di molte imprese, soprattutto di micro e
piccole dimensioni, e con forti capacità innovative, attive nella ricerca e prototipazione delle
tecnologie per l’idrogeno, una nuova opportunità per il tessuto industriale italiano, in grado di
generare una filiera competitiva, così come avvenuto nell’ambito delle tecnologie rinnovabili.

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Sintesi per la stampa

L’Italia è il secondo produttore europeo di tecnologie core renewables, con la sola eccezione dei
generatori eolici.
L’Italia è il secondo produttore europeo di tecnologie utilizzate esclusivamente negli impianti FER (core
renewables), dopo la Germania, in tutti i comparti ad eccezione dell’eolico, dove più della metà
della produzione è danese. Molto elevate sono in particolare le quote italiane di produzione dei
moltiplicatori di velocità (24%) e dei dispositivi fotosensibili (22%).
A partire da diverse fonti di dati, abbiamo individuato 400 aziende italiane che producono
componentistica per impianti FER, per un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro e quasi 60 mila
occupati nel 2019. Si tratta di aziende attive in diversi settori (principalmente meccanica, elettronica
ed elettrotecnica) e con una elevata propensione all’innovazione, soprattutto in chiave green:
un’azienda su quattro ha almeno un brevetto e una su cinque ne ha uno relativo a tecnologie
ambientali. Dai dati di bilancio emerge anche una capacità di crescita superiore alla media del
manifatturiero e dei settori di appartenenza. Il vantaggio è particolarmente forte per le imprese di
minori dimensioni: il tasso di crescita del fatturato tra il 2017 ed il 2019 ha raggiunto il 13% tra le imprese
con meno di 2 milioni di fatturato (a confronto con il +1,9% del totale manifatturiero).
L’Italia è il sesto paese esportatore di tecnologie FER
Il commercio delle tecnologie delle rinnovabili rappresenta circa l’1,4% del commercio globale al 2019
(in dollari a prezzi correnti). La Cina è il primo paese esportatore, con più di un quarto del totale.
Seguono, a grande distanza, Germania (11%) e Stati Uniti (7%). I paesi dell’Asia orientale hanno indici
di specializzazione elevati nelle componenti del fotovoltaico (dispositivi fotosensibili) mentre quelli
europei sono più forti nell’eolico e nell’idroelettrico (moltiplicatori di velocità e generatori eolici).
L’Italia, con il 3% dell’export mondiale, è il sesto paese esportatore (dopo Cina, Germania, USA,
Giappone e Hong Kong) e, nonostante dipenda molto dalle importazioni in alcuni comparti, tra cui i
dispositivi fotosensibili, ha un saldo commerciale complessivo sempre positivo dal 2013. Emerge una
fortissima specializzazione nei moltiplicatori di velocità, di cui l’Italia è il quarto paese esportatore
(dopo Germania, Giappone e Cina). I dati Istat aggiornati al 2020 rivelano un’ottima resilienza della
filiera delle componenti core delle rinnovabili, il cui export nell’anno della pandemia ha subito un calo
del -2,3% (contro il -10% dal manifatturiero).
I paesi europei vincono la competizione con i paesi asiatici dal punto di vista tecnologico: l’Italia ha
una forte specializzazione nel solare non fotovoltaico
I brevetti afferenti a tecnologie FER hanno rappresentato quasi un quinto dei brevetti green depositati
a livello mondiale tra il 2010 ed il 2016. L’ambito tecnologico con più brevetti è il fotovoltaico (41%),
seguito da eolico (21%), solare termico (12%) e biocarburanti (8%). La leadership asiatica risulta meno
forte rispetto a quanto emerge dai dati del commercio: la Cina, che esporta il 35% dei dispositivi
fotosensibili per pannelli fotovoltaici a livello mondiale, detiene solo il 4% dei relativi brevetti. Fortissima
è invece la specializzazione dei principali paesi europei, inclusa l’Italia, con EU28 che detiene più di
un terzo dei brevetti FER con copertura su oltre 4 mercati ed una quota elevatissima nell’eolico (62%
dei brevetti mondiali).
Al 2018 risultavano 1.180 brevetti italiani afferenti alle FER depositati presso l’European Patent Office:
solare (55% tra fotovoltaico e termico) ed eolico (16%) gli ambiti tecnologici più diffusi. Quasi il 40% dei
brevetti FER depositati da società di capitali risulta appartenente ad imprese di micro o piccole

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dimensioni (meno di 10 milioni di fatturato). I settori manifatturieri con più brevetti FER sono la
meccanica, l’elettrotecnica ed i prodotti in metallo.
Il tessuto industriale italiano è pronto alla sfida dell’idrogeno
L’idrogeno rappresenta una nuova opportunità per il tessuto industriale italiano, in grado di generare
una filiera competitiva, così come è avvenuto nell’ambito delle tecnologie rinnovabili. Abbiamo
individuato, senza considerare i big player, circa 120 imprese della filiera dell’idrogeno per un totale
di 7 miliardi di euro di fatturato e oltre 19 mila occupati al 2019. Si tratta di aziende di piccole o medie
dimensioni (il 40% ha meno di 10 milioni di fatturato), che operano soprattutto nel manifatturiero (circa
il 50%) ma anche nella ricerca e nella consulenza scientifica (29%). Sono aziende con una forte
capacità di innovazione e molto attive nella transizione verde: hanno depositato in totale circa 2.600
brevetti, di cui quasi la metà brevetti green. Un’analisi qualitativa, basata su interviste dirette a un
campione di aziende del Triveneto, conferma questi risultati e la presenza sul territorio di imprese che
hanno già cominciato, intra-muros e, spesso, con tempistiche pioneristiche, a portarsi avanti in diversi
ambiti di ricerca applicata e prototipazione legati all’idrogeno.
Oltre ai grandi player che già hanno dichiarato la loro intenzione di investire su larga scala in questo
nuovo ambito tecnologico, abbiamo riscontrato la presenza di molteplici realtà di micro, piccole e
medie dimensioni le cui attività potranno sicuramente, insieme a quelle delle imprese delle rinnovabili,
agire da volano della ripresa in chiave green dell’economia italiana.